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NEWSLETTER n° 54 - 2 agosto 2018

  • CHIARA, MODELLO IDEALE SCOPERTO IN FRANCESCO - P. Maranesi
  • LECTIO DIVINA - Domenica 29 Luglio 2018 - XVII T.O. / B

CHIARA,

modello ideale scoperto in Francesco

santa_chiara ricevuta da francesco
La sensibilità di una giovane donna diciassettenne, pronta per una scelta di vita matrimoniale che già in parte era stata organizzata dalla famiglia, fu colpita profondamente e irrimediabilmente dalla storia di Francesco. E il protagonista di quegli avvenimenti che aveva sconvolto Assisi qualche anno prima, cioè nel 1208-9, faceva ancora parlare di sé in città. Quel giovane un po' ammattito, cacciato di casa e diseredato dal padre, stava radunando attorno a sé altri giovani altrettanto strani che, come Bernardo da Quintavalle, magistrato di Assisi, avevano lasciato tutto per vivere con lui. La giovane donna Chiara, secondo le tante testimonianze, viveva già un'intensa vita religiosa, fatta di preghiera e carità verso i poveri. Su quest'ultimo aspetto è interessante riportare una testimonianza doppia, lasciata dalla prima testimone del processo di Chiara, suor Pacifica di Guelfuccio di Assisi, persona informata sui fatti perché aveva conosciuto bene la Santa prima della sua conversione. Dopo aver affermato in modo alquanto generico che «madonna Chiara amava molto li poveri», la testimone ribadisce la notizia subito dopo, per aggiungere una informazione più dettagliata, ricordando che «essa voluntieri visita li poveri». Quella giovane viveva dunque uno stile umano e cristiano che la rendeva sensibile alle scelte pazze di Francesco. E' possibile allora immaginare la profonda impressione spirituale che avrà esercitato su di lei la pazzia collettiva che stavano vivendo quei giovani suoi compaesani. Ma cosa ammirò in particolare in Francesco, fino ad essere da lui talmente "sedotta" da decidere di lasciare tutto, stravolgendo pericolosamente e radicalmente la sua vita, e di legarsi a quell'uomo?
Una notizia è precisa e sicura perché ripetuta da più testimoni: Chiara non conosceva Francesco solo per sentito dire, ma per averlo più volte incontrato personalmente.

La povertà per la misericordia, quale forma specifica della conversione a Gesù Cristo secondo il modello rappresentato da Francesco, costituiva per Chiara una scelta di fondo da lei abbracciata e in parte realizzata prima di fuggire dalla casa paterna. Come abbiamo visto, l'amore concreto per i poveri caratterizzava la sua esistenza quando ancora viveva nella casa del padre. Ed è di estremo interesse la notizia che viene dalla sorella Beatrice, la quale ricorda che più volte Francesco

andò da lei predicandole, in tanto che essa vergine Chiara acconsentì alla sua predicazione e rinunziò ala mondo e a tutte le cose terrene, et andò a servire a Dio quanto più presto podde. Però che vendette tutta la sua eredità e parte de la eredità de essa testimonia, e dettela alli poveri.

Il racconto della sorella, che fu coinvolta anche personalmente dalla grave e radicale decisione di Chiara, subendo la perdita di parte della propria eredità, riempie di contenuto preciso quanto riferisce Giovanni de Ventura di Assisi:

Madonna Chiara, come essa audì che santo Francesco aveva eletta la via della povertà, propuse nel suo core di fare anche lei quello medesimo.

LECTIO DIVINA

Domenica 5 Agosto 2018 - XVIII T.O. / B
pane

Es 16,2-4.12-15; Sal 77; Ef 4,17.20-24; Gv 6,24-35

Gesù sceglie Cafarnao, Kefar Nahum, il "villaggio della consolazione", per rivelare alla folla affamata di senso, un senso da dare soprattutto al dolore, alla malattia e alle privazioni dell'esistenza, che il Signore è il pane che sazia e trasfigura i nostri vuoti, le paure, le incertezze della vita, in maniera duratura: "Io-Sono il pane della vita" significa che Jahvè, il Signore (Es 3,14), è il cibo essenziale, primario, il "pane dei forti" (Sal 77) di cui nutrirsi per non lasciarsi consumare dalla morte interiore.
Il dialogo fra Gesù e quella folla che, a partire dalla moltiplicazione dei pani (Gv 6, 1-15), Egli sta traghettando verso un livello sempre più alto di comprensione della Sua persona e della Sua missione, è un'indicazione preziosa perché possiamo penetrare il mistero dell'Eucaristia che, come la folla di fronte a Cristo, va assimilato con profondità sempre maggiore.

Testo e Commento alle letture

Dal Libro dell'Esodo (16,2-4.12-15)

Nel deserto tutta la comunità degli Israeliti mormorò contro Mosè e contro Aronne. Gli Israeliti dissero loro: «Fossimo morti per mano del Signore nella terra d'Egitto, quando eravamo seduti presso la pentola della carne, mangiando pane a sazietà! Invece ci avete fatto uscire in questo deserto per far morire di fame tutta questa moltitudine». Allora il Signore disse a Mosè: «Ecco, io sto per far piovere pane dal cielo per voi: il popolo uscirà a raccoglierne ogni giorno la razione di un giorno, perché io lo metta alla prova, per vedere se cammina o no secondo la mia legge. «Ho inteso la mormorazione degli Israeliti. Parla loro così: «Al tramonto mangerete carne e alla mattina vi sazierete di pane; saprete che io sono il Signore, vostro Dio»». La sera le quaglie salirono e coprirono l'accampamento; al mattino c'era uno strato di rugiada intorno all'accampamento. Quando lo strato di rugiada svanì, ecco, sulla superficie del deserto c'era una cosa fine e granulosa, minuta come è la brina sulla terra. Gli Israeliti la videro e si dissero l'un l'altro: «Che cos'è?», perché non sapevano che cosa fosse. Mosè disse loro: «È il pane che il Signore vi ha dato in cibo".

La manna, man-hu, ovvero "che cos'è?", cibo sconosciuto disceso dal cielo, è simbolo della Parola e della volontà di Dio che ci dà vita mentre attraversiamo i momenti di deserto. Qual è la parola che Egli mi rivolge, quale la sua volontà? Nella fatica e nel dolore, nella privazione materiale, affettiva, spirituale, possiamo scegliere di guardare indietro, di vivere addirittura nel rimpianto di schiavitù passate, che ci adagiano in una sicurezza più desiderabile di un futuro ignoto, promesso sì, ma incerto, non ancora toccato con mano; possiamo non riconoscere che Dio ci sta portando in profondità, per sapere che cosa abbiamo davvero nel cuore (Dt 8, 2). Oppure possiamo camminare nelle sue vie (Dt 8, 6), attraversando il deserto, il midbàr nel quale, per un gioco non casuale di assonanze della lingua ebraica, il dabar, la Parola di Dio, risuona con maggiore intensità. I deserti che costellano i giorni della nostra vita terrena si possono maledire, evitare, contrastare ricorrendo a mille riempitivi di cui il nostro mondo abbonda; oppure si possono attraversare in compagnia del Dio della consolazione, del Dio che ci matura e che nutre la nostra anima rendendola più forte.

Dalla lettera di San Paolo apostolo agli Efesini (4, 17. 20-24)

Vi dico dunque e vi scongiuro nel Signore: non comportatevi più come i pagani con i loro vani pensieri. Ma voi non così avete imparato a conoscere il Cristo, se davvero gli avete dato ascolto e se in lui siete stati istruiti, secondo la verità che è in Gesù, ad abbandonare, con la sua condotta di prima, l'uomo vecchio che si corrompe seguendo le passioni ingannevoli, a rinnovarvi nello spirito della vostra mente e a rivestire l'uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella vera santità.

La conversione avviene nel pensiero: le passioni che ci infiammano, i comportamenti e le scelte che ne conseguono, nascono prima di tutto nella mente. Come possiamo cambiare, rivestire l'uomo nuovo (v. 24)? Attraverso l'ascolto (v. 21) della verità contenuta nelle parole di Gesù.
Nei versetti mancanti (21-23) san Paolo descrive il pagano come un uomo dalla mente accecata, estraneo alla vita di Dio a causa della sua ignoranza e della durezza del suo cuore, insensibile e quindi dissoluto e insaziabile: è l'uomo immerso nel peccato, è ciascuno di noi. Per questo Paolo scongiura addirittura gli Efesini: egli sa, perchè uomo come loro, che la conversione a Cristo e al Dio creatore va rinnovata continuamente perchè sempre tentata di rivolgersi indietro, alle passioni ingannevoli (v. 22), a ciò che non dura (Gv 6, 27).

Testo e Commento al Vangelo

Dal Vangelo secondo Giovanni (6, 24-35)

Quando dunque la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù. Lo trovarono di là dal mare e gli dissero: «Rabbì, quando sei venuto qua?».
Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell'uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo». Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?». Gesù rispose loro: «Questa è l'opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato».
Allora gli dissero: «Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: Diede loro da mangiare un pane dal cielo». Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo». Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane». Gesù rispose loro: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!".

Papa Francesco ha affermato che il Signore ci fa sentire la sua presenza sempre. Come? Con la consolazione, che non dà divertimento, ma pace e gioia (Omelia, 25.9.2017).
Gesù è a Cafarnao, "villaggio della consolazione" o "della bellezza": la geografia del luogo in cui ha deciso di risiedere, dopo avere lasciato la vita nascosta di Nazareth, è rigogliosa e attraente. Cafarnao sorge sulla riva nord-occidentale del Lago di Tiberiade; a tre chilometri a sud sgorgano le sette sorgenti d'acqua di et-Tabgha, dove Gesù ha appena moltiplicato i cinque pani e i due pesci. L'acqua, i pani, i pesciolini, sono tutti simboli della Torah, della Legge, della Parola di Dio che irriga i deserti dell'anima, che ha sfamato il suo popolo nei secoli.
Cafarnao è crocevia di commerci con l'"estero", è vivace, caotica, benestante, contaminata da culture pagane: la tentazione di dimenticare Dio e di dire nel proprio cuore "La mia forza e la potenza della mia mano mi hanno acquistato queste ricchezze" (Dt 8, 17) è già in atto. Proprio qui Gesù traghetta letteralmente la folla, che ha attraversato il lago due volte, su un piano divino, facendo appello all'anima dell'uomo, troppo spesso subordinata ai bisogni "della pancia": il Dio che nutre e consola davvero, si è fatto vicino, si può toccare, interpellare, accarezzare, mangiare nella persona umana e divina di Cristo. Quello è il cibo da ricercare, da "inseguire" sempre, per il quale muoversi, viaggiare ed è un cibo che dura, ancora, ai giorni nostri, nella celebrazione dell'Eucaristia: il pane che riceviamo nella Messa è il "pane dei forti" (Sal 77) cioè un cibo divino, che alimenta e aumenta la nostra apertura sull'Infinito, sulla vera vita che è quella eterna. In questa vita, tuttavia, l'Eterno ci supera sempre: «Rabbì, quando sei venuto qua?» (v. 25), domanda chi vorrebbe avere il controllo sui movimenti del Signore. E «Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?» (v. 28), domandano coloro che ricercano la sicurezza di una legge scritta nero su bianco alla quale attenersi anziché entrare in una relazione d'amore che mette in gioco tutta la nostra persona e tutto il nostro tempo, a imitazione di Cristo che di se stesso ha messo in gioco tutto, anima e corpo, per sempre.

Commento patristico

"La sua parola è un albero di vita che, da ogni parte, ti porge dei frutti benedetti. Essa è come quella roccia aperta nel deserto, che divenne per ogni uomo, da ogni parte, una bevanda spirituale. Essi mangiarono, dice l’Apostolo, un cibo spirituale e bevvero una bevanda spirituale (cfr. 1 Cor 10,2). Colui al quale tocca una di queste ricchezze non creda che non vi sia altro nella parola di Dio oltre ciò che egli ha trovato. Dopo essersi arricchito della parola, non creda che questa venga da ciò impoverita. Incapace di esaurirne la ricchezza, renda grazie per la immensità di essa. Rallègrati perché sei stato saziato, ma non rattristarti per il fatto che la ricchezza della parola ti superi. Colui che ha sete è lieto di bere, ma non si rattrista perché non riesce a prosciugare la fonte. È meglio che la fonte soddisfi la tua sete, piuttosto che la sete esaurisca la fonte" (Dai «Commenti sul Diatessaron» di sant’Efrem, diacono).

Commento francescano

Santa Chiara mise in pratica sine glossa l'invito che Gesù rivolge alla folla a Cafarnao (Gv 6, 27) quando, per decisione di papa Gregorio IX (Lettera Quo elongati, FF 2739/10), fu proibito l'ingresso dei frati minori a San Damiano, se non di coloro che erano provvisti di licenza della Sede apostolica. Così narra la Leggenda di Tommaso da Celano (FF 3232): "...la pia Madre si rammaricò che le sorelle avrebbero avuto più raramente il cibo della sacra dottrina e gemendo disse: «Ce li tolga tutti, ormai, i frati, dopo che ci ha tolto quelli che ci davano il nutrimento di vita!». E immediatamente rimandò tutti i frati al ministro, non volendo avere a disposizione i questuanti per provvedere il pane materiale, quando non avevano più chi provvedeva loro il pane dello spirito. Ma, quando lo venne a sapere papa Gregorio, subito rimise il divieto in potere del ministro generale".

Orazione finale

Accompagna con la tua continua protezione, Signore, il popolo che hai nutrito con il pane del cielo e rendilo degno dell'eredità eterna. Per Cristo nostro Signore. Amen (Messale romano, XVIII Domenica T.O. - B).

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