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NEWSLETTER n° 61 - 2 dicembre 2018

  • AVVENTO, tempo di attesa...
  • LECTIO DIVINA - 2 Dicembre 2018 - I Domenica di Avvento / C
Carissimi amici,
con l'uscita di questa newsletter, dopo diverse settimane, vi facciamo presente che in questo ultimo mese abbiamo avuto dei problemi con il sito che finalmente stiamo risolvendo. Ci dispiace per questo disagio che non ci ha permesso di mantenere tutti gli appuntamenti che ci eravamo prefissate.
Riprendiamo così da questo nuovo anno liturgico augurandovi un buon inizio di Avvento. Chiediamo a Lui che ci insegni a desiderare e ad attendere la sua venuta e a scorgere la sua presenza ogni momento, in ogni situazione e in ogni volto.
Con questa gratitudine nel cuore continuiamo a camminare insieme, nella condivisione e nel ricordo costante davanti al Signore della nostra vita.

Le Sorelle Clarisse di Farnese

AVVENTO

...tempo di attesa...

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Attesa, attesa, ma di che? Che cosa aspettiamo?

Aspettiamo prima di tutto un cambio per noi, per la nostra vita spirituale, interiore, e poi avvertiamo che stiamo camminando su speroni pericolosi, su rocce che possono farci ruzzolare da un momento all'altro. Forse abbiamo assunto un modo non proprio allineato alla logica delle beatitudini.
Attesa quindi di rinnovamento per noi, attesa di rinnovamento per la storia dell'umanità. Attesa di cambi interiori della nostra mentalità: non siamo ancora capaci di pronunciare una parola forte per dire che la guerra è iniqua, che ogni guerra è iniqua! Ancora ci stiamo trastullando con i concetti della guerra giusta o ingiusta, o della difesa...

Abbiamo nelle mani il Vangelo della non violenza attiva, il codice del perdono, ma siamo ancora cristiani irresoluti, che camminano secondo le logiche della prudenza carnale e non della prudenza dello Spirito. Siamo gente che riesce a dormire con molta tranquillità, pur sapendo che nel mondo ci sono tante sofferenze. Sopportiamo facilmente che, all'interno della nostra città, col freddo che fa, le stazioni siano assediate da terzomondiali o da persone che vivono allo sbando, che non hanno più progetti.
Macché fidanzamento, che sogni, che attese di sandali, che profumi di vernice o di santità! Molta gente odora soltanto della tristezza dei propri sudari.

Fratelli e sorelle, vergini fidanzate, provocate questa gente! Oggi ci sono tante fotografie per voi, tanti lampeggiamenti di flash; sarebbe molto bello che ognuno di voi, con il suo obiettivo allargato, imprimesse la provocazione di un'attesa di cieli nuovi e terre nuove. Anche tu, Stefano, che ti accingi ad entrare nel consesso presbiterale; e tu, Antonio, che ci sei già entrato, che sei già lettore e annunci la parola di Dio e da oggi tocchi anche le patene, le pissidi: tocchi quello che sarà il corpo vivente del Signore. Questo contatto con i vasi sacri, col grano fatto pane, con l'uva fatta vino, ti mette in rapporto con il cosmo, con questa realtà materiale, toccabile, perché il regno di Dio viene costruito non con i fumi delle nostre utopie ma con le pietre che vengono scavate nelle cave della storia, della terra. Scommetto che anche il pane che si mangia nel cielo è intriso delle acque della nostra terra e del grano che viene prodotto dai nostri campi!

Buona attesa, dunque. Il Signore ci dia la grazia di essere continuamente allerta, in attesa di qualcuno che arrivi, che irrompa nelle nostre case e ci dia da portare un lieto annuncio!

(Don Tonino Bello, Avvento e Natale. Oltre il futuro, Padova, Messaggero, 2007.

LECTIO DIVINA

2 Dicembre 2018 - I Domenica di Avvento / C
Senza titolo
Ger 33,14-16; sal 24 (25); 1 Ts 3,12-4,2; Lc 21,25-28.34-36


«Alza gli occhi, figlio mio... Guarda ciò che esiste nel cielo e sulla terra. Il sole, la luna, le stelle, l'acqua, il fuoco... ti parlano di Dio che li ha creati». Queste parole, che san Giovanni Bosco diceva ai suoi ragazzi per insegnare loro a pregare, ci introducono in questa I Domenica d'Avvento.
La parola Avvento ha a che fare con “venuta, attesa…”. L’attesa per la venuta di chi? Di che cosa? Molti pensano al Natale. Pensato così è un po' riduttivo. La Liturgia guarda ad orizzonti molto più ampi e ci invita a sollevare lo sguardo oltre il quotidiano, per interrogarci sullo spessore delle nostre attese. Probabilmente al mondo non c’è nessuno che non aspetti qualcuno o qualcosa.
Il Signore, (è Lui che attendiamo!), si rivela al nostro sguardo come colui che verrà a salvarci e sarà il nostro liberatore: "Levate il capo la vostra liberazione è vicina" (Lc 21,28).
'Alzare lo sguardo' è l'atteggiamento di coloro che attendono il Veniente, che vanno in cerca del suo Volto.



Testo e commento alle letture

Dal libro del profeta Geremia (Ger 33,14-16)

Ecco, verranno giorni - oracolo del Signore - nei quali io realizzerò le promesse di bene che ho fatto alla casa d'Israele e alla casa di Giuda.
In quei giorni e in quel tempo farò germogliare per Davide un germoglio giusto, che eserciterà il giudizio e la giustizia sulla terra.
In quei giorni Giuda sarà salvato e Gerusalemme vivrà tranquilla, e sarà chiamata: Signore-nostra-giustizia.



Nella I lettura, il profeta Geremia, in nome di Dio, annuncia che verranno giorni nei quale Egli “realizzerà le promesse di bene fatte alla casa di Israele e alla casa di Giuda” (Ger. 33,14). Saranno giorni di “giustizia e di tranquillità”. Geremia proclama queste parole del Signore in tempi non certo migliori dei nostri; erano tempi terribili di fame, guerra e distruzione. Il re di Babilonia aveva abbattuto le mura di Gerusalemme, distrutto il tempio, stava deportando i migliori della popolazione e lo stesso profeta era chiuso in prigione. Proprio nel profondo di quella realtà, Dio gli mette in bocca parole di speranza: Egli susciterà “un germoglio di Davide”.
Il popolo comprenderà, anche nel fallimento della sua storia, che solo nella fedeltà di Dio troverà la pace annunciata e non contando nelle sue sole forze.
Gerusalemme, "città della pace", senza saperlo sarà colei che accoglierà “il Germoglio”, il Signore nostro Gesù Cristo, "Principe della pace" e garanzia dell’affidabilità di Dio; in Lui si compiranno le promesse fatte da Dio attraverso Geremia.

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicesi (1 Ts 3,12-4,2)

Fratelli, il Signore vi faccia crescere e sovrabbondare nell'amore fra voi e verso tutti, come sovrabbonda il nostro per voi, per rendere saldi i vostri cuori e irreprensibili nella santità, davanti a Dio e Padre nostro, alla venuta del Signore nostro Gesù con tutti i suoi santi. Per il resto, fratelli, vi preghiamo e supplichiamo nel Signore Gesù affinché, come avete imparato da noi il modo di comportarvi e di piacere a Dio - e così già vi comportate -, possiate progredire ancora di più. Voi conoscete quali regole di vita vi abbiamo dato da parte del Signore Gesù.

La comunità di Tessalonica evangelizzata da Paolo vive nell'attesa "della venuta del Signore". Paolo, invita a prepararsi a questa venuta vivendo l'amore fraterno nella fede dilatandolo a ogni uomo "a tutti": questa sarà la loro santità, perché "la carità non avrà mai fine". (cfr. 1 Cor 13)
Questa abbondanza dell'amore li renderà forti e saldi nelle avversità conducendoli così a 'preparare' la strada al Signore che viene.
Il cristiano, sa in chi porre la sua fiducia perché, come dice la Scrittura, “l'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato” (Rm.5,5).
Solo rimanendo saldamente aggrappati alla Parola che ci è stata annunciata, possiamo attendere il compimento della promessa. Le ultime parole del salmo responsoriale ci aiutano a comprenderlo: “Il Signore si confida con chi lo teme: gli fa conoscere la sua alleanza”. 'Conoscere' l’alleanza del Signore vuol dire fare esperienza del suo progetto di salvezza e di pace. Chi lo teme, ossia chi lo riconosce come suo Signore e Signore della storia, entra in confidenza con Lui, diventando dimora stabile della sua Parola fatta carne.



Testo e commento al Vangelo

Dal vangelo secondo Luca (Lc 21,25-28,34-36)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Vi saran­no segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l'attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le po­tenze dei cieli infatti saranno sconvolte.
Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire su una nube con grande potenza e gloria.
Quando cominceranno ad accadere queste cose, risol­levatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina.
State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all'im­provviso; come un laccio infatti esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. Ve­gliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere, e di comparire davanti al Figlio dell'uomo».

Gesù instaura il "regno di Dio" sulla terra; egli identifica la fine di un mondo con la sua venuta fra noi, che provoca un grido di gioia: "La liberazione è vicina".
Questa liberazione non è solo umana; è prima di tutto spirituale, interiore, orientata verso la vicinanza con Dio. Per questo è importante la purificazione del cuore: “State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita..."
Per chi vive una vita intensa non è sempre facile la liberazione dagli affanni, essendo la vita di ciascuno immersa in una serie di problematiche che sono molto umane e molto assillanti. Non possiamo sfuggire la vita, pur con tutti i problemi che essa comporta. "L’affanno" è lo squilibrio che si crea per le vicende terrene. Non si può mai dimenticare la duplice dimensione dell’esistenza umana: spirituale e materiale.
Per questo Gesù ci chiede di "Vegliare" per saper leggere in profondità gli avvenimenti. Vegliare è anche avere un cuore disposto a scoprire e accogliere la venuta di Cristo tra la gente. Attraverso la vigilanza e l'attesa si convogliano tutte le nostre energie nell'essere presenti quando Gesù passa; ci 'costringe' così a svuotarci di noi stessi in una obbedienza simile a quella di Cristo (fino alla morte e alla morte di croce!); ci pone di fronte alla nostra libertà continuamente interpellata da Dio. Vigilare in ogni istante è il volto della fede che ci fa acquistare la consapevolezza delle nostre mani vuote. Gesù di Nazareth il vigilante per eccellenza, sempre pronto a fare la volontà del Padre, ci aiuta a comprendere in pienezza cosa significhi vigilare: accogliere l'oggi di Dio nella nostra storia e in quella di ogni uomo.



Commento patristico

Beata l'anima che notte e giorno non si preoccupa d`altro che di rendere agevole il suo compito quel giorno in cui ogni creatura dovrà presentare i suoi conti al grande giudice. Colui, infatti, che tiene fisso innanzi agli occhi quel giorno e quell`ora e medita su quel tribunale che non può essere ingannato, non può commettere se non qualche lievissimo peccato; poiché, quando pecchiamo, pecchiamo per mancanza di timor di Dio; perciò, se uno tiene ben fisso lo sguardo sulle pene che sono minacciate, il suo intimo ed istintivo timore gli consentirà soltanto di cadere in qualche involontaria azione o pensiero. Perciò, ricordati di Dio, conservane il timore nel tuo cuore e invita tutti a pregare con te. E` grande l`aiuto di quelli che possono placare Dio. E questo non lo devi tralasciare mai. Questo sostegno dell`altrui preghiera ci è di aiuto in questa vita e ci è di buon viatico, quando ne usciamo per la vita futura. Però, com`è cosa buona la preoccupazione del bene, così è dannoso per l'anima lo scoraggiamento e la disperazione. Riponi la tua speranza nella bontà di Dio e aspettane l`aiuto con la sicurezza che, se ci rivolgiamo a lui con sincerità di cuore, non solo non ci rigetterà, ma prima ancora che si chiuda la bocca sulla preghiera, egli ci dirà: Eccomi, son qui (Basilio di Cesarea, Epist., 174).



Commento francescano

Nel capitolo IX della Regola non bollata intitolato "Del chiedere l'elemosina", Francesco, uomo chiamato a preparare la venuta del Figlio dell'uomo esorta i suoi frati con queste parole: "E si ricordino che il Signore dice: «State bene attenti, che i vostri cuori non si appesantiscano nella crapula e nell'ubriachezza e nelle preoccupazioni di questa vita e che quel giorno non piombi su di voi all'improvviso; poiché cadrà come un laccio in tutti coloro che abitano sulla faccia della terra»". E l'unica via per preparare la venuta del Signore è diventare dimora di Lui: "E sempre costruiamo in noi un'abitazione e una dimora permanente a Lui che è il Signore Dio onnipotente, Padre e Figlio e Spirito Santo, che dice: «Vigilate dunque e pregate in ogni tempo, perché siate ritenuti degni di sfuggire a tutti i mali che stanno per venire e di stare davanti al Figlio dell'uomo».



Orazione finale

Vieni, Signore Gesù. Vieni! Per l'uomo che cerca la sua strada, per chi soffre, per chi è nel buio per chi è perduto, per chi ha perso la speranza.
Fatti compagno nel nostro cammino e conducici nel buio insieme a te, Tu che per amore ti sei fatto pellegrino. Amen.
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