SI VIVE SOLO PER MORIRE? – 24 Luglio 2017

‘Perché dover andare a scuola, e lavorare, se poi si deve morire?’. E’ la domanda che Maria Cristina, 12 anni, ha posto a sua mamma rientrando da una visita al nonno morente. La domanda di Maria Cristina, però, in un certo senso viene a tranquillizzarmi. Essa denota l’insorgere, proprio all’età in cui lo stesso Gesù Cristo cominciò ad interrogare i dottori della Legge, della domanda più importante che è dato all’essere umano di porsi e di porre: la domanda sul senso della vita di fronte alla morte. Che senso ha vivere se dobbiamo morire?
Che senso ha la vita umana, così grande e così fragile, così sublime e così misera, tesa all’infinito e sfidata dal limite?
E’ questa la domanda del cuore che anima il desiderio e sempre stimola la ragione. E la risposta adeguata non può mai essere solo un discorso, ma la testimonianza di un’esperienza, di un incontro, di un avvenimento che soddisfano il cuore solo nella misura in cui si propongono e trasmettono come tali. Solo un’esperienza di vita che vince la morte senza censurarla è la risposta adeguata alla vita che domanda una pienezza più grande sei suoi limiti (Mauro Giuseppe Lepori, Si vive solo per morire?).

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