La liturgia della domenica di Pentecoste ci offre il dono prezioso dello Spirito Santo, che Cristo ci lascia in eredità. Prezioso per chi desidera comunione autentica con gli altri, forza e slancio nella missione di ricondurre l’uomo al Padre, senso di appartenenza a Dio, al prossimo e all’umanità intera, testimonianza della vita in Cristo. Non noi possiamo fare tutto questo da noi stessi ma può farlo lo Spirito di Cristo in noi. Siamo chiamati a farlo appoggiandoci a qualcun’Altro.
Dagli Atti degli apostoli At 2,1-11
Mentre stava compiendosi il giorno della Pentecoste, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all’improvviso dal cielo un fragore, quasi un vento che si abbatte impetuoso, e riempì tutta la casa dove stavano. Apparvero loro lingue come di fuoco, che si dividevano, e si posarono su ciascuno di loro, e tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, nel modo in cui lo Spirito dava loro il potere di esprimersi.
Abitavano allora a Gerusalemme Giudei osservanti, di ogni nazione che è sotto il cielo. A quel rumore, la folla si radunò e rimase turbata, perché ciascuno li udiva parlare nella propria lingua. Erano stupiti e, fuori di sé per la meraviglia, dicevano: «Tutti costoro che parlano non sono forse Galilei? E come mai ciascuno di noi sente parlare nella propria lingua nativa? Siamo Parti, Medi, Elamìti; abitanti della Mesopotàmia, della Giudea e della Cappadòcia, del Ponto e dell’Asia, della Frìgia e della Panfìlia, dell’Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirène, Romani qui residenti, Giudei e prosèliti, Cretesi e Arabi, e li udiamo parlare nelle nostre lingue delle grandi opere di Dio».
Mentre i discepoli sono riuniti tutti insieme nello stesso luogo, fanno esperienza di una forza, lo Spirito Santo, che li rende capaci di comunicare le grandi opere di Dioa tutti. Non è lo Spirito a parlare ma, per chi è sotto la Sua guida, è possibile una nuova comunicazione da uomo a uomo di qualsiasi provenienza e appartenenza. Una comunicazione autentica, pur rimanendo le differenze di cultura ed identità.
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi 1Cor 12,3b-7.12-13
Fratelli, nessuno può dire: «Gesù è Signore!», se non sotto l’azione dello Spirito Santo. Vi sono diversi carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversi ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diverse attività, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti. A ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per il bene comune.
Come infatti il corpo è uno solo e ha molte membra, e tutte le membra del corpo, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche il Cristo. Infatti noi tutti siamo stati battezzati mediante un solo Spirito in un solo corpo, Giudei o Greci, schiavi o liberi; e tutti siamo stati dissetati da un solo Spirito.
San Paolo si rivolge ad una pluralità di persone insistendo sulla loro appartenenza ad un solo corpo ed un solo Spirito. Come a ricordarci che non possiamo esistere da noi stessi e per noi stessi. Ciascuno è ed ha senso solo se in relazione ad altri e ad un organismo maggiore di cui è parte. Uno solo è Dio, che opera tutto in tutti:viene dichiarata in modo incisivo sia la dipendenza di ciascuno nei confronti di un “di più” che ci supera, sia l’interdipendenza di ciascuno nei confronti dell’altro. Siamo partecipi ciascuno della vita e del corpo dell’altro. Tutte le membra del corpo, pur essendo molte, sono un corpo solo: essere parte dello stesso corpo ci rende intimi gli uni agli altri, profondamente e reciprocamente coinvolti. La tua vita e la tua storia sono una parte inseparabile dalla mia vita e dalla mia storia.
Dal Vangelo secondo Giovanni Gv 20,19-23
La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».
I discepoli si trovano serrati in un luogo per paura dei Giudei e forse anche preda del dolore per aver abbandonato e rinnegato il loro Signore. Hanno paura, si nascondono. Sono chiusi e timorosi verso ciò che si trova oltre le porte della casa in cui si sono barricati per cercare di difendersi. Erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei.Poi arriva Gesù e con lui finalmente la pace. Pace a voi! La paura passa in secondo piano; troppa è la gioia di vedere il Signore vivo, di averlo con loro. Gesù sembra non ricordarsi della loro infedeltà perchè rilancia nell’accordare di nuovo la fiducia a loro. Prima aveva chiesto loro di restare ma hanno fallito. Ora chiede di andare.Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi. Non ha perso la fiducia in noi. “Ha fede in noi, il risorto. Affidandoci delle parole, le sue parole, la Parola, e quel poco che è riuscito a costruire nei suoi tre anni di vita pubblica. A noi che, invece, vorremmo fuggire, chiedere aiuto, lasciar fare a lui.Si ribaltano le posizioni, invece.Dio non risolve, affida. Non interviene, chiede.” ( Paolo Curtaz)
E come possiamo essere all’altezza della richiesta? Accogliendo, fidandoci e affidandoci allo Spirito Santo.Soffiò e disse loro: Ricevete lo Spirito Santo.E’ dal suo Spirito che proviene la gioia, la pace, la forza, la carità e tutto ciò che ci è necessario per la missione. Non ci viene chiesto di fare, contando solo sulle nostre misere forze, o di non fare nulla ma di fare appoggiandoci a qualcun’ Altro.
Commento patristico Clemente di Alessandria, Protrepticon, I, 5, 3
E questo discendente di David, che esisteva prima di David, il Logos di Dio, avendo disprezzato la lira e la cetra, strumenti senz`anima, regolò per mezzo dello Spirito Santo il nostro mondo e in modo particolare questo microcosmo, l`uomo, anima e corpo: egli si serve di questo strumento dalle mille voci per celebrare Dio, e canta egli stesso in accordo con questo strumento umano. «Poichè tu sei per me una cetra, un flautoe un tempio» (Anonimo): una cetra, per la tua armonia; un flauto, per il tuo soffio; un tempio, per la tua ragione, in guisa che l`una vibra, l`altro respira e quest`ultimo accoglie il Signore.
Commento francescano San Bonaventura ,Leggenda maggiore(FF 1237)
“Incominciamo, fratelli, a servire il Signore Dio nostro, poiché finora poco abbiamo progredito”.
Queste le parole rivolte ai frati dal poverello d’Assisi e pronunciate alla fine della sua vita, con il corpo martoriato dalle malattie e dai chiodi. Il santo cammina nel corso di tutta la sua vita, sospinto dallo Spirito Santo, di cui si mette in ascolto e a cui dà risposta. Si pone nell’atteggiamento di colui che non si tira indietro ma ricomincia ogni volta, assecondando la forza trasformatrice dello Spirito Santo. Nessun compiacimento verso se stesso, sceglie la verità e, a volte anche la durezza, di un percorso di libertà che non ha pari.
Orazione finale
Padre,rendici docili perché possiamo accogliere in noi i doni dello Spirito Santo e così assecondare la trasformazione del nostro cuore e della nostra vita. Per Cristo nostro Signore. Amen.