NEL SOLCO DI SANTA CHIARA D’ASSISI

Vivere nel tempo di Dio

Vivere nel tempo di Dio, cogliendo una sua manifestazione in ogni gesto quotidiano, può diventare un vero esercizio di contemplazione di fronte alla visione egocentrica del tempo che spinge l’uomo all’angoscia o alla fuga nel vuoto. Non è un’utopia, è una possibilità realizzabile. La contemplazione, l’adorazione, più che un atto è un modo di porsi davanti a Dio nella preghiera come nella vita; è un atteggiamento globale della vita quotidiana, all’interno della quale riusciamo a cogliere il primato di Dio. La santità non consiste nella quantità di buone azioni, ma nella qualità dell’amore vissuto quotidianamente.

Regola di vita

La regola di vita comune a tutta la famiglia francescana consiste nel vivere il santo Vangelo del nostro Signore Gesù Cristo” desiderando anzitutto “di avere lo Spirito del Signore e la sua santa operazione” avendo come priorità assoluta l’orazione e la contemplazione. L’esistenza povera di Gesù di Nazaret, da Betlemme al Calvario è diventata un’esperienza spirituale totalizzante e rivoluzionaria nella vita di Francesco e Chiara: configurati al “Cristo povero e crocifisso” non ammetteranno commenti accomodanti o riduzioni sino agli ultimi anni della loro vita. La vita di Chiara è  bella perché la comunione con Dio, con il creato, con se stessi e con gli altri produce sempre bellezza. Michelangelo definiva la bellezza come purificazione del superfluo e il cammino di Chiara è stato un cammino di purificazione, di ‘cesellatura’ per far emergere nel modo più limpido possibile l’immagine di Dio che ognuno di noi porta in sé. Quando l’esperienza di fede diventa progressivamente esperienza di un ‘incontro’ tutto si trasforma, tutto diviene sacramento della bellezza, segno e strumento di una relazione  che coinvolge anima e corpo.

 

 

 

 

Fraternità

La vita fraterna in comunità è la prima forma di evangelizzazione“da questo sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri” (Gv 13, 34-35). La comunità è in un continuo processo di crescita che orienta e conduce a vivere la comunione fraterna. Ciò richiede che tutti i suoi membri si sentano costruttori della comunità: unità e comunione non significano conformità e  si nutrono di dialogo, condivisione e aiuto reciproco.

 

Preghiera

I Monasteri sono scuole di preghiera. Oggi tante persone non sanno più pregare. Recitando e cantando le lodi del Signore con la Liturgia delle Ore, ci facciamo voce anche di queste persone e intercediamo per la salvezza di tutti. La preghiera e la vita contemplativa non possono essere vissute come ripiegamento ma devono allargare il cuore per abbracciare l’umanità intera, particolarmente quella che soffre.
Attraverso la preghiera di intercessione, le contemplative pregano e intercedono per tanti fratelli e sorelle che sono carcerati, migranti, rifugiati e perseguitati, per tante famiglie ferite, per le persone senza lavoro, per i poveri, per i malati, per le vittime delle dipendenze. Con la preghiera si possono guarire le piaghe di tanti fratelli.

Silenzio

La vita contemplativa richiede tempo e capacità di fare silenzio per ascoltare Dio e il grido dell’umanità. Il silenzio è lo spazio necessario di ascolto e di ruminatio della Parola per uno sguardo di fede che colga la presenza di Dio nella storia personale e nelle vicende del mondo contemporaneo. Il silenzio è vuoto di se stessi per fare spazio all’accoglienza, nel rumore interiore non si può ricevere niente e nessuno.

Lavoro

Il monaco è in stretta relazione con quanti lavorano con responsabilità per vivere del frutto delle proprie mani, per contribuire all’opera della creazione e servire l’umanità.

 

 

Centralità della Parola di Dio

Uno degli elementi più significativi della vita monastica è la centralità della Parola di Dio nella vita personale e comunitaria. Durante i secoli, il monachesimo è stato custode della lectio divina. La lectio divina è l’arte che aiuta a compiere il passaggio dal testo biblico alla vita, è l’ermeneutica esistenziale della Sacra Scrittura, grazie alla quale possiamo colmare la distanza tra spiritualità e quotidianità, tra fede e vita; aiuta a coltivare a coltivare un cuore docile, saggio e intelligente, per discernere ciò che viene da Dio e ciò che invece può portare lontano da Lui; ad acquisire quella sorta di istinto soprannaturale, che permette di non conformarsi alla mentalità del mondo, ma di rinnovare la propria mente «per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto» (Rom 12, 2)

In missione

Il monastero non sia un luogo chiuso ed escludente, ma una casa aperta che offra a chi è in ricerca o a chi si è smarrito, a chi desidera sostare o a chi è solo di passaggio, il ristoro di una preghiera condivisa e di una liturgia curata, l’acqua viva della Parola, il calore di un abbraccio che comprende, il volto semplice e vero di una vita bella e di una fraternità autentica. La clausura sia a servizio di una relazione profonda, libera, intensa con il Signore; la solida appartenenza a Lui, contemplato ed amato, ci porta ad amare con cuore libero ogni fratello e ad essere  segno per gli uomini e le donne del nostro tempo partecipando alla loro vita, manifestando con gioia e speranza, attraverso una ricca umanità, la presenza del Risorto.