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UN LEGAME PROFONDO (INTERPRETAZIONE LIBERA DI UNA CANZONE DI FRANCO BATTIATO) – 14 Marzo 2018

   Chi è capace di uno sguardo spirituale sente di essere “rapito” nei suoi sogni e nei suoi desideri: “un rapimento mistico e sensuale”. Questa esperienza rivela il legame profondo che ogni uomo ha in sé con il divino; un legame che è rivelato da un desiderio diverso che dimora in te, in me. Un desiderio che mi fa pensare che “dovrei cambiare l’oggetto dei miei desideri, non accontentarmi di piccole gioie quotidiane, fare come un eremita che rinuncia a sé”.

Anna Pia Viola

DIMENSIONE SPIRITUALE (INTERPRETAZIONE LIBERA DI UNA CANZONE DI FRANCO BATTIATO) – 13 Marzo 2018

  Nel creato l’uomo sarebbe stato destinato ad un’infinita solitudine se non avesse avuto Dio stesso, il suo Creatore, come compagno della sua vicenda personale, della sua storia. E l’uomo può cercare Dio perché la sua stessa natura è fatta di desiderio dell’altro, del trascendente, del divino. Quando ciascuno di noi alza lo sguardo, del corpo e della mente, verso l’alto, lo sta facendo seguendo la sua essenza che è fatta di una dimensione che chiamiamo ‘spirituale’.

Anna Pia Viola

E TI VENGO A CERCARE (INTERPRETAZIONE LIBERA DI UNA CANZONE DI FRANCO BATTIATO) – 12 Marzo 2018

   Cosa ci spinge a dare fiducia ad una persona, ad un amico; cosa ci fa dire di sì ad un invito o ad una nuova proposta di lavoro? Quale bisogno, quale desiderio, ci muove nel cercare la presenza di una persona in particolare? Franco Battiato direbbe che… ti vengo a cercare anche solo per vederti o parlare perché ho bisogno della tua presenza per capire meglio la mia essenza”. Per capire chi siamo, per cercare  di cogliere la nostra natura, la nostra essenza che ci distingue da ogni altra creatura, abbiamo bisogno della presenza, della parola e dello sguardo dell’altro. Questo sentimento popolare nasce da meccaniche divine”. Non è una fantasia della singola persona, il bisogno dettato da una debolezza, una mancanza affettiva e materiale. È un sentire, un sentimento, che appartiene a ciascun uomo in quanto uomo, persona unica ed originale.

Anna Pia Viola

L’ABBAGLIO DEL RELATIVISMO – 11 Marzo 2018

         L’abbaglio ingannevole del relativismo oscura lo splendore della verità e ci spinge verso sabbie mobili, le sabbie mobili della confusione e della disperazione. È una tentazione che nel mondo di oggi colpisce anche le comunità cristiane.

         Non parlo qui del relativismo inteso solamente come un sistema di pensiero, ma di quel relativismo pratico quotidiano che, in maniera quasi impercettibile, indebolisce qualsiasi identità.

Papa Francesco

RISPETTO DELL’ALTRO – 10 Marzo 2018

         Noi cristiani dovremmo accogliere con affetto e rispetto gli immigrati dell’islam che arrivano nei nostri Paesi, così come speriamo e preghiamo di essere accolti e rispettati nei Paesi di tradizione islamica.

         Prego, imploro umilmente tali Paesi affinché assicurino libertà ai cristiani perché possano celebrare il loro culto e vivere la loro fede, tenendo conto della libertà che i credenti dell’islam godono nei paesi occidentali!

         Di fronte a episodi di fondamentalismo violento che ci preoccupano, l’affetto verso gli autentici credenti dell’islam deve portarci a evitare odiose generalizzazioni, perché il vero islam e un’adeguata interpretazione del Corano si oppongono a ogni violenza.

Papa Francesco

L’AMORE “CONCRETO” – 9 Marzo 2018

         Il vero amico di Gesù si distingue essenzialmente per l’amore concreto; non l’amore “delle nuvole”, no, l’amore concreto che risplende nella sua vita. L’amore è sempre concreto. Chi non è concreto e parla dell’amore fa una telenovela.

         Il Signore vi metterà nel cuore un’intenzione buona, quella di voler bene senza possedere, di amare le persone senza volerle come proprie.

Papa Francesco

NO ALLE CHIACCHIERE – 8 Marzo 2018

   La mitezza nella comunità è una virtù un po’ dimenticata. Essere miti, lasciare il posto all’altro. Ci sono tanti nemici della mitezza, a cominciare dalle chiacchiere. In parrocchia, in famiglia o nel quartiere. Ma anche tra amici.
   Quando viene lo Spirito, ci fa miti, caritatevoli. Se devo dire qualcosa, lo dico a lui, a lei, non a tutto il quartiere; soltanto a chi può rimediare alla situazione.
   Questo è soltanto un passo alla vita nuova, ma è un passo quotidiano. Se, con la grazia dello Spirito, riusciamo a non chiacchierare mai, sarà un gran bel passo avanti. E farà bene a tutti.

Papa Francesco

IL PERICOLO DI GIUDICARE? – 7 Marzo 2018

   Il pericolo qual è? È che noi presumiamo di essere giusti, e giudichiamo gli altri. Giudichiamo anche Dio, perché pensiamo che dovrebbe castigare i peccatori, condannarli a morte, invece di perdonare. Allora sì che rischiamo di rimanere fuori dalla casa del Padre!
   Se nel nostro cuore non c’è la misericordia, la gioia del perdono, non siamo in comunione con Dio, anche se osserviamo tutti i precetti, perché è l’amore che salva, non la sola pratica dei precetti. È l’amore per Dio e per il prossimo che dà compimento a tutti i comandamenti. E questo è l’amore di Dio, la sua gioia: perdonare. Ci aspetta sempre! Forse qualcuno nel suo cuore ha qualcosa di pesante: «Ma, ho fatto questo, ho fatto quello…». Lui ti aspetta! Lui è padre: ci aspetta sempre!
   Se noi viviamo secondo la legge dell’”occhio per occhio, dente per dente”, non usciamo mai dalla spirale del male. Il Maligno è furbo e ci illude che con la nostra giustizia umana possiamo salvarci e salvare il mondo. In realtà, solo la giustizia di Dio ci può salvare!
   Io vi chiedo una cosa, adesso. In silenzio, tutti, pensiamo… Ognuno di noi pensi a una persona con la quale non stiamo bene, con la quale ci siamo arrabbiati, alla quale non vogliamo bene. Pensiamo a quella persona e in silenzio, in questo momento, preghiamo per questa persona e diventiamo misericordiosi con questa persona.

Papa Francesco

SCLEROCARDIA – 6 Marzo 2018

   L’indurimento del cuore giudicante – che il pontefice chiama ‘sclerocardia’ – è conseguenza della chiusura dell’io su se stesso: un io isolato, egoista, ripiegato su tradizioni obsolete che calpestano la dignità delle persone. Occorre che il ‘cuore di pietra’ diventi un ‘cuore di carne’. E, per Francesco, solo le parole del Vangelo che lasceremo cadere, goccia a goccia, nel nostro spirito rigido sapranno renderlo palpitante e compassionevole.

IL PAPA AI GIOVANI: CORAGGIO NEL PRESENTE – 4 Marzo 2018

   Dalla certezza che la grazia di Dio è con noi, proviene la forza di avere coraggio nel presente: coraggio per portare avanti quello che Dio ci chiede qui e ora, in ogni ambito della nostra vita; coraggio per abbracciare la vocazione che Dio ci mostra; coraggio per vivere la nostra fede senza nasconderla o diminuirla.
   Sì, quando ci apriamo alla grazia di Dio, l’impossibile diventa realtà. «Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi?» (Rm 8,31). La grazia di Dio tocca l’oggi della vostra vita, vi ‘afferra’ così come siete, con tutti i vostri timori e limiti, ma rivela anche i meravigliosi piani di Dio! Voi giovani avete bisogno di sentire che qualcuno ha davvero fiducia in voi: sappiate che il Papa si fida di voi, che la Chiesa si fida di voi! E voi, fidatevi della Chiesa!
   Alla giovane Maria fu affidato un compito importante proprio perché era giovane. Voi giovani avete forza, attraversate una fase della vita in cui non mancano certo le energie. Impiegate questa forza e queste energie per migliorare il mondo, incominciando dalle realtà a voi più vicine. Desidero che nella Chiesa vi siano affidate responsabilità importanti, che si abbia il coraggio di lasciarvi spazio; e voi, preparatevi ad assumere queste responsabilità.

 

IL PAPA AI GIOVANI: L’AMORE GRATUITO – 3 Marzo 2018

   Maria ha trovato grazia presso Dio. Questo è il motivo principale per cui Maria non deve temere: perché ha trovato grazia presso Dio. La parola ‘grazia’ ci parla di amore gratuito, non dovuto. Quanto ci incoraggia sapere che non dobbiamo meritare la vicinanza e l’aiuto di Dio presentando in anticipo un ‘curriculum d’eccellenza’, pieno di meriti e di successi! L’angelo dice a Maria che ha già trovato grazia presso Dio, non che la otterrà in futuro. E la stessa formulazione delle parole dell’angelo ci fa capire che la grazia divina è continuativa, non qualcosa di passeggero o momentaneo, e per questo non verrà mai meno. Anche in futuro ci sarà sempre la grazia di Dio a sostenerci, soprattutto nei momenti di prova e di buio.
   La presenza continua della grazia divina ci incoraggia ad abbracciare con fiducia la nostra vocazione, che esige un impegno di fedeltà da rinnovare tutti i giorni. La strada della vocazione non è infatti priva di croci: non solo i dubbi iniziali, ma anche le frequenti tentazioni che si incontrano lungo il cammino. Il sentimento di inadeguatezza accompagna il discepolo di Cristo fino alla fine, ma egli sa di essere assistito dalla grazia di Dio.
   Le parole dell’angelo discendono sulle paure umane dissolvendole con la forza della buona notizia di cui sono portatrici: la nostra vita non è pura casualità e mera lotta per la sopravvivenza, ma ciascuno di noi è una storia amata da Dio. L’aver ‘trovato grazia ai suoi occhi’ significa che il Creatore scorge una bellezza unica nel nostro essere e ha un disegno magnifico per la nostra esistenza. Questa consapevolezza non risolve certamente tutti i problemi o non toglie le incertezze della vita, ma ha la forza di trasformarla nel profondo. L’ignoto che il domani ci riserva non è una minaccia oscura a cui bisogna sopravvivere, ma un tempo favorevole che ci è dato per vivere l’unicità della nostra vocazione personale e condividerla con i nostri fratelli e sorelle nella Chiesa e nel mondo.

IL PAPA AI GIOVANI: DIO CHIAMA CIASCUNO PER NOME – 2 Marzo 2018

   «Io ti ho chiamato per nome» (Is 43,1). Il primo motivo per non temere è proprio il fatto che Dio ci chiama per nome. L’angelo, messaggero di Dio, ha chiamato Maria per nome. Dare nomi è proprio di Dio. Nell’opera della creazione, Egli chiama all’esistenza ogni creatura col suo nome. Dietro il nome c’è un’identità, ciò che è unico in ogni cosa, in ogni persona, quell’intima essenza che solo Dio conosce fino in fondo. Molte culture condividono questa profonda visione biblica riconoscendo nel nome la rivelazione del mistero più profondo di una vita, il significato di un’esistenza.
   Quando chiama per nome una persona, Dio le rivela al tempo stesso la sua vocazione, il suo progetto di santità e di bene, attraverso il quale quella persona diventerà un dono per gli altri e che la renderà unica. E anche quando il Signore vuole allargare gli orizzonti di una vita, sceglie di dare alla persona chiamata un nuovo nome, come fa con Simone, chiamandolo ‘Pietro’. In quanto personale e unica, la chiamata divina richiede da noi il coraggio di svincolarci dalla pressione omologante dei luoghi comuni, perché la nostra vita sia davvero un dono originale e irrepetibile per Dio, per la Chiesa e per gli altri.
   Cari giovani, l’essere chiamati per nome è dunque un segno della nostra grande dignità agli occhi di Dio, della sua predilezione per noi. E Dio chiama ciascuno di voi per nome. Voi siete il ‘tu’ di Dio, preziosi ai suoi occhi, degni di stima e amati (cfr Is 43,4). Accogliete con gioia questo dialogo che Dio vi propone, questo appello che Egli rivolge a voi chiamandovi per nome.

IL PAPA AI GIOVANI: IL GUSTO DELL’INCONTRO E DELL’AMICIZIA – 1 Marzo 2018

   Nella ricerca della propria vocazione, insieme alla preghiera che ci aiuta ad ascoltare la voce di Dio che risuona nella coscienza, è importante anche il confronto e il dialogo con gli altri che hanno più esperienza e ci aiutano a vedere meglio. Il giovane Samuele, quando sente la voce del Signore, non la riconosce subito e per tre volte corre da Eli, l’anziano sacerdote, che alla fine gli suggerisce la risposta giusta da dare alla chiamata del Signore: «Se ti chiamerà, dirai: ‘Parla, Signore, perché il tuo servo ti ascolta’» (1 Sam 3,9).
   Nei vostri dubbi, sappiate che potete contare sulla Chiesa. So che ci sono bravi sacerdoti, consacrati e consacrate, fedeli laici, molti dei quali giovani a loro volta, che come fratelli e sorelle maggiori nella fede possono accompagnarvi; animati dallo Spirito Santo sapranno aiutarvi a decifrare i vostri dubbi e a leggere il disegno della vostra vocazione personale. L’’altro’ non è solo la guida spirituale, ma è anche chi ci aiuta ad aprirci a tutte le infinite ricchezze dell’esistenza che Dio ci ha dato. È necessario aprire spazi nelle nostre città e comunità per crescere, per sognare, per guardare orizzonti nuovi! Mai perdere il gusto di godere dell’incontro, dell’amicizia, il gusto di sognare insieme, di camminare con gli altri. I cristiani autentici non hanno paura di aprirsi agli altri, di condividere i loro spazi vitali trasformandoli in spazi di fraternità. Non lasciate, cari giovani, che i bagliori della gioventù si spengano nel buio di una stanza chiusa in cui l’unica finestra per guardare il mondo è quella del computer e dello smartphone. Spalancate le porte della vostra vita! I vostri spazi e tempi siano abitati da persone concrete, relazioni profonde, con le quali poter condividere esperienze autentiche e reali nel vostro quotidiano.

 

 

IL PAPA AI GIOVANI: APRIRSI ALL’ALTRO CHE CHIAMA – 28 Febbraio 2018

   «Perché siete così paurosi? Non avete ancora fede?» (Mc 4,40). Questo richiamo di Gesù ai discepoli ci fa comprendere come spesso l’ostacolo alla fede non sia l’incredulità, ma la paura. Il lavoro di discernimento, in questo senso, dopo aver identificato le nostre paure, deve aiutarci a superarle aprendoci alla vita e affrontando con serenità le sfide che essa ci presenta. Per noi cristiani, in particolare, la paura non deve mai avere l’ultima parola, ma essere l’occasione per compiere un atto di fede in Dio… e anche nella vita! Ciò significa credere alla bontà fondamentale dell’esistenza che Dio ci ha donato. Se invece alimentiamo le paure, tenderemo a chiuderci in noi stessi, a barricarci per difenderci da tutto e da tutti, rimanendo come paralizzati. Bisogna reagire! Mai chiudersi!
   Il discernimento diventa indispensabile quando si tratta della ricerca della propria vocazione. Questa, infatti, il più delle volte non è immediatamente chiara o del tutto evidente, ma la si comprende a poco a poco. Il discernimento da fare, in questo caso, non va inteso come uno sforzo individuale di introspezione, dove lo scopo è quello di conoscere meglio i nostri meccanismi interiori per rafforzarci e raggiungere un certo equilibrio. In questo caso la persona può diventare più forte, ma rimane comunque chiusa nell’orizzonte limitato delle sue possibilità e delle sue vedute. La vocazione invece è una chiamata dall’alto e il discernimento in questo caso consiste soprattutto nell’aprirsi all’Altro che chiama. E’ necessario allora il silenzio della preghiera per ascoltare la voce di Dio che risuona nella coscienza. Egli bussa alla porta dei nostri cuori, come ha fatto con Maria, desideroso di stringere amicizia con noi attraverso la preghiera, di parlarci tramite le Sacre Scritture, di offrirci la sua misericordia nel sacramento della Riconciliazione, di farsi uno con noi nella Comunione eucaristica.