SETTIMANA DI PREGHIERA PER L’UNITA’ DEI CRISTIANI – 18-25 Gennaio 2018

SETTIMANA DI PREGHIERA PER L’UNITÀ DEI CRISTIANI

(18 – 25 gennaio 2018)

 

CON RIFLESSIONI FRANCESCANE 

  

Potente è la tua mano, Signore

(Esodo 15, 6)

 

 

 

Celebrazione ecumenica della Parola di Dio

 

Letture bibliche per ogni giorno della settimana con riflessione francescana

 

Invocazioni e intercessioni per la celebrazione delle Lodi e dei Vespri della settimana

 

 

 

PRESENTAZIONE

 

Potente è la tua mano, Signore

 

(Esodo 15, 6)

 

   Siamo di fronte a un versetto del grande canto di lode a Dio innalzato da Mosè dopo il passaggio del mare e l’uscita dall’Egitto. Il canto celebra la vittoria di Dio sul potere del male e della schiavitù, rappresentato in tutta la sua forza dall’esercito del faraone che viene travolto dalle acque del mare. 

   Siamo giunti perciò all’atto finale dell’azione liberatrice di Dio: l’uscita dall’Egitto. La grande lotta intrapresa da Dio per liberare il suo popolo dalla schiavitù ha il suo culmine in questa azione di forza. Si tratta di una vera e propria azione di forza di Dio, che travolge il potente esercito del faraone. Per due volte nel nostro versetto troviamo il riferimento alla mano di Dio – o meglio alla “destra” di Dio, perché è nella mano destra che si nasconde l’immagine della sua forza –: “Potente e terribile è la tua mano, Signore, la tua destra spezza il nemico” (Es 15, 6). A noi, abituati forse a concepire la salvezza in termini edulcorati, per cui l’amore cristiano è un amalgama di sorrisi e di buone azioni, risulterà piuttosto difficile adattarsi al modo in cui viene descritta la salvezza nel racconto che precede il canto di vittoria del capitolo 15.

 

Lotta per il bene e la salvezza

 

   La salvezza è innanzitutto lotta contro il potere del male e della morte, che agisce in questo mondo continuamente. L’apostolo Paolo, tenace annunciatore del vangelo, non nasconde questo carattere agonico della fede cristiana, anzi lo esprime più volte nelle sue lettere, esortando ad indossare “l’armatura di Dio” per contrastare il potere del male: “Prendete forza dal Signore, dalla sua grande potenza.  Prendete le armi che Dio vi dà, per poter resistere contro le manovre del diavolo. Infatti noi non dobbiamo lottare contro creature umane, ma contro spiriti maligni del mondo invisibile, contro autorità e potenze, contro i dominatori di questo mondo tenebroso. Prendete allora le armi che Dio vi dà” (Ef 6, 10-13).

   Lo stesso Gesù, annunciando il vangelo del regno e guarendo i malati, scatena l’opposizione del maligno, che vede in lui una minaccia per il suo potere. “Che vuoi da noi, Gesù di Nàzaret? Sei forse venuto a rovinarci? Io so chi sei: tu sei mandato da Dio”, grida lo spirito immondo proprio all’inizio del vangelo di Marco (Mc 1, 24). Non per nulla l’attività di Gesù si riassume così alla fine della giornata di Cafarnao: “Viaggiò così per tutta la Galilea predicando nelle sinagoghe e scacciando i demòni” (Mc 1, 39).

   Che la salvezza si presenti come una lotta è abbastanza evidente dal linguaggio usato come struttura di fondo dell’inno di vittoria, il linguaggio della guerra. La guerra del Signore a favore del suo popolo si presenta come uno schema letterario e teologico dell’intervento salvifico di Dio. In essa viene messo in risalto il fatto che è Dio a salvare e a liberare l’uomo attraverso la sua forza e la sua azione gratuita. Nel nostro inno si dice: “Il Signore è un guerriero: ‘Signore’ è il suo nome!” (Es 15, 3). Il suo agire è più potente della forza dell’esercito del faraone, che tenta di schiacciare la debolezza indifesa di Israele. Non si tratta di un’esaltazione della guerra, quanto piuttosto dell’affermazione del potere di Dio su quello del male e della schiavitù. La salvezza è lotta contro il potere del male e della morte, non è pacifica contemplazione. Il potere del male, per quanto forte possa essere, non può resistere all’intervento del Dio della vita. Per questo il Signore è chiamato in 15, 3 “guerriero”. E la “mano” (o meglio “la destra”) potente esprime la forza di un Dio che non si rassegna al male e all’ingiustizia, ma opera per liberare e salvare. È lui che salva il suo popolo schiavo. È lui che salva il povero dalle mani dei malvagi, che lo schiacciano ingiustamente. Dio non è mai indifferente davanti al male nelle sue diverse manifestazioni. Egli si alza sempre in difesa del povero, come molti testi della Bibbia dichiarano. Così canta il Salmo 146 del Dio creatore: “[…] difende la causa dei perseguitati. Il Signore libera i prigionieri, dà il pane agli affamati; il Signore apre gli occhi ai ciechi, rialza chi è caduto e ama gli onesti. Il Signore protegge lo straniero, difende l’orfano e la vedova e sbarra il cammino agli oppressori. Questo è il tuo Dio, o Sion. Egli è re in ogni tempo; il suo potere rimane per sempre”. Il Signore è re perché realizza la giustizia e la pace. L’affermazione della sua regalità è anche la conclusione del nostro inno: “Il Signore è re in eterno e per sempre!” (Es 15, 18).

 

Una nuova creazione

 

   Quanto avviene con il passaggio del mare è perciò molto più di un semplice attraversamento, che conduce Israele alla libertà dalla schiavitù egiziana. Nel passaggio del mare si compie ciò che la Pasqua celebra e canta: il passaggio dalla morte alla vita. Israele era minacciato da un potere di morte (cfr Es 2), che ha assunto la sua espressione simbolica più evidente proprio in Es 14 nella descrizione dell’esercito del faraone e nell’approssimarsi del mare. Il passaggio avviene durante la notte. Sono le tenebre cosmiche, vinte dalla presenza di Dio nella colonna di fuoco e di nube, che fa camminare Israele verso la luce del mattino. Ci sono dei riferimenti al racconto della creazione: il vento (Es 14, 21), la terra asciutta che appare in mezzo alle acque (Es 14, 22.29). L’acqua è quella delle origini. Israele passando in mezzo alle acque del mare passa a una nuova vita. Il passaggio del mare è una nuova creazione, è la nascita di Israele come popolo. Il canto di vittoria è il riconoscimento di quanto è avvenuto.

 

Un appello dalla Riforma

 

  Nel 2017 abbiamo ricordato i cinquecento anni della Riforma di Lutero. Anche in questa occasione, pur nel dolore della divisione creata nella cristianità dell’occidente, dobbiamo sottolineare l’aspetto positivo della Riforma, che ha costituito un appello continuo ad unirci nel canto di lode a Dio per la salvezza che Egli viene a donarci nel Signore Gesù, re dell’universo. Siamo in un mondo difficile, dove la violenza delle guerre, del terrorismo, della criminalità, la violenza e l’ingiustizia nei confronti dei poveri segnano la vita di tanti. Non si può rimanere indifferenti, come se l’abisso del male non toccasse le nostre comunità. Soprattutto nelle nostre chiese dell’Europa occorre risvegliare la coscienza della forza del male e mettersi in ascolto del grido dei poveri e anche del grido di dolore della nostra madre terra, violentata e inquinata dagli interessi di pochi. Ricordiamo sempre il richiamo dell’Esodo, che parte dalla coscienza della liberazione avvenuta: “Non sfruttate né opprimete lo straniero, perché voi stessi siete stati stranieri in Egitto. Non maltrattate la vedova o l’orfano. Se infatti li maltrattate, quando invocheranno il mio aiuto, ascolterò il loro grido” (Es 22, 20-23).

   Facciamoci carico del “grido” dei poveri e percorriamo le strade del nostro mondo indossando “l’armatura di Dio”, come direbbe Paolo. “Preparatevi dunque! Vostra cintura sia la verità, vostra corazza siano le opere giuste e sandali ai vostri piedi sia la prontezza per annunziare il messaggio di pace del Vangelo. Sempre tenete in mano lo scudo della fede con cui potete spegnere le frecce infuocate del Maligno. Prendete anche il vostro elmo, cioè la salvezza, e la spada dello Spirito Santo, cioè la parola di Dio” (Ef 6, 14-17). Sono indicate le uniche armi che possiamo indossare in un mondo che fa dei sentimenti, dei pensieri, delle parole e della “rete” un luogo dove creare divisioni e inimicizie, dove si creano comunità virtuali con poco impegno per costruire quelle reali.

   Ci chiediamo: qual è il messaggio che viene dalla “Riforma” per intraprendere un nuovo cammino di unità delle nostre comunità davanti alla forza del male e al bisogno di salvezza delle donne e degli uomini del nostro tempo? Nello spaesamento e nelle paure il Signore si rivolge a noi come Mosè si rivolse a Israele inseguito da un forte esercito che rischiava di annientarlo: “Non temete! Abbiate coraggio e vedrete quello che oggi il Signore farà per salvarvi. […] Il Signore stesso combatterà al vostro posto. Voi dovrete stare tranquilli!” (Es 14, 13-14). Parole simili rivolse anche il profeta Isaia al re Acaz impaurito per la minaccia del nemico: “Sta’ attento. Non ti agitare! Non aver paura e non lasciarti intimorire” (Is 7, 4). Il Signore ci chiede di essere di nuovo profeti in questo mondo, indossando l’armatura del vangelo della pace e della giustizia per rispondere al male con il bene, all’odio e all’inimicizia con l’amore. Oscar Arnulfo Romero, arcivescovo di San Salvador ucciso sull’altare per il suo amore per il vangelo e i poveri, diceva che “l’unica violenza permessa al cristiano è quella contro se stesso” (“L’unica violenza che ammette il vangelo è quella che si fa a se stessi […]. La violenza su se stessi è più efficace della violenza sugli altri. È molto facile uccidere, soprattutto quando si hanno armi, però quanto è difficile lasciarsi uccidere per amore”). È la continua testimonianza dei martiri il cui sangue è perciò seme di unità. Seguiamo i punti positivi della “riforma” cominciando da noi stessi perché il vangelo giunga a tutte le creature e cambi il corso della storia. Preghiamo Dio di non avere mai altre simili divisioni e avere il suo amore e la sua pace tra tutti i cristiani.

 

Chiesa Cattolica

✠ Ambrogio Spreafico

Vescovo di Frosinone-Veroli-Ferentino

Presidente, Commissione Episcopale per l’Ecumenismo e il Dialogo interreligioso della CEI

 

Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia

Pastore Luca Maria Negro

Presidente

 

Sacra Arcidiocesi Ortodossa d’Italia e Malta

ed Esarcato per l’Europa Meridionale

✠ Sua Eminenza Reverendissima il Metropolita Gennadios

Arcivescovo Ortodosso d’Italia e Malta

ed Esarca per l’Europa Meridionale

(Patriarcato Ecumenico)

 

 

INTRODUZIONE TEOLOGICO-PASTORALE

 

Potente è la tua mano, Signore

 

 (Esodo 15, 6)

 

La Regione dei Caraibi

 

La regione caraibica è oggi una realtà complessa, il cui nome deriva da uno dei gruppi di indigeni che la popolano: i Kalinago, anticamente chiamati Caribs. La sua vastità geografica, che comprende sia territori sulla terraferma che isole, dà vita ad un mosaico ricco di diverse tradizioni etniche, linguistiche e religiose; è una realtà anche politicamente complessa, che presenta una varietà di sistemi governativi e costituzionali che vanno dalla dipendenza coloniale (inglese, olandese, francese e americana) alle repubbliche nazionali.

I Caraibi attuali sono profondamente segnati dal progetto disumanizzante di sfruttamento coloniale. Nel perseguire in modo aggressivo introiti mercantili i colonizzatori perpetrarono un sistema brutale di tratta di esseri umani e di lavori forzati. Fin dall’inizio queste prassi schiavizzarono, decimarono e in alcuni casi sterminarono le popolazioni indigene della regione. Seguì la schiavizzazione degli Africani e forme di lavoro servili di persone dall’India e dalla Cina.

In ogni fase di questo processo, i colonizzatori tentarono programmaticamente di privare i popoli soggiogati dei loro diritti inalienabili: la loro identità, la dignità umana, la libertà e la loro autodeterminazione. Il fenomeno della schiavitù degli Africani non si limitava al semplice trasporto di lavoratori da un luogo ad un altro, ma si profilava quale affronto contro la dignità umana donata da Dio, mercificava la persona umana rendendo un essere umano proprietà di terzi. Con la pretesa degli schiavi quali proprietà, si diffusero altre pratiche che condussero alla disumanizzazione degli Africani, tra cui la negazione del diritto alla pratica culturale e religiosa e alla vita matrimoniale e familiare.

Deplorabilmente, durante i cinque secoli di colonialismo e di schiavitù, l’attività missionaria dei cristiani nella regione, tranne qualche esempio degno di nota, era strettamente collusa con questi sistemi disumanizzanti e molte volte forniva loro giustificazioni razionali e li rafforzava. Eppure, laddove coloro che portarono la Bibbia in questa regione utilizzarono le Scritture per giustificare l’assoggettamento di un popolo in catene, nelle mani degli schiavi essa divenne, invece, un’ispirazione e una garanzia che Dio era dalla loro parte e che li avrebbe condotti alla libertà.

 

Il tema per la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani 2018

 

Oggi i cristiani dei Caraibi, appartenenti a diverse tradizioni, vedono la mano di Dio nella fine della schiavitù. L’esperienza dell’opera salvifica di Dio che porta la libertà è seme di unità.  Per questo motivo la scelta del cantico di Mosè e di Miriam (Esodo 15, 1-21) quale tema per la Settimana di preghiera 2018 è sembrata molto appropriata.  È un canto di trionfo sull’oppressione. Questo tema è stato trasposto in un inno intitolato The Right Hand of God (La mano di Dio), scritto durante un workshop della Conferenza delle chiese dei Caraibi nell’agosto del 1981, che è divenuto un “inno” del Movimento ecumenico nella regione e che è stato tradotto in diverse lingue.

Come gli Israeliti, anche le popolazioni caraibiche hanno il loro canto di vittoria e di liberazione da cantare ed è un canto che li unisce. Non di meno, alcune sfide contemporanee ancora costituiscono una minaccia di nuova schiavitù e una minaccia contro la dignità della persona umana creata a immagine e somiglianza di Dio. Sebbene la dignità umana sia inalienabile, tuttavia essa viene spesso oscurata sia dal peccato personale che da strutture sociali di peccato. Nel nostro mondo, segnato dal peccato, troppo spesso le nostre relazioni sociali mancano della dovuta giustizia e compassione che onorano la dignità umana. Povertà, violenza, ingiustizia, tossicodipendenza, pornografia, e il dolore, la tristezza, l’angoscia che vi fanno seguito sono esperienze che distorcono la dignità umana.

Molti dei problemi che affliggono le popolazioni caraibiche oggi sono eredità del passato coloniale e della tratta degli schiavi. Questa ferita a livello collettivo si manifesta in problemi sociali legati sia a bassa autostima,          sia all’esistenza di bande e di violenza domestica, e danneggia le relazioni familiari.  Sebbene siano un retaggio del passato, queste realtà sono anche esacerbate dalla situazione contemporanea che molti chiamerebbero neo-colonialismo. Nelle attuali circostanze, infatti, sembra quasi impossibile per molte nazioni di questa regione uscire fuori dalla condizione di povertà e di debito. Inoltre, in molti luoghi, è rimasto un contesto legislativo che continua ad essere discriminatorio.

La mano di Dio che condusse il popolo fuori dalla schiavitù, dando continua speranza e coraggio agli Israeliti, continua a infondere speranza ai cristiani dei Caraibi. Essi non sono vittime delle circostanze. Nel testimoniare questa comune speranza le chiese lavorano insieme nel servizio a tutte le popolazioni della regione, ma particolarmente ai più vulnerabili e negletti; come nelle parole dell’inno: “La mano di Dio semina la terra; essa pianta semi di libertà, speranza e amore”.

 

Riflessione biblico-pastorale sul testo (Es 15, 1-21)

 

Il Libro dell’Esodo ci conduce attraverso tre periodi: la vita degli Israeliti in Egitto (1, 1 – 15, 21); il viaggio di Israele attraverso il deserto (15, 22 – 18, 27); e l’esperienza del Sinai (19 – 40). Il passaggio biblico scelto, il “Cantico del mare” intonato da Mosè e Miriam, narra gli eventi che hanno portato alla redenzione del popolo di Dio dalla schiavitù e conclude il primo periodo.

 

“È lui il mio Dio, lo voglio ringraziare” (Es 15, 2)

 

I versetti 1-3 del capitolo 15 sottolineano la lode a Dio: “Il Signore è mia difesa, mia potenza. Egli mi ha salvato. È lui il mio Dio, lo voglio ringraziare; è il Dio di mio padre, lo voglio esaltare (Es 15, 2).

Nel cantico, intonato da Mosè e Miriam, gli Israeliti esaltano le meraviglie di Dio che li ha liberati. Essi si rendono conto che il piano di Dio di liberare i popoli non può venire sventato né osteggiato; nessuna potenza, neppure il faraone con i suoi carri, l’esercito e il suo potere militare ben organizzato può vanificare la volontà di Dio di liberare il suo popolo (Es 15, 4-5). In questo gioioso grido di vittoria i cristiani di molte diverse tradizioni riconoscono che Dio è il salvatore di tutti, e noi siamo felici che Egli abbia mantenuto le sue promesse e che continui a donarci la salvezza mediante lo Spirito Santo. Nella salvezza che ci dona noi riconosciamo che Egli è il nostro Dio e che noi tutti siamo il suo popolo.

 

“Potente e terribile è la tua mano, Signore” (Es 15, 6)

 

La liberazione e la salvezza del popolo di Dio avvengono per la potenza di Dio. La mano di Dio può essere compresa sia come la sicura vittoria di Dio sugli avversari, sia come la sua infallibile protezione verso il suo popolo. Nonostante la determinazione del faraone, Dio ha ascoltato il grido del suo popolo e non lascerà che perisca perché Egli è il Dio della vita. Attraverso il potere sul vento e sul mare Dio mostra la sua volontà di preservare la vita e di distruggere la violenza (Es 15, 10). Lo scopo di questa redenzione era di costituire gli Israeliti come popolo di lode che riconosce l’amore fedele di Dio.

La liberazione ha portato una speranza e una promessa al popolo. Una speranza poiché è sorto un nuovo giorno in cui il popolo poteva liberamente adorare il proprio Dio e crescere secondo le proprie capacità. E ha anche portato una promessa: il loro Dio li avrebbe accompagnati durante tutto il loro viaggio e nessuna forza avrebbe potuto distruggere il piano di Dio per loro.

 

Dio usa violenza per rispondere alla violenza?

 

Alcuni Padri della Chiesa hanno interpretato il brano narrato quale metafora della vita spirituale. Agostino, ad esempio, identificò il nemico che viene gettato in mare non come gli Egiziani, ma come il peccato:

“Tutti i nostri peccati del passato infatti, che ci inseguivano alle spalle, li ha sommersi e distrutti nel battesimo. Gli spiriti immondi governavano queste nostre tenebre come fossero loro giumenti, ossia loro strumenti, e le spingevano come cavalli dove essi volevano; per questo l’Apostolo li chiama reggitori di queste tenebre. Ora siccome da questo siamo stati liberati col battesimo come passando per il Mar Rosso, rosso cioè per il sangue santificante del Signore crocifisso, non voltiamoci più indietro col cuore verso l’Egitto, ma attraverso le varie tentazioni del deserto, con la sua guida e protezione, camminiamo verso il regno”[1].

Agostino ravvisò nella storia del passaggio del Mar Rosso un incoraggiamento per i cristiani a sperare e perseverare, e mantenere salda la speranza anche quando inseguiti dal nemico.

Per Agostino il battesimo è l’evento chiave costitutivo nello stabilire la vera identità di ogni persona quale membro del Corpo di Cristo. Egli costruisce un parallelismo tra il passaggio attraverso il Mar Rosso che libera Israele e il popolo cristiano nel battesimo. Entrambi questi eventi liberatori danno vita ad un’assemblea adorante. In quanto tale Israele può liberamente lodare la mano di Dio che ha portato salvezza nel cantico di vittoria di Miriam e Mosè. La loro redenzione costituisce gli schiavi d’Israele quali membri dell’unico popolo di Dio, uniti nel cantare il medesimo cantico di lode.

 

Unità

 

Il brano di Esodo 15 ci permette di vedere come la strada verso l’unità debba spesso passare attraverso una comune esperienza di sofferenza. La liberazione degli Israeliti dalla schiavitù è un evento fondante nella costituzione del popolo.  Per i cristiani questo processo raggiunge l’apice con l’Incarnazione e il Mistero pasquale.  Sebbene la liberazione/salvezza sia iniziativa di Dio, Dio coinvolge i soggetti umani nella realizzazione del piano di redenzione del suo popolo. I cristiani, attraverso il battesimo, partecipano del ministero di riconciliazione di Dio, ma le divisioni ostacolano la nostra testimonianza e la nostra missione in un mondo che ha bisogno della guarigione di Dio.

 

 

TESTO BIBLICO

Potente è la tua mano, Signore

 (Esodo 15, 6)

 

Allora Mosè e gli Israeliti cantarono questo inno in onore del Signore:

“Voglio cantare al Signore, ha ottenuto una vittoria strepitosa: cavallo e cavaliere, li ha gettati in mare!

Il Signore è mia difesa, mia potenza. Egli mi ha salvato. È lui il mio Dio, lo voglio ringraziare; è il Dio di mio padre, lo voglio esaltare.

Il Signore è un guerriero: ‘Signore’ è il suo nome! I carri da guerra e l’esercito egiziano, li ha sommersi nelle acque, i soldati migliori annegarono nel mare. Le onde li ricoprono: sono andati a fondo come pietre. Potente e terribile è la tua mano, Signore, la tua destra spezza il nemico. Sei grande, Signore, distruggi i tuoi avversari; scateni il fuoco della tua ira: li divora come paglia.

È bastato un tuo soffio: le acque si sono ammassate, le correnti si sono alzate come un argine, le onde si sono fermate in mezzo al mare. Il nemico si vantava e diceva: ‘Li inseguirò, li raggiungerò, li attaccherò, li sterminerò, ci sarà bottino per tutti; alzerò la spada, mi impadronirò di loro!’. Ma tu hai soffiato su di loro e il mare li ha ricoperti, si sono sprofondati come piombo in acque profonde.

Signore, chi è come te fra tutti gli dei? Chi è come te santo e potente? Chi può compiere imprese come le tue? Hai steso la tua mano, e la terra ha inghiottito i tuoi nemici.

Hai liberato il tuo popolo! Con la tua bontà lo accompagni, con la tua forza lo guidi alla terra che volevi ti fosse consacrata.

I popoli vicini hanno udito e tremavano di paura; lo spavento è piombato sui Filistei. I capi di Edom sono atterriti, i potenti di Moab sono presi da paura, tremano gli abitanti di Canaan. Spavento e terrore s’abbattono su di loro.

Scateni la tua forza, restano come pietre senza parola, finché sia passato il tuo popolo, Signore, quel popolo che hai creato. Lo conduci e lo fai stabilire sulla tua montagna, nel luogo che tu, Signore, hai scelto come tua casa, nel tempio che le tue mani hanno costruito. Il Signore è re in eterno e per sempre!”.

Gli Israeliti avevano camminato all’asciutto in mezzo al mare. E quando i cavalli del faraone, i suoi carri da guerra e i cavalieri li inseguirono dentro al mare, il Signore fece tornare su di essi le onde.

Allora la sorella di Aronne, Miriam la profetessa, prese in mano un tamburello, e le altre donne si unirono a lei. Esse suonavano i tamburelli e danzavano in cerchio. Miriam cantò davanti a loro questo ritornello: “Cantate al Signore! Ha ottenuto una vittoria strepitosa, cavallo e cavaliere, li ha gettati in mare!”.

(Esodo 15, 1-21)

N.B.:   I testi biblici riportati nel presente libretto sono tratti da:

Parola del Signore. La Bibbia. Nuova versione interconfessionale in lingua corrente, Elledici-Alleanza Biblica Universale, Torino-Roma 2014.

CELEBRAZIONE ECUMENICA DELLA PAROLA DI DIO

Potente è la tua mano, Signore

 (Esodo 15, 6)

 

INTRODUZIONE

La Bibbia e tre catene sono elementi essenziali per questa celebrazione ecumenica. Il Gruppo locale dei Caraibi suggerisce di collocare questi simboli in evidenza all’interno del luogo di culto.

La Bibbia è particolarmente importante per l’esperienza delle chiese dei Caraibi. Storicamente, infatti, le popolazioni indigene e gli schiavi patirono atroci sofferenze perpetrate dai colonizzatori che, allo stesso tempo, portarono la cristianità. Eppure, nelle mani della gente oppressa di quella regione, la Bibbia divenne una fonte primaria di consolazione e di liberazione.  La dinamica di questo rovesciamento rende la Bibbia un simbolo particolarmente potente in se stesso. Perciò, in questa celebrazione, è importante che una Bibbia marcatamente visibile sia posta in mezzo all’assemblea radunata in preghiera e che le letture siano proclamate direttamente da questa stessa Bibbia piuttosto che da altri libri o foglietti.

Le catene sono un simbolo vigoroso di schiavitù, disumanizzazione e razzismo. Esse sono anche simbolo del potere del peccato che ci separa da Dio e gli uni dagli altri. Il Gruppo locale dei Caraibi suggerisce di usare catene realmente di ferro durante le Preghiere di riconciliazione di questa celebrazione. Se non fossero disponibili catene di ferro, si utilizzino altre catene marcatamente visibili. Durante la preghiera le catene di ferro della schiavitù sono sostituite da una catena umana che esprime vincoli di comunione e di azione congiunta contro le moderne forme di schiavitù e di ogni tipo di disumanizzazione individuale o istituzionalizzata. È essenziale alla celebrazione che tutta l’assemblea sia invitata a prendere parte a questo gesto.

Per quanto riguarda il canto dopo la proclamazione della Parola, il Gruppo locale caraibico suggerisce l’Inno The Right Hand of God (La mano di Dio). La riflessione sul cantico di Miriam e di Mosè che lodano l’opera liberatrice di Dio nel Libro dell’Esodo, riporta al Movimento ecumenico dei Caraibi, dal momento che le chiese lavorano insieme per superare le sfide sociali che le popolazioni della regione devono affrontare.

 

CELEBRAZIONE ECUMENICA

“Potente è la tua mano, Signore” (Esodo 15, 6)

C.: Celebrante

L.: Lettore

T.: Tutti

 

  1. RADUNO

Durante il canto d’ingresso entrano i celebranti accompagnati, possibilmente, da un assistente che porta la Bibbia. La Bibbia viene collocata in un luogo d’onore al centro dell’area di culto. Le letture della Scrittura durante la preghiera dovrebbero essere proclamate da questa Bibbia.

 

Canto

Saluto di benvenuto

C.:      La grazia del nostro Signore Gesù Cristo,

l’amore di Dio,

e la comunione con lo Spirito Santo sia con tutti voi.

T.:       E con il tuo spirito.

C.:      Cari amici in Cristo, mentre ci raduniamo per questa celebrazione di preghiera per l’unità dei cristiani, rendiamo grazie a Dio per la nostra eredità cristiana e per l’azione liberatrice e salvifica di Dio nella storia umana.

Il materiale per la Settimana di preghiera di quest’anno è stato preparato dalle chiese dei Caraibi. La storia del cristianesimo in quella regione contiene un paradosso. Da una parte, infatti, la Bibbia fu utilizzata dai colonizzatori per giustificare la loro opera di assoggettamento degli indigeni di queste terre, insieme ad altri che furono condotti dall’Africa, dall’India e dalla Cina. Molte persone furono sterminate, ridotte in catene, schiavizzate, o furono costrette a ingiuste condizioni di lavoro. Dall’altra parte, però, la Bibbia divenne una fonte di consolazione e di liberazione nelle mani di coloro che soffrivano in mano ai colonizzatori.

Oggi la Bibbia continua ad essere fonte di consolazione e di liberazione, e ispira molti cristiani nei Caraibi a farsi carico delle condizioni che oggi minano la dignità umana e la qualità della vita. Mentre la catena di ferro della schiavitù viene fatta cadere, nasce un nuovo vincolo di amore e di comunione nella famiglia umana che esprime l’unità per cui le nostre chiese pregano.

 

  1. INVOCAZIONE ALLO SPIRITO SANTO

Il responso all’invocazione può essere cantato.

C.:      Con i cristiani dei Caraibi invochiamo lo Spirito Santo affinché infiammi i nostri cuori mentre preghiamo per l’unità della Chiesa.

 

C.:      Unisci i tuoi servi nel vincolo di unità,

            T.:       Vieni Santo Spirito!

C.:      Insegnaci a pregare,

            T.:       Vieni Santo Spirito!

C.:      Liberaci dalla schiavitù del peccato,

            T.:       Vieni Santo Spirito!

C.:      Vieni in aiuto alla nostra debolezza,

            T.:       Vieni Santo Spirito!

C.:      Ricostituiscici tuoi figli,

            T.:       Vieni Santo Spirito!

 

Canto di lode

 

III. PREGHIERE DI RICONCILIAZIONE

 

C.:      Non abbiamo ricevuto uno spirito che ci rende schiavi per ricadere nella paura. Invochiamo la misericordia di Dio, fiduciosi nella potenza salvifica della sua mano.

Tre membri dell’assemblea si fanno avanti, ciascuno portando una catena. Al termine di ogni invocazione e del responso, una catena viene fatta cadere a terra. Il Kyrie può essere cantato.

C.:      Dalle strutture che minacciano la dignità umana e rafforzano nuove forme di schiavitù, liberaci o Signore!

Kyrie Eleison.

                       T.:       Kyrie Eleison.

C.:      Dalle decisioni e dalle azioni che impongono povertà, emarginazione o discriminazione verso i nostri fratelli e le nostre sorelle, liberaci o Signore!

Kyrie Eleison.

                       T.:       Kyrie Eleison.

C.:      Dalla paura e dal sospetto che ci separano gli uni dagli altri e limitano la speranza e la guarigione, liberaci o Signore!

Kyrie Eleison.

                       T.:       Kyrie Eleison.

C.:      Il Signore è la nostra forza e la nostra potenza e si è fatto nostra salvezza. Possa il Signore che ci ha redenti condurci nella dimora di santità.

                       T.:       Amen.

 

  1. PROCLAMAZIONE DELLA PAROLA DI DIO

 

C.:      Redimici o Signore, dall’oppressione umana,

            T.:       Perché possiamo osservare i tuoi precetti.

C.:      Possa il tuo Volto splendere sui tuoi servi,

            T.:       Insegnaci i tuoi comandi.

L.:       Ascoltate e sarete liberi.

            T.:       Rendiamo grazie a Dio.

 

Esodo 15, 1-21

Allora Mosè e gli Israeliti cantarono questo inno in onore del Signore:

“Voglio cantare al Signore, ha ottenuto una vittoria strepitosa: cavallo e cavaliere, li ha gettati in mare!

Il Signore è mia difesa, mia potenza. Egli mi ha salvato. È lui il mio Dio, lo voglio ringraziare; è il Dio di mio padre, lo voglio esaltare.

Il Signore è un guerriero: ‘Signore’ è il suo nome! I carri da guerra e l’esercito egiziano, li ha sommersi nelle acque, i soldati migliori annegarono nel mare. Le onde li ricoprono: sono andati a fondo come pietre. Potente e terribile è la tua mano, Signore, la tua destra spezza il nemico. Sei grande, Signore, distruggi i tuoi avversari; scateni il fuoco della tua ira: li divora come paglia.

È bastato un tuo soffio: le acque si sono ammassate, le correnti si sono alzate come un argine, le onde si sono fermate in mezzo al mare. Il nemico si vantava e diceva: ‘Li inseguirò, li raggiungerò, li attaccherò, li sterminerò, ci sarà bottino per tutti; alzerò la spada, mi impadronirò di loro!’. Ma tu hai soffiato su di loro e il mare li ha ricoperti, si sono sprofondati come piombo in acque profonde.

Signore, chi è come te fra tutti gli dei? Chi è come te santo e potente? Chi può compiere imprese come le tue? Hai steso la tua mano, e la terra ha inghiottito i tuoi nemici.

Hai liberato il tuo popolo! Con la tua bontà lo accompagni, con la tua forza lo guidi alla terra che volevi ti fosse consacrata.

I popoli vicini hanno udito e tremavano di paura; lo spavento è piombato sui Filistei. I capi di Edom sono atterriti, i potenti di Moab sono presi da paura, tremano gli abitanti di Canaan. Spavento e terrore s’abbattono su di loro.

Scateni la tua forza, restano come pietre senza parola, finché sia passato il tuo popolo, Signore, quel popolo che hai creato. Lo conduci e lo fai stabilire sulla tua montagna, nel luogo che tu, Signore, hai scelto come tua casa, nel tempio che le tue mani hanno costruito. Il Signore è re in eterno e per sempre!”.

Gli Israeliti avevano camminato all’asciutto in mezzo al mare. E quando i cavalli del faraone, i suoi carri da guerra e i cavalieri li inseguirono dentro al mare, il Signore fece tornare su di essi le onde.

Allora la sorella di Aronne, Miriam la profetessa, prese in mano un tamburello, e le altre donne si unirono a lei. Esse suonavano i tamburelli e danzavano in cerchio. Miriam cantò davanti a loro questo ritornello: “Cantate al Signore! Ha ottenuto una vittoria strepitosa, cavallo e cavaliere, li ha gettati in mare!”.

(Esodo 15, 1-21)

Salmo 118, 5-7.10-24  oppure da S. Francesco, Ufficio della Passione (FF 301)

Sarebbe preferibile che il salmo sia cantato.

 

Salmo 118, 5-7.10-24

L.:       Nella mia sventura ho gridato al Signore:
egli mi ha risposto e mi ha messo al sicuro.
Il Signore è con me, non ho paura;
che male mi possono fare semplici mortali?
            Il Signore è con me, mi dà forza:
            vedrà la sconfitta dei miei nemici.

 

T.:       Lodate il Signore: egli è buono,
eterno è il suo amore per noi.

L.:       Mi attaccarono in forze per abbattermi,
ma il Signore venne in mio aiuto.
Il Signore è mia difesa, mia potenza.
Egli mi ha salvato.

                        Un grido di gioia e di vittoria
                        riempie le tende dei fedeli:

 
T.:       Lodate il Signore: egli è buono,
            eterno è il suo amore per noi.

 

L.:       “La mano del Signore ha trionfato,
la mano del Signore si è alzata,
la mano del Signore ha trionfato!”.

                       Sono sfuggito alla morte: ora vivrò
                       e racconterò quel che il Signore ha fatto.
T.:       Lodate il Signore: egli è buono,
            eterno è il suo amore per noi.

 

L.:       Spalancatemi le porte
che si aprono ai salvati!
Entrerò per lodare il Signore.

                       Ecco la porta che conduce al Signore:
            vi entrino quelli che lui ha salvato!

T.:       Lodate il Signore: egli è buono,
eterno è il suo amore per noi.

L.:       Ti ringrazio, Signore: mi hai esaudito:
sei venuto in mio soccorso.

Questo è opera del Signore
ed è una meraviglia ai nostri occhi!
Questo è il giorno, che il Signore ha fatto:
facciamo festa e cantiamo di gioia!
T.:       Lodate il Signore: egli è buono,
            eterno è il suo amore per noi.

 

oppure da S. Francesco, Ufficio della Passione (FF 301)

 

1 Ti esalterò, Signore, Padre santissimo,†  Re del cielo e della terra (cfr. Gv 17,11; Mt 11,25), *

perché mi hai consolato (cfr. Is 12,1).

            2 Tu sei il Dio mio salvatore, *vivrò con fiducia e non avrò timore.

3 Mia forza e mia lode è il Signore, * egli è stato la mia salvezza (Cfr. Is 12,2).

4 La tua destra, Signore, si è manifestata con forza,†  la tua destra, Signore, ha percosso il nemico, * con grande potenza e gloria hai abbattuto i miei avversari (Es 15,6-7).

5 Vedano i poveri e si rallegrino, * cercate il Signore e avrà vita la vostra anima (Sal 68,33).

6 Lo lodino il cielo e la terra, * il mare e quanto in essi si muove (Sal 68,35).

7 Poiché Dio salverà Sion, * e saranno riedificate le città di Giuda.

            8 Ed essi vi avranno dimora, * ne faranno acquisto per eredità (Sal 68,36).

9 La possederà la stirpe dei suoi servi, * quanti amano il suo nome abiteranno in essa (Sal 68,37).

            Gloria al Padre… Come era nel principio…

 

L.:       Ascoltate e sarete liberi.

T.:       Rendiamo grazie a Dio.

 

Romani 8, 12-27

Fratelli, noi siamo dunque impegnati non a seguire la voce del nostro egoismo, ma quella dello Spirito. Se seguite la voce dell’egoismo, morirete; se invece, mediante lo Spirito, la soffocherete, voi vivrete. Infatti quelli che si lasciano guidare dallo Spirito di Dio sono figli di Dio. E voi non avete ricevuto in dono uno spirito che vi rende schiavi o che vi fa di nuovo vivere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito di Dio che vi fa diventare figli di Dio e vi permette di gridare “Abbà”, che vuol dire “Padre”, quando vi rivolgete a Dio. Perché lo stesso Spirito ci assicura che siamo figli di Dio. E dal momento che siamo suoi figli, parteciperemo anche dell’eredità che Dio ha promesso al suo popolo: saremo eredi insieme con Cristo perché, se soffriamo con lui, parteciperemo anche con lui alla gloria. Io penso che le sofferenze del tempo presente non siano assolutamente paragonabili alla gloria che Dio manifesterà verso di noi. Tutto l’universo aspetta con grande impazienza il momento in cui Dio mostrerà il vero volto dei suoi figli. Il creato è stato condannato a non aver senso, non perché l’abbia voluto, ma a causa di chi ve lo ha trascinato. Vi è però una speranza: anch’esso sarà liberato dal potere della corruzione per partecipare alla libertà e alla gloria dei figli di Dio. Noi sappiamo che fino ad ora tutto il creato soffre e geme come una donna che partorisce. E non soltanto il creato, ma anche noi, che già abbiamo le primizie dello Spirito, soffriamo in noi stessi perché aspettiamo che Dio, liberandoci totalmente, manifesti che siamo suoi figli. Perché è vero che siamo salvati, ma soltanto nella speranza. E se quel che si spera si vede, non c’è più una speranza, dal momento che nessuno spera ciò che già vede. Se invece speriamo quel che non vediamo ancora, lo aspettiamo con pazienza. Allo stesso modo, anche lo Spirito viene in aiuto della nostra debolezza, perché noi non sappiamo neppure come dobbiamo pregare, mentre lo Spirito stesso prega Dio per noi con sospiri che non si possono spiegare a parole. E Dio, che conosce i nostri cuori, conosce anche le intenzioni dello Spirito che prega per i credenti come Dio desidera.

 

Un canto alleluiatico appropriato può essere cantato prima e dopo la proclamazione del vangelo.

 

L.: Ascoltate e sarete liberi.

T.: Rendiamo grazie a Dio.

 

Marco 5, 21-43

Gesù ritornò sull’altra sponda del lago, e quando fu sulla riva, una grande folla si radunò attorno a lui. Venne allora un capo della sinagoga, un certo Giàiro. Quando vide Gesù si buttò ai suoi piedi e gli chiese con insistenza: “La mia bambina sta morendo. Ti prego, vieni a mettere la tua mano su di lei, perché guarisca e continui a vivere!”. Gesù andò con lui, mentre molta gente continuava a seguirlo e lo stringeva da ogni parte. C’era là anche una donna che già da dodici anni aveva continue perdite di sangue. Si era fatta curare da molti medici che l’avevano fatta soffrire parecchio e le avevano fatto spendere tutti i suoi soldi, ma senza risultato. Anzi, stava sempre peggio. Questa donna aveva sentito parlare di Gesù e aveva pensato: “Se riesco anche solo a toccare il suo mantello, sarò guarita”. Si mise in mezzo alla folla, dietro a Gesù, e arrivò a toccare il suo mantello. Subito la perdita di sangue si fermò, ed essa si sentì guarita dal suo male. In quell’istante Gesù si accorse che una forza era uscita da lui. Si voltò verso la folla e disse: “Chi ha toccato il mio mantello?”.
I discepoli gli risposero: “Vedi bene che la gente ti stringe da ogni parte. Come puoi dire: chi mi ha toccato?”. Ma Gesù si guardava attorno per vedere chi lo aveva toccato.La donna aveva paura e tremava perché sapeva quello che le era capitato. Finalmente venne fuori, si buttò ai piedi di Gesù e gli raccontò tutta la verità. Gesù le disse: “Figlia mia, la tua fede ti ha salvata. Ora vai in pace, guarita dal tuo male”.Mentre Gesù parlava, arrivano dei messaggeri dalla casa del capo-sinagoga e gli dicono: “Tua figlia è morta. Perché stai ancora a disturbare il Maestro?”. Ma Gesù non diede importanza alle loro parole e disse a Giàiro: “Non temere, soltanto continua ad aver fiducia”. Prese con sé Pietro, Giacomo e suo fratello Giovanni e non si fece accompagnare da nessun altro. Quando arrivarono alla casa di Giàiro, Gesù vide una grande confusione: c’era gente che piangeva e gridava forte. Entrò e disse: “Perché tutta questa agitazione e perché piangete? La bambina non è morta, dorme”. Ma quelli ridevano di lui. Gesù li fece uscire tutti ed entrò nella stanza solo con il padre e la madre della bambina e i suoi tre discepoli. Prese la mano della bambina e le disse: “Talità kum” che significa: “Fanciulla, àlzati!”. Sùbito la fanciulla si alzò e si mise a camminare (aveva dodici anni). Tutti furono presi da grande meraviglia, ma Gesù ordinò severamente di non parlarne con nessuno. Poi disse di darle qualcosa da mangiare.

 

Fonti francescane (1Cel 65; FF 436): Francesco annuncia il Regno e con la preghiera ottiene guarigioni

Pellegrinando per diverse e vaste regioni ad annunciare il Regno di Dio, il Santo di Dio, Francesco, giunse un giorno nella città di Toscanella. Qui, mentre, secondo il solito, spargeva il seme di vita, un cavaliere del luogo gli offrì ospitalità nella sua casa. Il figlio­letto di lui, l’unico che aveva, era zoppo e tanto gracile da dover restare ancora nella culla, pur avendo oltrepassato l’età dell’allattamento. Vedendo quell’uomo di Dio così ripieno di santità, il cavaliere gli si gettò umilmente ai piedi e gli chiese che glielo guarisse. Il Santo si riteneva del tutto indegno e incapace di una simile efficacia e grazia e a lungo si rifiutò; ma poi, vinto dalle insistenti implorazioni, acconsentì. Dopo aver pregato, stese le mani sul fanciullo, lo benedisse e lo invitò a levarsi; quello immediatamente, tra la gioia dei presenti, nel nome del Signore nostro Gesù Cristo, balzò risanato e cominciò a camminare di qua e di là  per la stanza

 

Omelia

 

Inno: The Right Hand of God (La mano di Dio)

La mano di Dio

scrive sulla terra;

essa stila con potenza e con amore.

I nostri conflitti e le nostre paure,

i nostri trionfi e le nostre lacrime

lasciano traccia nella mano di Dio.

La mano di Dio

si mostra sulla terra;

essa addita la strada,

perché erta è la via

e facilmente ci perdiamo,

ma siamo guidati dalla mano di Dio.

La mano di Dio

interviene sulla terra;

essa cancella invidia, odio, rabbia e avidità.

Il nostro egoismo e la nostra bramosia,

il nostro orgoglio e le nostre opere inique

sono spazzate via dalla mano di Dio.

La mano di Dio

sostiene la terra;

essa solleva chi cade, uno per uno.

Ciascuno è conosciuto per nome

e salvato dalla vergogna

perché la mano di Dio si è alzata.

La mano di Dio

risana la terra;

essa guarisce i corpi, le menti e i cuori feriti.

Con tocco potente e indicibile amore

siamo guariti

dalla mano di Dio.

La mano di Dio

semina la terra;

essa pianta semi di libertà, speranza e amore.

In ogni terra e in ogni popolo

lasciamo che i bimbi si prendano per mano

e siano una cosa sola nella mano di Dio.

 

  1. PROFESSIONE DI FEDE

Si può usare il Credo Niceno-Costantinopolitano, il Credo degli Apostoli o un’altra affermazione di fede, ad esempio il rinnovo delle promesse battesimali.

Il Simbolo di Nicea-Costantinopoli qui riportato è quello utilizzato durante il III Incontro della Conferenza delle chiese europee (KEK) e il Consiglio delle conferenze episcopali europee (CCEE), Riva del Garda, 1984.

 

C.:       Ed ora uniamo le nostre voci nel professare insieme il Credo niceno-costantinopolitano.

T.:       Noi crediamo in un solo Dio, Padre onnipotente,

Creatore del cielo e della terra,

di tutte le cose visibili e invisibili.

Noi crediamo in un solo Signore, Gesù Cristo,

Unigenito Figlio di Dio,

nato dal Padre prima di tutti i secoli.

Dio da Dio, luce da luce, Dio vero da Dio vero,

generato, non creato della stessa sostanza del Padre;

per mezzo di lui tutte le cose sono state create.

Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo.

E per opera dello Spirito Santo

si è incarnato nel seno della Vergine Maria

e si è fatto Uomo.

Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato. Morì e fu sepolto.

Il terzo giorno è risuscitato secondo le Scritture,

è salito al cielo, siede alla destra del Padre

e di nuovo verrà per giudicare i vivi e i morti,

e il suo regno non avrà fine.

Crediamo nello Spirito Santo, che è Signore e dà la vita,

e procede dal Padre.

Con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato,

e ha parlato per mezzo dei profeti.

Crediamo la Chiesa una, santa, cattolica e apostolica.

Professiamo un solo battesimo per il perdono dei peccati,

            aspettiamo la resurrezione dei morti

e la vita del mondo che verrà. Amen.

 

 

Oppure:

 

Fonti francescane (Rnb 23; FF 63-71): la fede pregata

 

[63]     1 Onnipotente, santissimo, altissimo e sommo Dio, Padre santo (Gv 7,11) e giusto, Signore Re del cielo e della terra (Cfr. Mt 11,25), per te stesso ti rendiamo grazie, perché per la tua santa volontà e per l’unico tuo Figlio con lo Spirito Santo hai creato tutte le cose spirituali e corporali, e noi fatti a tua immagine e somiglianza hai posto in Paradiso (Cfr. Gn 1,26 e 2,15), 2 E noi per colpa nostra siamo caduti.

[64]     3 E ti rendiamo grazie, perché come tu ci hai creato per mezzo del tuo Figlio, così per il santo tuo amore, col quale ci hai amato (Cfr. Gv 17,26), hai fatto nascere lo stesso vero Dio e vero uomo dalla gloriosa sempre vergine beatissima santa Maria, e per la croce, il sangue e la morte di Lui ci hai voluti redimere dalla schiavitù.

[65]     4 E ti rendiamo grazie, perché lo stesso tuo Figlio ritornerà nella gloria della sua maestà per destinare i reprobi, che non fecero penitenza e non ti conobbero, al fuoco eterno, e per dire a tutti coloro che ti conobbero e ti adorarono e ti servirono nella penitenza: «Venite, benedetti del Padre mio, entrate in possesso del regno, che è stato preparato per voi fin dall’origine del mondo» (Mt 25,34).

[66]     5 E poiché tutti noi miseri e peccatori non siamo degni di nominarti, supplici preghiamo che il Signore nostro Gesù Cristo Figlio tuo diletto, nel quale ti sei compiaciuto (Cfr. Mt 17,5), insieme con lo Spirito Santo Paraclito ti renda grazie così come a te e a lui piace, per ogni cosa, Lui che ti basta sempre in tutto e per il quale a noi hai fatto cose tanto grandi. Alleluia.

[67]     6 E per il tuo amore supplichiamo umilmente la gloriosa e beatissima Madre Maria sempre vergine, i beati Michele, Gabriele e Raffaele e tutti i cori degli spiriti beati: serafini, cherubini, troni, dominazioni, principati, potestà, virtù, angeli, arcangeli; il beato Giovanni Battista, Giovanni evangelista, Pietro, Paolo, e i beati Patriarchi, i profeti, gli Innocenti, gli apostoli, gli evangelisti, i discepoli, i martiri, i confessori, le vergini, i beati Elia e Enoch e tutti i santi che furono e saranno e sono, affinché, come a te piace, per questi benefici rendano grazie a Te, sommo vero Dio, eterno e vivo, con il Figlio tuo carissimo, il Signore nostro Gesù Cristo e con lo Spirito Santo Paraclito nei secoli dei secoli. Amen. Alleluia (Ap 19,3-4).

[68]     7 E tutti coloro che vogliono servire al Signore Iddio nella santa Chiesa cattolica e apostolica, e tutti i seguenti ordini: sacerdoti, diaconi, suddiaconi, accoliti, esorcisti, lettori, ostiari, e tutti i chierici, tutti i religiosi e tutte le religiose, tutti i fanciulli e i piccoli, i poveri e gli indigenti, i re e i principi, i lavoratori e i contadini, i servi e i padroni, tutte le vergini e le continenti e le maritate, i laici, uomini e donne, tutti i bambini, gli adolescenti, i giovani e i vecchi, i sani e gli ammalati, tutti i piccoli e i grandi e tutti i popoli, genti, razze e lingue (Cfr. Ap 7,9), tutte le nazioni e tutti gli uomini d’ogni parte della terra, che sono e che saranno, noi tutti frati minori, servi inutili (Lc 17,10), umilmente preghiamo e supplichiamo perché tutti perseveriamo nella vera fede e nella penitenza, poiché nessuno può salvarsi in altro modo.

[69]     8 Tutti amiamo con tutto il cuore, con tutta l’anima, con tutta la mente, con tutta la capacità e la fortezza (Mc 12,30 e 33), con tutta l’intelligenza, con tutte le forze (Lc 10,27), con tutto lo slancio, tutto l’affetto, tutti i sentimenti più profondi, tutti i desideri e le volontà il Signore Iddio (Mc 12,30), il quale a tutti noi ha dato e dà tutto il corpo, tutta l’anima e tutta la vita; che ci ha creati (Cfr. Tb 13,5), redenti, e ci salverà per sua sola misericordia; Lui che ogni bene fece e fa a noi miserevoli e miseri, putridi e fetidi, ingrati e cattivi.

[70]     9 Nient’altro dunque dobbiamo desiderare, niente altro volere, nient’altro ci piaccia e diletti, se non il Creatore e Redentore e Salvatore nostro, solo vero Dio, il quale è il bene pieno, ogni bene, tutto il bene, vero e sommo bene, che solo è buono (Cfr. Lc 18,19), pio, mite, soave e dolce, che solo è santo, giusto, vero e retto, che solo è benigno, innocente, puro, dal quale e per il quale e nel quale è ogni perdono (Cfr. Rm 11,36), ogni grazia, ogni gloria di tutti i penitenti e i giusti, di tutti i beati che godono insieme nei cieli.

[71]     10 Niente dunque ci ostacoli, niente ci separi, niente si interponga.

11 E ovunque, noi tutti, in ogni luogo, in ogni ora e in ogni tempo, ogni giorno e ininterrottamente crediamo veracemente e umilmente e teniamo nel cuore e amiamo, onoriamo adoriamo, serviamo, lodiamo e benediciamo, glorifichiamo ed esaltiamo, magnifichiamo e rendiamo grazie all’altissimo e sommo eterno Dio, Trinità e Unità, Padre e Figlio e Spirito Santo, Creatore di tutte le cose e Salvatore di tutti coloro che credono e sperano in lui e amano lui, che è senza inizio e senza fine, immutabile, invisibile, inenarrabile, ineffabile, incomprensibile, ininvestigabile (Cfr. Rm 11,33), benedetto, degno di lode, glorioso, sopraesaltato (Cfr. Dn 3,52), sublime, eccelso, soave, amabile, dilettevole e tutto sopra tutte le cose desiderabile nei secoli dei secoli. Amen.

 

 

 

  1. PREGHIERE DEI FEDELI

Grati a Dio per la nostra liberazione dalla schiavitù del peccato, presentiamo al Signore le nostre necessità, e chiediamogli di spezzare le catene che ci imprigionano e di unirci con vincoli di amore e comunione:

Ogni intercessione viene letta da un lettore differente. Al termine della lettura ogni lettore raggiunge l’assemblea e si tiene per mano ad un altro dell’assemblea, creando una catena umana.  

L.:       Dio dell’Esodo, Tu hai condotto il tuo popolo attraverso le acque del Mar Rosso e lo hai redento. Resta con noi e liberaci da ogni forma di schiavitù e da quanto offusca la dignità umana.

T.:       Stendi le tue mani su di noi, o Signore, e vivremo.

 

L.:       Dio di abbondanza, nella tua bontà Tu provvedi alle nostre necessità. Resta con noi, aiutaci a superare il nostro egoismo e la nostra avidità e donaci il coraggio di essere operatori di giustizia nel mondo.

T.:       Stendi le tue mani su di noi, o Signore, e vivremo.

 

L.:       Dio di amore, Tu ci hai creati a tua immagine e ci hai redenti in Cristo. Resta con noi e rendici capaci di amare il nostro prossimo e di accogliere lo straniero.

T.:       Stendi le tue mani su di noi, o Signore, e vivremo.

 

L.:       Dio di pace, Tu resti fedele alla tua alleanza con noi anche quando noi ci allontaniamo da te e in Cristo ci hai riconciliati a te. Resta con noi e crea in noi uno spirito nuovo e un cuore nuovo affinché possiamo respingere la violenza ed essere al servizio della tua pace.

T.:       Stendi le tue mani su di noi, o Signore, e vivremo.

 

L.:       Dio di gloria, Tu sei l’Onnipotente, eppure hai voluto, in Gesù, sceglierti una casa nella famiglia umana, e nelle acque del battesimo ci hai dato l’adozione a figli. Resta con noi e aiutaci a rimanere fedeli agli impegni verso la nostra famiglia e alle responsabilità comuni e a rafforzare i vincoli di comunione con i fratelli e le sorelle in Cristo.

T.:       Stendi le tue mani su di noi, o Signore, e vivremo.

  

L.:       Dio, Uno e Trino, in Cristo ci hai resi uno con te e tra di noi. Resta con noi e per la potenza e la consolazione dello Spirito Santo liberaci dall’egoismo, dall’arroganza e dalla paura che ci impediscono di tendere alla piena unità visibile della tua Chiesa.

T.:       Stendi le tue mani su di noi, o Signore, e vivremo.

 

VII. PADRE NOSTRO E SCAMBIO DELLA PACE

C.:      Prendiamoci per mano, legati non da catene, ma dall’amore di Cristo che è stato riversato nei nostri cuori e preghiamo il Padre con le parole che Gesù ci ha insegnato.

Il Padre Nostro può essere cantato.

T.:     Padre nostro, che sei nei cieli,

sia santificato il tuo nome,

venga il tuo regno,

sia fatta la tua volontà

come in cielo anche in terra.

Dacci oggi il nostro pane quotidiano

e rimetti a noi i nostri debiti

come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori,

e non indurci in tentazione

ma liberaci dal Male.

Tuo è il regno, la potenza e la gloria nei secoli dei secoli.

Amen.

 

Al termine del Padre Nostro, tenendosi ancora per mano, l’assemblea può cantare un canto noto che celebri l’unità.

Dopo il canto si può scambiare il segno della pace.

 

VIII. INVIO IN MISSIONE

C.:      Redenti dalla mano del Padre, e uniti dell’Unico Corpo di Cristo, andiamo nella potenza dello Spirito Santo.

T.:       Il Signore ha mandato

il suo Spirito su di me.

Egli mi ha scelto

per portare il lieto messaggio ai poveri.

Mi ha mandato per proclamare

la liberazione ai prigionieri

e il dono della vista ai ciechi,

per liberare gli oppressi,

per annunziare il tempo

nel quale il Signore sarà favorevole. Amen. Alleluia!

 

Canto finale

 

LETTURE BIBLICHE E COMMENTO

PER OGNI GIORNO DELLA SETTIMANA

CON RIFLESSIONE FRANCESCANA

 

PRIMO GIORNO

Amate lo straniero come voi stessi. Ricordatevi che anche voi siete stati stranieri in Egitto

Levitico 19, 33-34                  Dovete amare lo straniero come voi stessi

Salmo 146 [145], 1-10           Il Signore protegge lo straniero

Ebrei 13, 1-3                                      Ci furono alcuni che, facendo così, senza saperlo ospitarono degli angeli

Matteo 25, 31-46                    Ero forestiero e mi avete ospitato nella vostra casa

Fonti francescane: (CA 119; FF 1669): con l’accoglienza Francesco converte i ladroni

Ci fu un tempo nel quale in un romitorio di frati, posto sopra Borgo San Sepolcro, venivano ogni tanto dei briganti a chiedere il pane. Costoro stavano nascosti nelle grandi selve di quella contrada e talvolta uscivano fuori sulla strada e sui sentieri per depredare i passanti. Per questo motivo, alcuni frati di quel luogo sostenevano: “Non è bene dar loro l’elemosina, visto che sono dei ladroni che fanno tanto male alla gente ”. Altri, considerando che i briganti chiedevano umilmente, spinti da grave necessità, davano loro qualche volta del pane, sempre esortandoli a convertirsi e fare penitenza.

Frattanto il beato Francesco venne in quel luogo, e i frati gli esposero io problema, se cioè dovessero dare il pane ai briganti, oppure no. E disse loro il beato Francesco: “Se farete come vi dirò, confido nel Signore che guadagnerete le loro anime”. E aggiunse: “Andate, procuratevi del buon pane e del buon vino, portateli a loro nei boschi dove sapete che si trovano e chiamateli gridando: — Fratelli briganti, venite da noi: siamo i frati e vi portiamo buon pane e buon vino! —. Essi verranno subito da voi. Allora voi stenderete per terra una tovaglia, vi disporrete sopra il pane e il vino, e li servirete con umiltà e allegria, finché abbiano mangiato. Dopo il pasto, annunciate loro le parole del Signore, e alla fine fate loro questa prima richiesta per amor di Dio: che vi promettano di non percuotere nessuno e di non fare del male ad alcuno nella persona. Poiché, se domandate tutte le cose in una volta sola, non vi daranno ascolto; invece, vinti dall’umiltà e carità che dimostrerete loro, ve lo prometteranno.

Un altro giorno, grati della buona promessa che vi hanno fatto, procurate di aggiungere al pane e al vino anche uova e cacio, portate tutto a loro e serviteli, finché abbiano mangiato. Dopo il pasto, direte loro: — Ma perché state in questi posti tutto il giorno a morire di fame e a sopportare tanti disagi, facendo tanto male col pensiero e con le azioni, a causa delle quali perdete le vostre anime, se non vi convertirete al Signore? È meglio che serviate il Signore e lui vi darà in questa vita le cose necessarie al corpo, e alla fine salverà le vostre anime.— Allora il Signore, per la sua misericordia, li ispirerà a ravvedersi, grazie alla vostra umiltà e alla carità che voi avrete loro mostrato”.

I frati si mossero ed eseguirono ogni cosa secondo le indicazioni del beato Francesco. E i briganti, per la misericordia di Dio e la sua grazia, discesa su di loro, ascoltarono ed eseguirono alla lettera, punto per punto, tutte le richieste che i frati avevano loro fatto. Anzi, per la familiarità e la carità dimostrata loro dai frati, cominciarono a portare sulle loro spalle la legna fino al romitorio. E così, per la misericordia di Dio e per la circostanza favorevole di quella carità e familiarità che i frati dimostrarono verso di loro, alcuni entrarono nella Religione, gli altri fecero penitenza, promettendo nelle mani dei frati d’allora in poi di non commettere mai più quei misfatti, ma di voler vivere col lavoro delle proprie mani.

I frati e le altre persone venute a conoscenza dell’accaduto, furono pieni di meraviglia, pensando alla santità del beato Francesco, che aveva predetto la conversione di quegli uomini così perfidi e iniqui, e vedendoli convertiti al Signore così rapidamente.

 

  * Dopo essere diventata la prima “Indipendent Black Republic” Haiti estese ospitalità ad altri popoli schiavi alla ricerca della libertà. I tempi recenti hanno portato severe difficoltà economiche agli haitiani, molti dei quali hanno dovuto lasciare le loro case affrontando viaggi pericolosi nella speranza di una vita migliore. In molti casi hanno trovato inospitalità e barriere legali. Il Consiglio delle chiese dei Caraibi si è impegnato nella difesa contro queste nazioni che stanno restringendo o privando gli haitiani del diritto di cittadinanza.

 

Commento

Dietro alle istruzioni della Legge che il popolo di Dio deve essere ospitale con lo straniero che vive con loro, si trova il ricordo degli Israeliti di essere stati stranieri nella terra d’Egitto.

La memoria del proprio esilio aveva il compito di suscitare empatia e solidarietà verso gli esiliati del loro tempo e gli stranieri. Come Israele, la nostra comune esperienza cristiana dell’azione salvifica di Dio procede di pari passo con il ricordo dell’alienazione e dell’estraneamento – nel senso di estraneamento da Dio e dal suo regno. Il ricordare cristiano ha implicazioni etiche. Dio ha ricostituito la nostra dignità in Cristo, e ci ha resi cittadini del suo regno, non perché avessimo fatto qualcosa per meritarlo, ma per un suo libero dono di amore. Anche noi siamo chiamati a fare altrettanto, liberamente e motivati dall’amore. L’amore cristiano significa amare come il Padre, quindi riconoscere e dare dignità, e aiutare a portare guarigione nella famiglia umana ferita.

 

Preghiera

O Dio eterno,

Tu non appartieni ad alcuna cultura né ad alcuna terra, ma sei Signore di tutte,

Tu ci chiami ad accogliere tra noi lo straniero.

Aiutaci con il tuo Spirito

a vivere come fratelli e sorelle,

accogliendo tutti nel tuo nome,

e vivendo nella giustizia del tuo regno.

Te lo chiediamo nel nome di Gesù.

Amen.

 

Inno: The Right Hand of God  (La mano di Dio)

La mano di Dio

semina la terra;

essa pianta semi di libertà, speranza e amore.

In ogni terra e in ogni popolo

lasciamo che i bimbi si prendano per mano

e siano una cosa sola nella mano di Dio.

 

 

SECONDO GIORNO

Non più uno schiavo, ma un caro fratello

Genesi 1, 26-28          Facciamo l’uomo: […] sia la nostra immagine

Salmo 10 [9], 1-10     Perché, Signore, te ne resti lontano?

Filemone 1-23             Ora non accoglierlo più come uno schiavo. Egli è molto più che uno                                             schiavo: è per te un caro fratello

Luca 10, 25-37           La parabola del buon samaritano

Fonti francescane: (2Cel 9; FF 592): la preghiera al Crocifisso porta Francesco ad abbracciare il lebbroso

Fra tutti gli orrori della miseria umana, Francesco sentiva ripugnanza istintiva per i lebbrosi. Ma, ecco, un giorno ne incontrò proprio uno, mentre era a cavallo nei pressi di Assisi. Ne provò grande fastidio e ribrezzo; ma per non venire meno alla fedeltà promessa, come trasgredendo un ordine ricevuto, balzò da cavallo e corse a baciarlo. E il lebbroso, che gli aveva steso la mano, come per ricevere qualcosa, ne ebbe contemporaneamente denaro e un bacio. Subito risalì a cavallo, guardò qua e là–la campagna era aperta e libera tutt’attorno da ostacoli–, ma non vide più il lebbroso. Pieno di gioia e di ammirazione, poco tempo dopo volle ripetere quel gesto: andò al lebbrosario e, dopo aver dato a ciascun malato del denaro, ne baciò la mano e la bocca.

Così preferiva le cose amare alle dolci (Cfr Pr 27,7), e si preparava virilmente a mantenere gli altri propositi.

 

  * Il traffico di esseri umani è una delle moderne forme di schiavitù in cui le vittime sono forzate o indotte con l’inganno nello sfruttamento sessuale, nel lavoro minorile e nel traffico di organi per il profitto degli sfruttatori. È un’industria globale, multimilionaria e costituisce un dramma crescente anche nella regione caraibica. Le Chiese riformate dei Caraibi si sono unite al Council for World Mission e al Caribbean and North American Council for Mission, allo scopo di educare le comunità cristiane a porre fine alla piaga del traffico di esseri umani. 

 

Commento

Una delle prime verità che impariamo su Dio dalla Bibbia ebraica e cristiana è che Egli ha creato l’umanità a sua immagine. Questa profonda e splendida verità, tuttavia, nel corso della storia, è stata spesso offuscata o negata. Nell’impero romano, ad esempio, la dignità degli schiavi era negata. Il messaggio del vangelo in proposito è completamente diverso. Gesù ha sfidato le norme sociali che sminuivano la dignità umana dei Samaritani, presentando il samaritano quale “prossimo” dell’uomo che percorreva la strada verso Gerico – un prossimo da amare secondo la legge. E Paolo, con determinazione e schiettezza, in Cristo, si riferisce ad Onesimo quale “una volta schiavo” e ora “caro fratello”, trasgredendo le norme della sua società e affermando l’umanità di Onesimo.

L’amore cristiano deve sempre essere un amore coraggioso che osa superare le barriere, riconoscendo negli altri una dignità uguale alla propria. Come l’apostolo Paolo, i cristiani “con la forza che viene da Cristo” devono elevare un’unica voce nel riconoscere chiaramente che le persone vittime del traffico di esseri umani sono loro prossimo e loro amati fratelli e sorelle, e pertanto devono lavorare insieme per porre fine alle moderne forme di schiavitù. 

 

Preghiera

 

O Dio ricco di grazia,

renditi vicino a coloro che sono vittime del traffico di esseri umani

assicurando loro che Tu vedi la loro triste condizione e ascolti il loro grido.

Possa la tua Chiesa essere unita nella compassione e nel coraggio di operare

per il giorno in cui nessuno sarà più sfruttato

e tutti potranno essere liberi di vivere una vita di dignità e di pace.

Ti preghiamo nel nome del Dio Trino

Che può fare immensamente di più di quanto possiamo chiedere o immaginare.

Amen.

 

Inno: The Right Hand of God (La mano di Dio)

La mano di Dio

sostiene la terra;

essa solleva chi cade, uno per uno.

Ciascuno è conosciuto per nome

e salvato dalla vergogna

perché la mano di Dio si è alzata.

 

 

TERZO GIORNO

Il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo

Esodo 3, 4-10             Dio libera gli oppressi

Salmo 24 [23], 1-6     Signore noi siamo coloro che cercano il tuo volto

1 Corinzi 6, 9-20        Rendete quindi gloria a Dio col vostro stesso corpo

Matteo 18, 1-7            Guai a quelli che provocano scandali

Fonti francescane: (Lfed 48-63; FF 200-201): il credente diventa dimora della Trinità

[200] 48E tutti quelli e quelle, che continueranno a fare tali cose e persevereranno in esse sino alla fine, riposerà su di essi lo Spirito del Signore (Is 11,2), ed egli porrà in loro la sua abitazione e dimora (Cfr. Gv 14,23). 49E saranno figli del Padre celeste (Cfr. Mt 5,45), di cui fanno le opere, 50e sono sposi, fratelli e madri del Signore nostro Gesù Cristo (Cfr. Mt 12,50).

                  51Siamo sposi, quando nello Spirito Santo l’anima fedele si unisce a Gesù Cristo. 52Siamo suoi fratelli, quando facciamo la volontà del Padre suo (Cfr. Mt 12,50), che è nel cielo. 53Siamo madri (Cfr. 1Cor 6,20), quando lo portiamo nel nostro cuore e nel nostro corpo attraverso l’amore e la pura e sincera coscienza, e lo generiamo attraverso il santo operare, che deve risplendere in esempio per gli altri(Cfr. Mt 5,16).

[201] 54Oh, come è glorioso e santo e grande avere nei cieli un Padre!

                  55Oh, come è santo, consolante, bello e ammirabile avere un tale Sposo!

                  56Oh, come è santo, come è delizioso, piacevole, umile, pacifico, dolce e amabile e sopra ogni cosa desiderabile avere un tale fratello e figlio, il quale offrì la sua vita per le sue pecore (Cfr. Gv 10,15) e pregò il Padre per noi, dicendo: ” Padre santo, custodisci nel tuo nome quelli che mi hai dato (Gv 17,11). 57Padre, tutti coloro che mi hai dato nel mondo erano tuoi e tu li hai dati a me (Gv 17,6). 58E  le parole che tu desti a me, io le ho date a loro; ed essi le hanno accolte e veramente hanno riconosciuto che io sono uscito da te ed hanno creduto che tu mi hai mandato (Gv 17,8). Io prego per loro e non per il mondo (Gv 17,9). Benedicili e santificali (Gv 17,17). 59E per loro io santifico me stesso, affinché siano santificati nell’unità come lo siamo anche noi (Gv 17,19.11). 60E voglio, o Padre, che dove sono io, anch’essi siano con me, affinché vedano la mia gloria nel tuo regno” (Gv 17,24; Mt 20,21).

 

  * Molte chiese nei Caraibi condividono la preoccupazione per la realtà della pornografia, soprattutto via internet. La pornografia ha conseguenze distruttive per la dignità umana, particolarmente per gli adolescenti e i giovani.  Come la schiavitù, distrugge gli esseri umani nell’intimo, intrappola chi ne sviluppa dipendenza e danneggia le relazioni d’amore integrale.

 

Commento

Il Libro dell’Esodo mostra l’amore di Dio verso il popolo nelle strettezze umane. Il rivelarsi di Dio a Mosè nel roveto ardente è una potente dichiarazione della sua volontà di liberare il suo popolo.  Dio ha visto la loro miseria, ha ascoltato il loro grido e viene a salvarli. Dio ascolta anche ora il grido di coloro che sono soggetti a schiavitù oggi e vuole liberarli. Mentre la sessualità è un dono di Dio per le relazioni umane e un’espressione di intimità, il suo cattivo uso attraverso la pornografia, rende schiavi e svilisce sia coloro che la producono che coloro che la consumano. Dio non è insensibile alla sofferenza degli sfruttati, e allo stesso modo i cristiani sono chiamati a farsene carico.

L’apostolo Paolo scrive che siamo chiamati a dare gloria a Dio nel nostro corpo, che significa che ogni aspetto della nostra vita, comprese le nostre relazioni, possono e devono essere un’offerta gradita a Dio. I cristiani devono lavorare insieme per una società che elevi la dignità umana e che non ponga alcun ostacolo davanti ai piccoli di Dio, ma piuttosto li renda capaci di vivere in quella libertà che Dio vuole per loro.  

 

Preghiera

Per la tua grazia celeste o Dio,

ricostituisci la nostra mente e il nostro corpo,

crea in noi un cuore puro e una mente limpida

affinché possiamo dare lode al tuo nome.

Fa’ che le chiese possano raggiungere l’unità nel proposito

di santificazione del tuo popolo,

attraverso Gesù Cristo

Che vive e regna con te

nell’unità dello Spirito Santo,

nei secoli dei secoli.

Amen.

 

Inno: The Right Hand of God (La mano di Dio)

La mano di Dio

risana la terra;

essa guarisce i corpi, le menti e i cuori feriti.

Con tocco potente e indicibile amore

siamo guariti

dalla mano di Dio.

 

 

QUARTO GIORNO

Speranza e guarigione

Isaia 9, 1-6      Diventerà sempre più potente e assicurerà una pace continua          

Salmo 34 [33], 1-15   Cerchi la pace e ne segua la via!

Apocalisse 7, 13-17   Dio asciugherà ogni lacrima dei loro occhi

Giovanni 14, 25-27    Vi lascio la pace

Fonti francescane: (LM 3.2; FF 1052): Francesco proclama il Vangelo annunciando la pace

            Da quel momento l’uomo di Dio, per divino incitamento, si dedicò ad emulare la perfezione evangelica e ad invitare tutti gli altri alla penitenza.

            I suoi discorsi non erano vani o degni di riso, ma ripieni della potenza dello Spirito Santo: penetravano nell’intimo del cuore e suscitavano forte stupore negli ascoltatori. In ogni sua predica, all’esordio del discorso, salutava il popolo con l’augurio di pace, dicendo: « Il Signore vi dia la pace !” (Cfr 2Ts 3,16; Gv 14,27)

            Aveva imparato questa forma di saluto per rivelazione del Signore, come egli stesso più tardi affermò. Fu così che, mosso anch’egli dallo spirito dei profeti, come i profeti annunciava la pace, predicava la salvezza (Is 52,7) e, con le sue ammonizioni salutari, riconciliava in un saldo patto di vera amicizia moltissimi, che prima, in discordia con Cristo, si trovavano lontani dalla salvezza.

 

  * Nella regione caraibica, la violenza è un problema cui le chiese devono rispondere. Vi è un allarmante numero di omicidi, molti dei quali provengono da abusi di violenza domestica, guerra tra bande e altre forme di criminalità. Vi è anche un crescente tasso di autolesionismo e suicidio in alcune parti della regione.

 

Commento

Il regno che Dio ha promesso, il regno che Gesù ha proclamato e reso manifesto nel suo ministero, è un regno di giustizia, pace e gioia nello Spirito. Che cosa significa ciò per persone intrappolate nell’oscurità della violenza? Nella visione del profeta una luce ha brillato su coloro che vivevano in una terra di profonda oscurità. Ma in quale modo i cristiani possono portare la luce di Gesù a coloro che vivono nella violenza domestica e delle bande? Quale senso di speranza possono offrire i cristiani? È una triste realtà che la divisione tra i cristiani sia una contro-testimonianza che svilisce l’annuncio della speranza.

Tuttavia, a ciò si oppone la ricerca di pace e di riconciliazione tra le diverse chiese e confessioni. Quando i cristiani si impegnano per l’unità in un mondo di conflitti, offrono all’umanità un segno di riconciliazione. I cristiani che rifiutano di entrare nella logica del privilegio e dello status, che rifiutano di svilire gli altri e le loro comunità, offrono testimonianza della pace del regno di Dio, in cui l’Agnello conduce i santi “alle sorgenti dell’acqua che dà vita”.

Questa è la pace di cui il mondo ha bisogno e che porta guarigione e conforto a quanti sono colpiti dalla violenza.

 

Preghiera

O Dio di ogni speranza e conforto,

la tua resurrezione ha sconfitto la violenza della croce.

Fa’ che noi, quale tuo popolo,

possiamo essere un segno visibile

che la violenza del mondo non prevarrà.

Ti preghiamo nel nome del Signore risorto.

Amen.

 

Inno: The Right Hand of God (La mano di Dio)

La mano di Dio

si mostra sulla terra;

essa addita la strada,

perché erta è la via

e facilmente ci perdiamo,

ma siamo guidati dalla mano di Dio.

 

 

QUINTO GIORNO

Da un capo all’altro del paese sento le grida della figlia del mio popolo

Deuteronomio 1, 19-35          Il Signore stesso, il vostro Dio, cammina davanti a voi e vi ha portati

Salmo 145 [144], 9-20           Il Signore sostiene chi sta per cadere

Giacomo 1, 9-11                    Il ricco infatti passa via come un fiore di campo

Luca 18, 35-43                       Gesù, Figlio di Davide, abbi pietà di me!

Fonti francescane: (LM 10.6; FF 1326): Francesco sana un malato e lascia sulla ferita il segno del Tau

            Un abitante di Cori, in diocesi di Ostia, aveva perduto totalmente l’uso della gamba e non poteva assolutamente camminare né muoversi.

            Trovandosi in così pressante angustia e disperando dell’aiuto umano, una notte si diede a presentare le sue querele a san Francesco, come se lo vedesse lì presente, in questo stile: «O san Francesco, aiutami. Non ti ricordi il servizio che ti ho fatto e la devozione che ti ho sempre dimostrato? Io ti ho portato sul mio asino, ho baciato i tuoi sacri piedi e le tue sacre mani; sempre ti sono stato devoto, sempre sono stato generoso con te: ed ecco che ora muoio tra questi crudelissimi tormenti»

            Spinto da questi lamenti, subito si fece presente, lui che non dimentica i benefici ricevuti ed è riconoscente ai suoi devoti, apparendo in compagnia di un altro frate, all’uomo che vegliava in preghiera. Gli disse che era accorso alla sua chiamata e che aveva portato la medicina per guarirlo.

            Gli toccò la parte offesa con un bastoncino in forma di Tau, facendo scoppiare il tumore e ridonandogli perfetta salute. Ma fece una cosa ancor più meravigliosa: gli lasciò impresso il sacro segno del Tau sul punto dov’era stata sanata la piaga, a memoria del miracolo. Era questo il segno con il quale san Francesco firmava le sue lettere, ogni volta che la carità lo spingeva ad inviare qualche missiva.

 

  * L’economia dei Caraibi è sempre stata fondata sulla produzione di materie prime per i mercati europei e quindi non ha mai potuto autosostenersi. Di conseguenza, il prestito finanziario internazionale è divenuto importante per lo sviluppo. La richiesta di questo prestito ha imposto una riduzione sulle spese dei trasporti, dell’istruzione, della salute e di altri servizi pubblici, che ha conseguenze più dure sui poveri. La Conferenza delle chiese dei Caraibi ha lanciato un’iniziativa per affrontare l’attuale crisi del debito nella regione e per venire in aiuto ai poveri attraverso reti di sostegno internazionali.

 

Commento

Possiamo immaginare il rumore della folla mentre Gesù entra a Gerico. Molte voci si tacitarono al grido del mendicante cieco. Egli è fonte di distrazione e di imbarazzo.  Ma anche attraverso il tumulto Gesù ode la voce del cieco, così come Dio sempre ascolta il grido dei poveri nelle Scritture ebraiche. Il Signore che rialza chi cade non solo ascolta ma risponde, e perciò trasforma totalmente la vita del mendicante cieco.

La disunione tra i cristiani può divenire parte del tumulto del mondo e del caos. Come le voci che discutono fuori da Gerico, la nostra divisione può sovrastare il grido dei poveri. Tuttavia, quando siamo uniti noi diventiamo sempre più pienamente presenza di Cristo nel mondo, maggiormente capaci di sentire, ascoltare e rispondere. Piuttosto che aumentare il volume delle discordie, siamo capaci di sentire megliole voci e quindi discernere quelle che hanno più bisogno di essere ascoltate.

 

Preghiera

O Dio di amore,

Tu sollevi i poveri e gli oppressi

e ricostituisci la loro dignità.

Ascolta ora il nostro grido per i poveri del nostro mondo,

ridona loro la speranza e confortali

cosicché tutto il tuo popolo possa essere uno.

Ti preghiamo nel nome di Gesù.

Amen.

 

Inno: The Right Hand of God (La mano di Dio)

La mano di Dio

sostiene la terra;

essa solleva chi cade, uno per uno.

Ciascuno è conosciuto per nome

e salvato dalla vergogna

perché la mano di Dio si è alzata.

 

 

SESTO GIORNO

Badate agli interessi degli altri

Isaia 25, 1-9                           Ora siamo felici e gioiosi perché ci ha salvati

Salmo 82 [81], 1-8                 Difendete il povero e lo sfruttato      

Filippesi 2, 1-4                       Badate agli interessi degli altri e non soltanto ai vostri

Luca 12, 13-21                       Badate di tenervi lontani dall’ansia delle ricchezze

Fonti francescane: (1 Cel 55; FF 418): la Provvidenza interviene per sfamare Francesco e compagni di viaggio in una traversata burrascosa

Nel sesto anno dalla sua conversione, ardendo del desiderio del sacro martirio, decise di recarsi in Siria a predicare la fede e la penitenza ai Saraceni e agli altri infedeli. Salì su una nave per quella re­gione, ma per il soffiare dei  venti contrari, si trovò con gli altri naviganti nelle parti della  Schiavonia (l’attuale Dalmazia). Allora, deluso nel suo ardente desiderio, poco tempo dopo, poiché non vi era  per quell’anno nessun’altra nave in partenza verso la Siria, pregò alcuni marinai diretti ad Ancona di prenderlo con loro. Ne ebbe un netto rifiuto perché i viveri erano insufficienti. Ma il Santo, fiducioso nella bontà di Dio, salì di nascosto sulla imbarcazione col suo compagno. Ed ecco sopraggiungere, mosso dalla divina Provvidenza, un tale, scono­sciuto a tutti, che consegnò ad uno dell’equipaggio che era timorato di Dio, delle vivande, dicendogli: «Prendi queste cose e dàlle fedelmente a quei poveretti che sono nascosti nella nave, ogni volta che ne avranno bisogno ». E avvenne che, scoppiata una paurosa burrasca, i marinai, affaticandosi per molti giorni a remare, consumarono tutti i loro viveri; rimasero solo quelli del poverello Francesco; i quali si moltiplicarono talmente con la  grazia e la potenza operativa di Dio, che, essendovi ancora molti giorni di navigazione, bastarono abbondantemente alla necessità di tutti finché giunsero al porto di Ancona. Allora i naviganti compre­sero ch’erano stati scampati dai pericoli del mare per merito del servo di Dio Francesco, e ringraziarono  Iddio onnipotente, che sempre si mostra mirabile e misericordioso nei suoi.

 

 

  * Il cambiamento delle norme bancarie internazionali continua ad avere un impatto negativo sul mercato e sul commercio dei Caraibi e minaccia la sopravvivenza economica di molte famiglie. Diventa sempre più difficile per la popolazione caraibica lavorare all’estero per spedire soldi alle proprie famiglie.  Le chiese dei Caraibi hanno introdotto il movimento Credit Union per permettere ai poveri di avere accesso alle finanze per attività economiche.

 

Commento

La testimonianza delle Scritture è sempre coerente: Dio mostra preferenza per i poveri; la sua mano agisce in favore dei deboli e contro i potenti. In modo simile, Gesù costantemente ammonisce contro il pericolo dell’avidità. Nonostante questi ammonimenti, però, il peccato di cupidigia spesso infetta le nostre comunità cristiane e insinua una logica di competizione per cui una comunità rivaleggia contro un’altra. Dobbiamo ricordarci che nella misura in cui non riusciamo a differenziarci dal mondo, ma ci conformiamo al suo spirito divisivo e competitivo, manchiamo di offrire “un sostegno per il povero nell’angoscia, un riparo contro la tempesta”.

Essere ricchi di fronte a Dio non significa, per le nostre chiese e comunità, avere molti fedeli che frequentano – o che fanno offerte – alle proprie comunità. Significa, al contrario, riconoscere che come cristiani abbiamo un numero infinito di fratelli e sorelle nel mondo, uniti anche in mezzo alle divisioni economiche tra Nord e Sud. Consapevoli di questa fraternità in Cristo, i cristiani possono unire le loro mani e promuovere insieme una giustizia economica per tutti.

 

Preghiera

O Dio onnipotente,

dona coraggio e forza alla tua Chiesa

nel continuare a proclamare la giustizia e il diritto

in situazioni di dominazione e oppressione.

Fa’ che il tuo Spirito ci aiuti,

mentre celebriamo la nostra unità in Cristo,

a guardare alle necessità degli altri.

Amen.

 

Inno: The Right Hand of God (La mano di Dio)

La mano di Dio

interviene sulla terra;

essa cancella invidia, odio, rabbia e avidità.

Il nostro egoismo e la nostra bramosia,

il nostro orgoglio e le nostre opere inique

sono spazzate via dalla mano di Dio.

 

 

SETTIMO GIORNO

Costruire la famiglia nelle case e nelle chiese

Esodo 2, 1-10             La nascita di Mosè

Salmo 127 [126], 1-5 Se il Signore non costruisce la casa, i costruttori si affaticano invano         

Ebrei 11, 23-24           Mosè fu tenuto nascosto dai suoi genitori […] perché avevano visto che il bambino era molto bello

Matteo 2, 13-15          Giuseppe si alzò, di notte prese con sé il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto

Fonti francescane: (3C 41-43; FF 1446-1450)

1446    Ogni giorno erano solleciti nel pregare e nel lavorare con le loro mani (Cfr. 1Cor 4,12), onde spazzar via del tutto da loro ogni forma di oziosità nemica dell’anima …

Si volevano bene a vicenda con affetto profondo, e l’uno serviva l’altro e lo nutriva, come una madre serve a nutre il proprio figlio unico e amato. Tanto ardeva in essi il fuoco della carità, che avrebbero volentieri consegnato il loro corpo alla morte non solo per amore di Cristo, ma anche per la salvezza dell’anima e del corpo dei loro fratelli…

1448    Erano tanto fondati e radicati nell’umiltà e nella carità (Cfr. Ef 3,17), che ciascuno riveriva l’altro come suo padre e signore. E chiunque, per il suo incarico di prelato o per doni di grazia, precedeva gli altri, appariva più basso e vile di tutti…

1449    43. Se per caso uno pronunciava parola che potesse dispiacere all’altro, ne provava tale rimorso di coscienza, da non aver pace finché non aveva dichiarato la sua colpa, prostrandosi a terra umilmente così da farsi mettere sulla bocca un piede del fratello offeso. Se poi questi non voleva compiere un simile gesto, se quello che aveva offeso l’altro era un prelato, gli comandava di mettere il piede sulla sua bocca, se invece era un suddito, chiedeva che l’ordine partisse dal prelato. In questo modo cercavano di allontanare da loro ogni rancore e malizia e di conservare sempre la pienezza della carità. Così s’ingegnavano di opporre ai vari vizi le virtù corrispondenti, prevenuti e aiutati dalla grazia di Gesù Cristo.

1450    Nessuna cosa inoltre ritenevano proprietà privata, ma mettevano insieme e usavano in comune (Cfr. At 2,44; 4,32) i libri e le altre cose, secondo la direttiva trasmessa e osservata dagli Apostoli (cfr. At 4, 32)). E sebbene nei singoli e in comunità ci fosse povertà reale, erano spontaneamente generosi di tutto quello che venisse loro offerto in nome di Dio. Donavano con gioia, per amore di Lui, le elemosine raccolte, a quanti ne facessero richiesta, massime ai poveri.

 

  * Nei Caraibi, la famiglia continua ad essere ferita dall’eredità della schiavitù e da nuovi fattori quali l’emigrazione dei genitori, i problemi finanziari e la violenza domestica. Di fronte a questa realtà le chiese dei Caraibi stanno lavorando per garantire sostegno alle famiglie, sia quelle mononucleari che quelle allargate.

 

Commento

Le famiglie sono di vitale importanza per la protezione e la crescita dei bambini. La Bibbia narra dell’infanzia di Mosè e di Gesù, i quali rischiarono la vita fin dalla loro nascita a motivo dell’ordine omicida di capi violenti, e così bene illustra come i bambini possano essere vulnerabili di fronte a forze esterne. Le loro storie dimostrano anche come sia possibile agire per proteggere i più piccoli. Matteo ci presenta un modello di paternità che è fedeltà amorevole al comando del Signore, soprattutto in tempi turbolenti.

Le Scritture guardano ai bambini quali benedizione e speranza per il futuro. Per il salmista essi “sono come frecce in mano a un guerriero”. Come cristiani, condividiamo una comune chiamata a vivere come rete di sostegno familiare, confidando nella forza del Signore, per costruire comunità forti in cui i bambini siano protetti e possano fiorire.

 

Preghiera

O Dio ricco di grazia,

hai mandato il tuo Figlio a nascere in una famiglia comune

i cui antenati erano allo stesso tempo fedeli e peccatori.

Ti chiediamo di benedire tutte le famiglie

di tutte le case e le comunità.

Ti preghiamo in modo particolare per l’unità della famiglia cristiana

perché il mondo creda.

Ti preghiamo nel nome di Gesù.

Amen.

 

Inno: The Right Hand of God (La mano di Dio)

La mano di Dio

scrive sulla terra;

essa stila con potenza e con amore.

I nostri conflitti e le nostre paure,

i nostri trionfi e le nostre lacrime

lasciano traccia nella mano di Dio.

 

 

OTTAVO GIORNO

Il Signore raduna dai quattro angoli della terra i dispersi

Isaia 11, 11-13                                   Il regno d’Israele non sarà più geloso di quello di Giuda. Questi non sarà più il nemico d’Israele

Salmo 106 [105], 1-14.43-48 Raccoglici […] e renderemo grazie al tuo santo nome

Efesini 2, 13-19                     Egli ha demolito quel muro che li separava

Giovanni 17, 1-12                  La mia gloria si manifesta in loro

Fonti francescane: (2Cel 23.182.191; FF  609.768.777):

609      23. Il padre santo progrediva continuamente in meriti e virtù. E poiché la sua prole cresceva ovunque in numero e grazia ed estendeva sino ai confini della terra i suoi tralci, ricchi a meraviglia di frutti ubertosi, cominciò a riflettere sempre più spesso, preoccupato come la giovane pianta potesse conservarsi e crescere stretta nel vincolo della unità.

            Vedeva, già allora, che molti, come lupi, infierivano contro il piccolo gregge,–vecchi incalliti nel male (Cfr Dn 13,52) –, spinti a nuocere unicamente dalla novità.

            Prevedeva pure che tra gli stessi figli potevano sorgere difficoltà a danno della pace e dell’unità, e lo turbava il pensiero che, come spesso avviene tra gli eletti, vi sarebbero stati alcuni inorgogliti nella loro mentalità carnale (Col 2,18), pronti alle contese e facili allo scandalo.

768      182. Infine, come ogni animo ripieno di carità, così anche Francesco detestava chi era odioso a Dio (Rm 1,10). Ma fra tutti gli altri viziosi, aborriva con vero orrore i detrattori e diceva che portano sotto la lingua il veleno (Cfr Gc 3,8), col quale intaccano il prossimo. Perciò evitava i maldicenti e le pulci mordaci, quando li sentiva parlare, e rivolgeva altrove l’orecchio, come abbiamo visto noi stessi@Come in altri luoghi, parla di se stesso e dei compagni di Francesco, che hanno riferito le notizie.@, perché non si macchiasse con le loro chiacchiere.

777      191. Fu suo desiderio costante e vigile premura mantenere tra i figli il vincolo dell’unità (Cfr Ef 4,3), in modo che vivessero concordi nel grembo di una sola madre quelli che erano stati attratti dallo stesso spirito e generati dallo stesso padre (Cfr Gb 34,14; Pr 23,22). Voleva che si fondessero maggiori e minori, che i dotti si legassero con affetto fraterno ai semplici, che i religiosi pur lontani tra loro si sentissero uniti dal cemento dell’amore.

 

  * La chiese dei Caraibi lavorano insieme per guarire le ferite all’interno del Corpo di Cristo nella loro regione, che sono un retaggio della colonizzazione. La riconciliazione spesso richiede pentimento, riparazione e riconciliazione delle memorie. Un esempio è l’atto di scuse e di riparazione tra battisti in Gran Bretagna e nei Caraibi. Come Israele, la Chiesa unita è chiamata ad essere sia segno che agente di riconciliazione.

 

Commento

Lungo la narrazione biblica della storia della salvezza si trova incontrovertibilmente la determinazione del Signore a fare di Israele il suo popolo.  La costituzione di questo popolo – unito in una sacra alleanza con Dio – è fondamentale al piano di salvezza di Dio e alla santificazione e glorificazione del suo nome.

Il profeta ripetutamente ricorda a Israele che l’alleanza richiede che le relazioni tra i vari gruppi sociali siano caratterizzate da giustizia, compassione, e misericordia. Nel momento in cui Gesù si preparava a sigillare la nuova alleanza nel suo sangue, la sua più fervente preghiera al Padre era che coloro che il Padre aveva dato a lui fossero uno, come lui e il Padre erano uno. Ogni volta che i cristiani riscoprono la loro unità in Gesù partecipano alla glorificazione di Cristo alla presenza del Padre, con la stessa gloria che Egli aveva alla presenza del Padre prima che il mondo esistesse. E così il popolo dell’alleanza con Dio deve sempre adoperarsi per essere una comunità riconciliata – che sia essa stessa un segno efficace per tutti i popoli della terra di come vivere nella giustizia e nella pace.

 

Preghiera

O Signore,

ti chiediamo umilmente che, per la tua grazia,

le chiese in tutto il mondo

possano diventare strumenti della tua pace.

Fa’ che, attraverso la loro azione comune quali ministri

della tua guarigione e del tuo amore riconciliatore

tra i popoli divisi,

il tuo nome sia santificato e glorificato.

Amen.

 

Inno: The Right Hand of God (La mano di Dio)

La mano di Dio

semina la terra;

essa pianta semi di libertà, speranza e amore.

In ogni terra e in ogni popolo,

lasciamo che i bimbi si prendano per mano

e siano una cosa sola nella mano di Dio.

 

INVOCAZIONI E INTERCESSIONI

PER LA CELEBRAZIONE DELLE LODI E DEI VESPRI

 

Primo giorno: giovedì 18

lodi:    O Dio nostro Padre, che hai guidato Abramo in terre straniere costituendolo padre di molte nazioni:

            – apri i nostri cuori all’accoglienza di tutti coloro che in te riconosciamo nostri fratelli, nell’impegno di costruire con loro un mondo nuovo, a immagine del tuo regno.

.

vespri: Signore Gesù, che ti presenti a noi nella veste del forestiero che chiede ospitalità e dell’affamato che chiede da mangiare:

            – apri i nostri occhi e tocca i nostri cuori perché ti sappiamo riconoscere in tutti coloro che soffrono e chiedono soccorso, venendo loro incontro con gesti concreti e generosi:

 

Secondo giorno: venerdì 19

lodi:    O Dio nostro Padre, che hai impresso in ogni uomo e donna la tua immagine e     somiglianza:

            – rafforza ciascuno di noi e le nostre chiese nell’impegno per far riconoscere la   dignità e i diritti di ogni persona, eliminando ogni discriminazione a motivo di genere, di razza di religione e di appartenenza

 

vespri: Signore Gesù, tu ti sei rivelato a noi come il buon samaritano che si fa carico delle            sofferenze di ogni persona, senza distinzioni di appartenenza,

– infondi nei nostri cuori i tuoi sentimenti compassione e di misericordia perché come persone e come comunità cristiane facciamo nostre le sofferenze di tutti coloro che incontriamo nella nostra strada e diventiamo testimoni della tua presenza nel mondo.

 

Terzo giorno: sabato 20

lodi:  O Dio nostro Padre, che ascolti i gemiti e le preghiere dei tuoi figli:

            – trasforma il nostro cuore e guida le nostre scelte affinché nei tuoi figli si riveli il tuo cuore       amoroso e provvidente.

 

vespri: Signore Gesù, che hai assunto il nostro corpo mortale ricostituendo in noi l’originale       immagine e somiglianza di Dio e con il dono del tuo Spirito fai di noi un solo corpo in te:

            – fa che riconosciamo in tutti gli uomini la dignità di figli di Dio e aiutaci ad essere membra       vive e operanti nel tuo corpo.

 

Quarto giorno: domenica 21

lodi:       O Signore, tu ci hai insegnato che la pace è frutto della giustizia e dell’amore e non della forza:

              – fa che i cristiani e le chiese diventino operatori di pace con la testimonianza viva di amore e accoglienza.

 

vespri:  Signore Gesù, che da risorto hai effuso sui discepoli il tuo Spirito e hai loro donato la tua pace mostrando i segni della tua passione:

              – donaci il tuo Spirito, che produca in noi “frutti di amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé”.

 

Quinto giorno: lunedì 22

lodi:    O Signore nostro Dio, tu che hai promesso di camminare sempre davanti al tuo popolo e di portarlo sulle tue braccia nei momenti di fatica:

            – fa che seguiamo le tue tracce, sostenendo con le nostre forze chi vive nello smarrimento e nelle difficoltà.

 

vespri:  Signore Gesù, tu che hai sempre risposto risanando chi si è rivolto a te invocando pietà e soccorso,

              – rendici sensibili al grido, alle volte muto, di chi si attende da noi uno sguardo, una parola e un gesto concreto di aiuto e di sollievo.

Sesto giorno: martedì 23

lodi:    Dio nostro Padre, sempre fedele alle tue promesse e speranza dei poveri e degli oppressi:

            – rendici solidali coi le vittime dell’ingiustizia e fa che la nostra vicinanza sia per loro fondato motivo di conforto e di speranza.

 

vespri:  Signore Gesù, che hai scelto la povertà come condizione della tua vita tra noi:

– fa che viviamo la beatitudine dei poveri, liberandoci dall’ansia per le ricchezze e condividendo con i fratelli che ci vivono accanto i doni materiali e spirituali che tu generosamente ci hai elargito.

Settimo giorno: mercoledì 24

lodi:    O Dio nostro Padre, tu ci ricordi che se il Signore non costruisce la casa invano faticano i costruttori:

            – fa che le nostre famiglie, comunità e chiese siano profondamente radicate in te e nella tua parola, vivendo nella concordia e nell’unità.

 

vespri: Signore Gesù, salvato dalla strage degli innocenti per la cura di Giuseppe:

– fa che i cristiani e le chiese operino con impegno per la tutela dei bambini e degli indifesi.

Ottavo giorno: giovedì 25

lodi:    O Dio nostro Padre, che hai ricondotto il tuo popolo dall’esilio riunificandolo e stabilendo con lui la tua alleanza:

            – fa che ritorniamo a te per formare nel tuo Figlio un unico popolo.

 

vespri:  Signore Gesù, che, prima di donare la tua vita per noi hai pregato perché i tuoi discepoli formino una cosa sola in te:

              – rendici testimoni di unità, affinché il mondo creda al tuo amore e si lasci trasformare da esso.

 

 

APPENDICE I

PREGHIERE CON I SALMI

 

INTRODUZIONE

 

Care sorelle e cari fratelli nel Signore Gesù,

a tutti voi il nostro saluto di pace!

 

Quanto a ciascuno di noi stia a cuore l’unità dei credenti in Cristo è cosa che conforta e dà speranza. Del resto sappiamo che il primo a pregare per questo è lo stesso Signore, che continuamente chiede al Padre che tutti noi possiamo essere una cosa sola. Tra le tante iniziative che le chiese cristiane sostengono e propongono per crescere in una comunione sempre più piena, la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani occupa un posto rilevante: da molti anni ormai è l’occasione preziosa per unire le voci in una preghiera davvero corale al Padre. E tuttavia desideriamo che questa preghiera non si fermi qui, ma si estenda in qualche modo anche ad altri momenti lungo l’anno, e diventi così più frequente, quasi costante.

Ecco perché abbiamo pensato di offrire queste brevi indicazioni di preghiera. Sono dodici, una per ciascun mese dell’anno; sono composte ciascuna di un Salmo, quindi da testi che tutte le chiese condividono, arricchiti da un semplice testo di preghiera, che intende sottolineare almeno uno dei temi espressi dai vari Salmi scelti, aiutando a scoprirne il valore proprio nella direzione della comunione. Abbiamo volutamente pensato ad una forma di preghiera molto semplice: così ci auguriamo che possa essere usata in molti modi, come integrazione nella liturgia delle ore o nella celebrazione domenicale, come anche nella preghiera personale o in piccoli gruppi, dove siano presenti fedeli di un’unica chiesa o di più chiese. Ciò che conta è che la nostra preghiera salga con fede all’unico Dio Uno e Trino, affinché sempre di più le chiese scoprano la ricchezza della comunione fraterna.

Abbiamo voluto inserire questi suggerimenti nel fascicolo con i testi per la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani 2018, sia per la comodità di tutti sia per favorirne una diffusione il più possibile ampia. Le preghiere sono state composte da Madre Maria Emmanuel Corradini[2], che ringraziamo di vero cuore per la disponibilità e per il sostegno nella preghiera, sia suo personale quanto comunitario.

 

Chiesa Cattolica

✠ Ambrogio Spreafico

Vescovo di Frosinone-Veroli-Ferentino

Presidente, Commissione Episcopale per l’Ecumenismo e il Dialogo interreligioso della CEI

 

Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia

Pastore Luca Maria Negro

Presidente

 

Sacra Arcidiocesi Ortodossa d’Italia e Malta

ed Esarcato per l’Europa Meridionale

✠ Sua Eminenza Reverendissima il Metropolita Gennadios

Arcivescovo Ortodosso d’Italia e Malta

ed Esarca per l’Europa Meridionale

(Patriarcato Ecumenico)

 

 

PREGHIERE

 

Proposta per il mese di gennaio

 

Salmo 127 (126) – Il Signore costruisce la casa

 

Se il Signore non costruisce la casa,
i costruttori si affaticano invano.
Se il Signore non protegge la città,
le sentinelle vegliano invano.
Invano vi alzate presto il mattino,
andate a riposare tardi la sera
e vi guadagnate il pane con fatica:
ai suoi amici il Signore lo dona
anche se dormono.

I figli sono un dono del Signore,
un grembo prolifico, la sua benedizione.
I figli avuti nella giovinezza
sono come frecce in mano a un guerriero.
Felice l’uomo che ne ha molte.
Non rischierà di essere umiliato
quando gli faranno causa i suoi avversari.


Preghiera

Signore, fa’ che la nostra vita sia come una casa, la cui porta è sempre aperta a ogni fratello o ospite inatteso. Sia fondata su te, pietra angolare, e sia rifugio allo stanco e allo sfiduciato.

Sia custodita dalla tua Parola, che rianima e ristora. Sia, la casa del nostro cuore, Betania dell’amicizia, in cui convergono le esigenze e le speranze di tutti gli uomini che camminano verso la Gerusalemme celeste. Amen.

 

Proposta per il mese di febbraio

Salmo 122 (121) – Saluto a Gerusalemme

 

Che gioia quando mi dissero:
‘Andremo alla casa del Signore!’.
E ora i nostri passi si fermano alle tue
porte, Gerusalemme.

Gerusalemme, città ben costruita,
raccolta entro le tue mura!

A te salgono le tribù,
le tribù del Signore.

Qui Israele deve lodare
il nome del Signore.
Qui, nel palazzo di Davide,
siedono i re a rendere giustizia.

Pregate per la pace di Gerusalemme.
Dite: ‘Sicurezza per chi ti ama,
pace entro le tue mura,
prosperità nei tuoi palazzi!’.

Per amore dei miei parenti e vicini
io dico: ‘Pace su di te!’.
Per amore della casa del Signore, nostro Dio,
voglio chiedere per te ogni bene.


 

Preghiera

Desideriamo pregare per la Chiesa di Cristo, perché abitata dalla pace, che le proviene dal Principe della Pace, irradi su tutti gli uomini il perdono di Dio.

Guarisca con la preghiera la memoria del cuore, purificando le ferite inferte dalla divisione, e sia nel mondo segno e strumento dell’intima unione con Dio e tutto il genere umano, immagine splendente della nuova Gerusalemme, dove tutti indosseranno la veste nuziale. Amen.

 

Proposta per il mese di marzo

 

Salmo 33 (32) – Lode a Dio creatore e Signore

 

 

Gridate di gioia al Signore, voi giusti;
da voi, fedeli, si innalzi la lode!
Celebrate il Signore al suono della cetra,
lodatelo sull’arpa a dieci corde.
Cantate per lui un canto nuovo,
acclamatelo con la musica più bella!
 Chiara è la parola del Signore,
sicure sono tutte le sue opere.

Egli ama il diritto e la giustizia,
del suo amore è piena la terra.
La parola del Signore creò il cielo
e il soffio della sua bocca, tutte le stelle.
Ha messo un argine alle onde del mare,
ha raccolto le acque degli abissi.
Tutta la terra renda onore al Signore,
lo temano gli abitanti del mondo.
Perché egli parlò e tutto fu fatto;
diede un ordine e tutto fu compiuto.

Il Signore distrugge i piani dei popoli,
rende vani i progetti delle nazioni.
Ma i piani del Signore durano per sempre,
tutti i suoi progetti rimangono nei secoli.
Felice la nazione che ha il Signore come Dio,
il popolo che egli ha scelto come suo.

Dall’alto del cielo il Signore guarda
e vede tutti gli uomini.
Dal luogo dove abita
egli osserva tutti gli abitanti della terra.
Lui ha creato il loro cuore,
lui conosce le loro azioni.
Un re non vince con un grande esercito,
un guerriero non si salva con la sua forza;
è un’illusione la vittoria con i cavalli,
la salvezza non viene dagli eserciti.
Ma il Signore veglia su chi crede in lui,
su chi spera nel suo amore;
per farlo sfuggire alla morte
e tenerlo vivo in tempo di fame.

Noi speriamo nel Signore:
è lui che ci aiuta e ci protegge.
Da lui viene ogni nostra gioia,
in lui è tutta la nostra fiducia.
Il tuo amore ci accompagni,
perché noi confidiamo in te, Signore.


 

Preghiera

Ti preghiamo, Padre, di aiutarci a testimoniare davanti ad ogni fratello il tuo disegno di salvezza, compiuto nella morte e risurrezione di Cristo tuo Figlio e destinato a tutti gli uomini.  

Quei piccoli, quei giusti, quei santi che hanno lavato le loro vesti rendendole candide nel sangue dell’Agnello, ci siano di stimolo e di esempio, nel cercare sempre vie comuni per la nostra testimonianza di te e della tua presenza nel mondo.

Essi lodano in eterno il Cristo Signore: possa la nostra voce unirsi alla loro, nella lode a Colui che vive e regna con te nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

 

Proposta per il mese di aprile

 

Salmo 23 (22) – Il buon pastore

 

Il Signore è il mio pastore
e nulla mi manca.
Su prati d’erba fresca
mi fa riposare;
mi conduce ad acque tranquille,
mi ridona vigore;
mi guida sul giusto sentiero:
il Signore è fedele!

Anche se andassi per la valle più buia,
di nulla avrei paura,
perché tu resti al mio fianco,
il tuo bastone mi dà sicurezza.

 

Per me tu prepari un banchetto
sotto gli occhi dei miei nemici.
Con olio mi profumi il capo,
mi riempi il calice fino all’orlo.

La tua bontà e il tuo amore mi seguiranno
per tutta la mia vita;
starò nella casa del Signore
per tutti i miei giorni.


Preghiera

Eravamo erranti come pecore senza pastore, ma ora siamo tornati al custode e Pastore del gregge. Portati in braccio dalla sua misericordia abbiamo ritrovato il calore dell’ovile e la Parola di consolazione.

Ti preghiamo Padre, perché in Cristo, Pastore eterno, ogni volto umano si riconosca fratello e sorella alla mensa preparata per tutti i popoli. Amen.

 

Proposta per il mese di maggio

 

Salmo 100 (99) – Il popolo loda il suo Signore

 

Acclamate al Signore, genti tutte della terra.
Servite il Signore nella gioia,
presentatevi a lui con lieti canti.

Riconoscete che il Signore è Dio.
Egli ci ha fatti, a lui apparteniamo
siamo il suo popolo, il gregge che egli guida.

Entrate nel suo tempio con canti,
nei suoi cortili con inni di lode:
celebrate e lodate il Signore.

Il Signore è buono,
senza fine è il suo amore per noi,
egli rimane fedele per sempre.

 

 

Preghiera

Ti magnifichi, o Signore, il nostro cuore, si aprano le nostre labbra alla lode, perché hai stretto con il tuo popolo un patto di eterna alleanza riversando su tutti la tua benedizione.

Visita il mondo con quella tua compassione, che come arcobaleno si estende da un confine all’altro della terra, stringendo in un unico abbraccio tutti i popoli.

Tu che sei Dio e vivi e regni con il Padre e lo Spirito Santo nei secoli dei secoli. Amen.

 

Proposta per il mese di giugno

 

Salmo 15 (14) – Istruzioni per chi entra nel tempio

 

Chi è degno, Signore,
di stare nella tua tenda,
di abitare sulla tua santa montagna?

Chi si comporta onestamente,
pratica la giustizia,
parla con sincerità.
Non usa la lingua per calunniare,
non fa torto al suo prossimo,
non parla male del proprio vicino.
Disprezza chi è riprovevole,
ma stima chi teme il Signore
mantiene la parola data
anche a proprio danno.
Non presta denaro a usura,
non accetta doni contro l’innocente.

Chi agisce in questo modo
vive sicuro, per sempre.


Preghiera

Tu, Signore, hai posto una dimora in mezzo al tuo popolo, tenda ospitale per tutti gli uomini.

Ti preghiamo, allarga i paletti della tenda nel nostro cuore, perché nessun fratello si senta in essa straniero ma accolto e ospitato per amore del tuo nome.

Lo Spirito aleggi in questa dimora e metta sulle nostre labbra una parola di riconciliazione e di benedizione. Amen.

 

Proposta per il mese di luglio

Salmo 133 (132) Canto di fratellanza

 

Guarda come è bello e piacevole
che i fratelli vivano insieme.

È come profumo d’olio prezioso
versato sul capo di Aronne,
che scorre sulla barba
fino sul collo del manto.
È come una fresca rugiada
che scende sul monte Sion
abbondante come sull’Ermon.

Il Signore manda su Sion
la sua benedizione:
la vita per sempre!


Preghiera

Rugiada che scende dall’Ermon e reca refrigerio e vita è l’amore fraterno. Olio che lenisce le ferite è il perdono.

Ti preghiamo, Signore, perché i cristiani delle diverse confessioni, camminando nello splendore della verità e nella comunione dell’amore, rendano credibile l’annunzio del vangelo con l’unità d’intenti e dei cuori. Amen.

 

Proposta per il mese di agosto

 

Salmo 130 (129) – Dall’angoscia profonda

 

Dal profondo dell’angoscia grido a te,
Signore;
Signore, ascolta il mio pianto!
Le tue orecchie siano attente
alla voce della mia preghiera.

Se tieni conto delle colpe, Signore,
Signore, chi potrà vivere ancora?

Ma tu sei colui che perdona
e noi potremo servirti.

Con tutta l’anima spero nel Signore
e conto sulla sua parola:
Spero nel Signore e l’attendo
più che una sentinella l’aurora,
sì, più che una sentinella l’aurora.

Tutto Israele speri nel Signore:
egli è buono e può liberarci.
Il Signore libera il suo popolo
da tutti i suoi peccati.


 

Preghiera

Padre, Tu che raccogli le ansie dell’umanità e conosci l’abisso scavato dalle nostre colpe.

Tu che nella nuova Alleanza sancita dal Sangue del tuo Figlio hai impresso nei cuori la legge dell’amore, fa’ che tutti i cristiani, purificati e rinnovati dal tuo Spirito, si servano a vicenda, condividano la sofferenza di molti fratelli e in questa sofferenza possano tutti sperimentare quella comunione che si rivolge con preghiera filiale a te, chiamandoti Padre.  Amen.

 

Proposta per il mese di settembre

 

Salmo 124 (123) – Ringraziamento per lo scampato pericolo

 

Se il Signore non fosse stato con noi,
– puoi dirlo, popolo d’Israele –
se il Signore non fosse stato con noi
quando ci attaccarono quegli uomini,
ci avrebbero inghiottiti vivi,
tanto ardeva la loro ira;
un torrente ci avrebbe travolti,
un diluvio ci avrebbe sommersi;
saremmo stati travolti
da acque impetuose.

Ringraziamo il Signore che non ci ha lasciati
in preda ai loro denti.

Siamo sfuggiti come un uccello
dalle trappole dei cacciatori:
il laccio si è spezzato
e noi siamo sfuggiti.

Il nostro aiuto viene dal Signore,
che ha fatto cielo e terra.


Preghiera

Padre, Tu hai rivelato la tua forza nella debolezza del tuo Figlio, vilipeso dagli uomini, abbandonato e condannato da tutti; lo hai riscattato dalla morte e con lui tutti gli uomini oltraggiati e infangati a causa del tuo nome.

Fa’ che i cristiani diffusi in tutto il mondo si conformino sempre più al Figlio tuo, mite Agnello, e risanino con umiltà e intelligenza ogni lacerazione e discordia insorta lungo il cammino nella Chiesa. Amen.

 

Proposta per il mese di ottobre

 

Salmo 96 (95) – Il Signore è re e giudice dell’universo

 

Cantate al Signore un canto nuovo,
cantate al Signore, abitanti del mondo,
cantate e benedite il Signore!

Ogni giorno annunziate: è lui che ci salva!
Raccontate la sua gloria a tutte le nazioni,
a tutti i popoli narrate le sue imprese.

Grande è il Signore, e degno di lode,
più terribile di tutti gli dèi.
Gli altri dèi dei popoli sono un nulla.

Il Signore ha fatto l’universo:
attorno a lui splendore e maestà,
nel suo santuario potenza e bellezza.

Rendete al Signore, popoli del mondo,
rendete al Signore gloria e potenza,
rendete a lui la gloria che gli spetta.

Entrate con offerte nel suo tempio,
adoratelo quando appare nella santità;
tremate davanti a lui, abitanti del mondo.

Dite a tutti gli uomini: il Signore regna,
giudica i popoli con giustizia.
Egli rende stabile il mondo, che non sarà mai scosso.

Si rallegrino i cieli, esulti la terra,
frema il mare e quanto vi è contenuto,
sia in festa tutta la campagna;

danzino di gioia gli alberi del bosco,
davanti al Signore che viene,
che viene a giudicare la terra:
giudicherà il mondo con giustizia
e tratterà i popoli con equità.


Preghiera

Padre, a te rivolgiamo il nostro canto di lode perché ti sei ricordato del tuo amore per noi e ti sei chinato sulla nostra umana povertà.

Tu, che nulla disprezzi di quanto hai creato, custodisci il nostro cuore dalla tristezza e dal giudizio, perché ogni fratello sia raggiunto dal nostro desiderio di pace e di riconciliazione nel tuo nome. Amen.

 

Proposta per il mese di novembre

 

Salmo 16 (15) – Canto di fede di un convertito

 

Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio.
Ho detto al Signore: sei tu il mio Dio:
fuori di te non ho altro bene.

Un tempo adoravo gli dèi del paese,
confidavo nel loro potere.
Ora pensino altri a fare nuovi idoli,
non offrirò più a loro
il sangue dei sacrifici,
con le mie labbra non dirò più
il loro nome.

Sei tu, Signore, la mia eredità,
il calice che mi dà gioia;
il mio destino è nelle tue mani.
Splendida è la sorte che mi è toccata,
magnifica l’eredità che ho ricevuto.

Loderò Dio che ora mi guida,
anche di notte il mio cuore lo ricorda.
Ho sempre il Signore davanti agli occhi,
con lui vicino non cadrò mai.
Perciò il mio cuore è pieno di gioia,
ho l’anima in festa,
il mio corpo riposa sicuro.

Non mi abbandonerai al mondo dei morti,
non lascerai finire nella fossa chi ti ama.
Mi mostrerai la via che porta alla vita:
davanti a te pienezza di gioia,
vicino a te felicità senza fine.


Preghiera

Risplenda su di noi, Signore, la sapienza della croce, illumini le nostre menti e il nostro cuore, perché possiamo così respingere tutto ciò che non ci fa “uno” nel tuo nome.

Tu sei la nostra eredità, l’unico nostro vero bene, donaci il tuo Santo Spirito per riunire i cristiani separati nell’unico ovile che è il tuo Cuore, aprendo, come te, le nostre braccia e la nostra mente all’umana comprensione. Amen.

 

Proposta per il mese di dicembre

 

Salmo 34 (33) – Meditazione: il Signore veglia sul giusto e lo libera

 

Benedirò il Signore in ogni tempo:
sulla mia bocca sempre la sua lode.
Io voglio gloriarmi del Signore:
gli umili udranno e saranno felici.
Celebrate con me il Signore perché è grande,
esaltiamo tutti insieme il suo nome.

Ho cercato il Signore e m’ha risposto,
da tutti i timori mi ha liberato.
Chi guarda a lui diventa raggiante,
dal suo volto svanisce la vergogna.
Se un povero grida, il Signore lo ascolta,
lo libera da tutte le sue angustie.
L’angelo del Signore veglia su chi lo teme
e lo salva da ogni pericolo.

Gustate e vedete come è buono il Signore:
felice l’uomo che in lui si rifugia.
Ubbidite al Signore, voi suoi fedeli:
nulla manca all’uomo che lo teme.
Anche il leone può soffrire la fame,
ma chi cerca il Signore non manca di nulla.

Venite, figli, ascoltatemi:
io vi insegnerò il timore del Signore.
Se un uomo desidera gustare la vita,
se vuole vedere molti giorni felici,
tenga lontano la lingua dal male
con le sue labbra non dica menzogne.
Fugga il male e pratichi il bene,
cerchi la pace e ne segua la via!
L’occhio del Signore segue i giusti,
il suo orecchio ne ascolta le grida.
Il suo sguardo affronta i malvagi,
e ne cancella perfino il ricordo.
Il Signore ascolta chi lo invoca
e lo libera da tutte le sue angustie.
Il Signore è vicino a chi ha il cuore affranto,
salva colui che è abbattuto.

Molti mali colpiscono il giusto,
ma il Signore lo libera da tutti.
Il Signore protegge anche le sue ossa,
neppure uno gli sarà spezzato.
Il male ucciderà il malvagio;
chi odia il giusto sarà condannato.

Il Signore riscatta la vita dei suoi servi,
chi ricorre a lui non sarà condannato.


 

Preghiera

Padre Santo, fonte di ogni bene e benedizione, sei forza dei deboli, sostegno dei poveri, soccorso degli umili.

Come hai liberato dalle angosce della morte il tuo unico Figlio, così libera la tua Chiesa da ogni dissidio e divisione, da ogni orgoglio e presunzione, e fa’ che attraverso la santità di tutti i suoi membri si affretti il giorno in cui essa si manifesterà a tutti “una”, santa, cattolica e apostolica. Amen.

[1] http://www.augustinus.it/italiano/discorsi/discorso_288_testo.htm.

 

[2] Madre Maria Emmanuel originaria di Reggio Emilia, medico, è entrata nel 1997 nel Monastero benedettino dell’Isola di San Giulio guidato dalla Madre A. Cànopi. Nel 2012 è stata inviata quale Abbadessa del Monastero benedettino di San Raimondo in Piacenza per risollevare il monastero e la vita monastica. Qui ha iniziato la lectio quotidiana, seguita tanto dalla comunità monastica quanto dai numerosi fedeli che partecipano alle celebrazioni liturgiche e alla vita del monastero.

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