LECTIO DIVINA – 9 Dicembre 2018 – II Domenica di Avvento / C

                                                                   

                    Bar 5,1-9; Sal 125/126, 1-6; Fili 1,4-6. 8-11; Lc 3,1-6

 

 

Dio ha deciso di spianare ogni alta montagna e le rupi perenni,di colmare le valli livellando il terreno (Bar 5,7). Ogni burrone sarà riempito,ogni monte e ogni colle sarà abbassato (Lc 3,5). Un luogo senza montagne né valli, dove tutto è spianato. Di che luogo si tratta? Il vangelo ci aiuta a capire che si parla del deserto, che però non ci viene raccontato come luogo di lutto temporaneo, ma come condizione stabile di salvezza.

 

Testo e commento alle letture

 

Dal libro del Profeta Baruc (5, 1-9)

Così Deponi, o Gerusalemme, la veste del lutto e dell’afflizione,rivèstiti dello splendore della gloria che ti viene da Dio per sempre.2Avvolgiti nel manto della giustizia di Dio, metti sul tuo capo il diadema di gloria dell’Eterno,3perché Dio mostrerà il tuo splendore a ogni creatura sotto il cielo.4Sarai chiamata da Dio per sempre:«Pace di giustizia» e «Gloria di pietà».5Sorgi, o Gerusalemme, sta’ in piedi sull’altura e guarda verso oriente; vedi i tuoi figli riuniti,dal tramonto del sole fino al suo sorgere,alla parola del Santo, esultanti per il ricordo di Dio.6Si sono allontanati da te a piedi,incalzati dai nemici;ora Dio te li riconduce in trionfo, come sopra un trono regale.7Poiché Dio ha deciso di spianare ogni alta montagna e le rupi perenni,di colmare le valli livellando il terreno, perché Israele proceda sicuro sotto la gloria di Dio. 8Anche le selve e ogni albero odoroso hanno fatto ombra a Israele per comando di Dio.9Perché Dio ricondurrà Israele con gioia alla luce della sua gloria, con la misericordia e la giustizia che vengono da lui.

 

Il popolo è in esilio, si è allontanato da Dio, ora si sente prigioniero. Questa è la condizione che ogni uomo si trova prima o poi a vivere. Sarà Dio a salvalo. Tutte le azioni, infatti, sono compiute da Lui (Dio mostrerà; sarai chiamata da Dio; Dio te li riconduce; Dio ha deciso di spianare; Dio ricondurrà). L’unica lotta che l’uomo può e deve condurre è quella contro sé stesso, contro tutto ciò che lo abita, tenendolo lontano da Dio. Sono dentro, i nemici che ci tengono in esilio. E’ con il discernimento che possiamo imparare a riconoscerli.

 

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippesi (1,4-6. 8-11)

4Sempre, quando prego per tutti voi, lo faccio con gioia 5a motivo della vostra cooperazione per il Vangelo, dal primo giorno fino al presente. 6Sono persuaso che colui il quale ha iniziato in voi quest’opera buona, la porterà a compimento fino al giorno di Cristo Gesù. 8Infatti Dio mi è testimone del vivo desiderio che nutro per tutti voi nell’amore di Cristo Gesù. 9E perciò prego che la vostra carità cresca sempre più in conoscenza e in pieno discernimento, 10perché possiate distinguere ciò che è meglio ed essere integri e irreprensibili per il giorno di Cristo, 11ricolmi di quel frutto di giustizia che si ottiene per mezzo di Gesù Cristo, a gloria e lode di Dio.

 

Dio ha iniziato e Dio porterà a compimento. Che ruolo abbiamo noi allora? Vigilare e discernere affinché possiamo allontanare ciò che si separa dal Padre e così crescere nell’ amore.

 

Testo e commento al Vangelo

 

Dal Vangelo secondo Luca ( 3,1-6)

           Nell’anno quindicesimo dell’impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea, Erode tetrarca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetrarca dell’Iturea e della Traconìtide, e Lisània tetrarca dell’Abilene, 2sotto i sommi sacerdoti Anna e Caifa, la parola di Dio venne su Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto.3Egli percorse tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati,4com’è scritto nel libro degli oracoli del profeta Isaia:Voce di uno che grida nel deserto:Preparate la via del Signore,
raddrizzate i suoi sentieri!5Ogni burrone sarà riempito,ogni monte e ogni colle sarà abbassato;
le vie tortuose diverranno diritte e quelle impervie, spianate.6Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!

           

            Giovanni, mentre è nel deserto, riceve la parola di Dio, diventa un uomo nuovo e inizia a realizzare la propria vita, ossia la missione datagli dal Padre. Giovanni dice di prepararci all’incontro col Signore, ci chiede conversione, perché solo se puliamo gli occhi possiamo vedere qualcosa di Dio. Per lavare gli occhi dalle incrostazioni delle nostre durezze interiori, ci vuole un cuore sinceramente dispiaciuto di aver offeso Dio con parole, pensieri e azioni. Si capisce allora perché Giovanni ci annuncia la prossimità di un deserto (Ogni burrone sarà riempito,ogni monte e ogni colle sarà abbassato), ci invita a prendere coscienza del nostro deserto e a viverlo (Preparate la via del Signore,raddrizzate i suoi sentieri!).

Nel deserto l’uomo è solo. Chi lo vede? Chi deve compiacere? Cosa ha bisogno di difendere di se stesso, se nessuno lo guarda? Nel deserto l’uomo non sa dove andare, può andare in qualsiasi direzione ma tutte le direzioni sono uguali. Che fare? Camminare? Fermarsi? Che senso dare all’oggi? Ci sono tanti deserti: le malattie, le relazioni umane, la morte, la perdita di una persona cara. Qualsiasi condizione che supera le nostre capacità umane è deserto. Qui abbiamo due possibilità: stare con la nostra volontà e vivere un inferno, oppure stare con Dio e vedere come fa fiorire il deserto.

E’ proprio nella difficoltà che sperimentiamo e ci ricordiamo che non possiamo salvarci da soli. Possiamo solo aspettare Dio e lasciar fare a Lui. Nel deserto sentiamo crescere il nostro bisogno di Lui, il nostro desiderio di Lui. Il dispiacere di averlo dimenticato, di non averlo fatto partecipare alla nostra vita. Nel deserto Gesù ci è già entrato ed ha vinto. Là aspetta noi. Aspetta di incontrare noi. Il deserto è luogo doloroso e prezioso insieme. E’ il luogo della rivelazione.

 

Commento Francescano 

 

San Francesco, parlando del Padre celeste e del Verbo del Padre dice:

             E vuole che tutti siano salvi per mezzo di lui e che lo riceviamo con cuore puro e con il nostro corpo casto. Ma pochi sono coloro che lo vogliono ricevere ed essere salvati per mezzo di lui, sebbene il suo giogo sia soave e il suo peso leggero.

Non lo riceviamo ogni volta che neghiamo e rifiutiamo il nostro deserto. Non cediamo alla tentazione di fuggire, rimaniamo piuttosto. E se non ne abbiamo la forza, come spesso accade, allora chiediamola a Dio (Lettera ai fedeli, II: FF 184-185).

 

Commento patristico 

 

            Giovanni è voce. Del Signore invece si dice: “In principio era il Verbo” (Gv 1,1). Giovanni è la voce che passa, Cristo è il Verbo eterno che era in principio. Se alla voce togli la parola, che cosa resta? Un vago suono. La voce senza parola colpisce bensì l’udito, ma non edifica il cuore (Sant’Agostino, Discorso 293, 3: PL 38, 1328).

 

         Senza lo Spirito Santo, Dio è lontano, il Cristo resta nel passato, il vangelo è lettera morta, la Chiesa una semplice organizzazione, l’autorità una dominazione, la missione una propaganda, il culto un’evocazione, l’agire cristiano una morale da schiavi. Ma in lui… il cosmo è sollevato e geme nel parto del Regno; l’uomo lotta contro la carne; Gesù Cristo Signore risorto è presente; il vangelo è potenza di vita; la Chiesa è segno di comunione trinitaria; l’autorità è servizio liberatore; la missione è una Pentecoste; la liturgia è memoriale e anticipazione; l’agire umano è deificato

(Commento di un patriarca ortodosso, IV Assemblea mondiale delle Chiese, Uppsala 1968, Discorso di Ignatios Hazim metropolita di Lattaquié -Laodicea del patriarcato ortodosso greco di Antiochia).

 

 

Orazione finale 

 

Io sono fragile nelle tue mani potenti, ma le tue mani sono pietose, sono pietose anche quando ci opprimono. Le tue mani sorreggono e sostengono, le tue mani puniscono e vivificano. Io abbandonerò ad esse la vita mia, il dono che tu mi hai fatto io ti confiderò. Dove niente si perde, perderò l’essere mio, in te, Signore, mio principio e mia fine. Amen.

(San Paolo VI)

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