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NEWSLETTER n° 32 - 20 febbraio 2018

  • DAL MESSAGGIO DI PAPA FRANCESCO PER LA QUARESIMA 2018
  • LECTIO DIVINA - 25 Febbraio 2018 - II Domenica di Quaresima / B

Dal messaggio di Papa Francesco per la QUARESIMA

quaresima2014
PER IL DILAGARE DELL’INIQUITÀ L’AMORE DI MOLTI SI RAFFREDDERÀ
(Mt 24,12)
Questa frase del Vangelo si trova nel discorso che riguarda la fine dei tempi e che è ambientato a Gerusalemme, sul Monte degli Ulivi, proprio dove avrà inizio la passione del Signore. Rispondendo a una domanda dei discepoli, Gesù annuncia una grande tribolazione e descrive la situazione in cui potrebbe trovarsi la comunità dei credenti: di fronte ad eventi dolorosi, alcuni falsi profeti inganneranno molti, tanto da minacciare di spegnere nei cuori la carità che è il centro di tutto il Vangelo.

I FALSI PROFETI
I falsi profeti sono ‘incantatori di serpenti’, approfittano delle emozioni umane per rendere schiave le persone. Quanti figli di Dio sono suggestionati dalle lusinghe del piacere di pochi istanti, scambiato per felicità! Quanti vivono incantati dall’illusione del denaro, schiavi di interessi meschini! Quanti vivono pensando di bastare a sé stessi!
Altri falsi profeti sono ‘ciarlatani’ che offrono soluzioni immediate alle sofferenze, rimedi completamente inefficaci: il falso rimedio della droga, di relazioni ‘usa e getta’, di guadagni facili ma disonesti! Quanti ancora sono irretiti in una vita completamente virtuale, in cui i rapporti sembrano più semplici e veloci per rivelarsi poi drammaticamente privi di senso! Questi truffatori, che offrono cose senza valore, tolgono ciò che è più prezioso come la dignità, la libertà e la capacità di amare. È l’inganno della vanità, che ci porta a cadere nel ridicolo; e dal ridicolo non si torna indietro. Da sempre il demonio, «menzognero e padre della menzogna» (Gv 8,44), presenta il male come bene e il falso come vero. Ognuno è chiamato a discernere nel suo cuore ed esaminare se è minacciato dalle menzogne di questi falsi profeti.

UN CUORE FREDDO
Dante Alighieri, nella sua descrizione dell’inferno, immagina il diavolo seduto su un trono di ghiaccio; egli abita nel gelo dell’amore soffocato. Chiediamoci: come si raffredda in noi la carità? Quali segnali indicano che in noi l’amore rischia di spegnersi?
Spegne la carità anzitutto l’avidità per il denaro, «radice di tutti i mali» (1Tm 6,10); ad essa segue il rifiuto di Dio e di trovare consolazione in Lui, preferendo la nostra desolazione al conforto della sua Parola e dei Sacramenti. Tutto ciò si tramuta in violenza contro coloro che sono ritenuti una minaccia alle nostre ‘certezze’: il bambino non ancora nato, l’anziano malato, l’ospite di passaggio, lo straniero, il prossimo che non corrisponde alle nostre attese.
L’amore si raffredda anche nelle nostre comunità. I segni più evidenti di questa mancanza di amore sono: l’accidia egoista, il pessimismo sterile, la tentazione di isolarsi e di impegnarsi in continue guerre fratricide, la mentalità mondana che induce ad occuparsi solo di ciò che è apparente, riducendo l’ardore missionario.

COSA FARE?
Se vediamo nel nostro intimo e attorno a noi i segnali del raffreddarsi della carità, ecco che la Chiesa, nostra madre e maestra, assieme alla medicina, a volte amara, della verità, ci offre in questo tempo di Quaresima il dolce rimedio della preghiera, dell’elemosina e del digiuno.
Dedicando più tempo alla preghiera, permettiamo al nostro cuore di scoprire le menzogne segrete con le quali inganniamo noi stessi, per cercare finalmente la consolazione in Dio. Egli è nostro Padre e vuole per noi la vita.

L’ELEMOSINA
L’esercizio dell’elemosina ci libera dall’avidità e ci aiuta a scoprire che l’altro è mio fratello: ciò che ho non è mai solo mio. Come vorrei che l’elemosina si tramutasse per tutti in un stile di vita! Come vorrei che, in quanto cristiani, vedessimo nella possibilità di condividere con gli altri i nostri beni una testimonianza concreta della comunione che viviamo nella Chiesa. Faccio mia l’esortazione di san Paolo, quando invitava i Corinti alla colletta per la comunità di Gerusalemme: «Si tratta di cosa vantaggiosa per voi» (2Cor 8,10). In Quaresima molti organismi raccolgono collette a favore di Chiese e popolazioni in difficoltà. Ma come vorrei che anche nei rapporti quotidiani, davanti a ogni fratello che ci chiede un aiuto, pensassimo che lì c’è un appello della divina Provvidenza: ogni elemosina è un’occasione per prendere parte alla Provvidenza di Dio verso i suoi figli; e se Egli oggi si serve di me per aiutare un fratello, come domani non provvederà anche alle mie necessità, Lui che non si lascia vincere in generosità?

IL DIGIUNO
Il digiuno toglie forza alla nostra violenza, ci disarma, e costituisce un’importante occasione di crescita. Da una parte, ci permette di sperimentare ciò che provano quanti mancano anche dello stretto necessario e conoscono i morsi quotidiani dalla fame; dall’altra, esprime la condizione del nostro spirito, affamato di bontà e assetato della vita di Dio. Il digiuno ci sveglia, ci fa più attenti a Dio e al prossimo, ridesta la volontà di obbedire a Dio che, solo, sazia la nostra fame.
Vorrei che la mia voce giungesse al di là dei confini della Chiesa Cattolica, per raggiungere tutti voi, uomini e donne di buona volontà, aperti all’ascolto di Dio. Se come noi siete afflitti dal dilagare dell’iniquità nel mondo, se vi preoccupa il gelo che paralizza i cuori e le azioni, se vedete venire meno il senso di comune umanità, unitevi a noi per invocare insieme Dio, per digiunare insieme e insieme a noi donare quanto potete per aiutare i fratelli!

IL FUOCO DELLA PASQUA
Invito soprattutto i membri della Chiesa a intraprendere con zelo il cammino della Quaresima.
Una occasione propizia sarà anche quest’anno l’iniziativa ‘24 ore per il Signore’, che invita a celebrare il Sacramento della Riconciliazione in un contesto di adorazione eucaristica. Nel 2018 si svolgerà venerdì 9 e sabato 10 marzo, ispirandosi alle parole del Salmo 130,4: «Presso di te è il perdono». In ogni diocesi, almeno una chiesa rimarrà aperta per 24 ore consecutive, offrendo la possibilità della preghiera di adorazione e della Confessione sacramentale.
Nella notte di Pasqua rivivremo il suggestivo rito dell’accensione del cero pasquale: attinta dal ‘fuoco nuovo’, la luce a poco a poco scaccerà il buio e rischiarerà l’assemblea liturgica. «La luce del Cristo che risorge glorioso disperda le tenebre del cuore e dello spirito», affinché tutti possiamo rivivere l’esperienza dei discepoli di Emmaus: ascoltare la parola del Signore e nutrirci del Pane eucaristico consentirà al nostro cuore di tornare ad ardere di fede, speranza e carità.

LECTIO DIVINA

25 Febbraio 2018 - II Domenica di Quaresima / B
Trasfigurazione

Gen 22,1-2.9a.10-13.15-18; Sal 115 (116), 10.15-19; Rm 8,31b-34; Mc 9,2-10

Nella II Domenica di Quaresima (o Domenica della Trasfigurazione) il Padre ci invita ad ascoltare e imitare Gesù: “Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!” (Mc 9,7). Dopo il primo annuncio della passione, Gesù si incammina verso Gerusalemme e su un alto monte “fu trasfigurato” davanti a Pietro, Giacomo e Giovanni. Quello di Gesù è un volto splendente che prefigura la risurrezione, segno di speranza. Anche il nostro volto e tutte le fatiche del cammino, le contraddizioni della vita, le sofferenze possono essere ‘trasfigurate’ e ricevere senso dalla speranza della risurrezione che ci attende.

Commento alle letture

La I lettura ci presenta un altro ‘figlio amato’, Isacco, definito dall’autore sacro “figlio unigenito che Abramo ama” (cfr. Gen 22,2). Il racconto del sacrificio di Isacco è simbolo di quanto un padre possa amare suo figlio, anche quando sembra che Dio glielo voglia togliere. Abramo comprende che il figlio in cui Dio aveva manifestato la sua fedeltà e in cui Abramo aveva posto le sue sicurezze, non gli appartiene, è dono di Dio. E Dio mantiene le sue promesse, restituendo ad Abramo quell’’unigenito’ in una nuova relazione padre-figlio, garantendo così in Isacco quella discendenza che secondo la Sua Parola “sarà numerosa come le stelle del cielo” (22,17).
Dio realizza le sue promesse nel modo in cui noi non pensiamo, ma in questo modo Egli dimostra di essere il ‘Dio con noi’ presente nella storia di ciascuno.

Nella II lettura san Paolo afferma che “Cristo Gesù è morto, anzi è risorto, sta alla destra di Dio e intercede per noi” e diventa per noi incoraggiamento, motivo di speranza. La risurrezione di Gesù, del figlio amato, ci apre alla fiducia che Dio ci è vicino e mantiene le promesse intercedendo per noi.

Commento al Vangelo

Gesù, che aveva annunciato poco prima la sua morte e risurrezione (cfr. Mc 9,31), suscitando lo sgomento e la paura nel cuore dei discepoli, nel Vangelo odierno (Mc 9,2-10) prepara i suoi alla sua passione e morte con la speranza e forza che viene dalla Trasfigurazione, preludio di ciò che sarebbe avvenuto con la sua Resurrezione.
Lui, che si era rivelato come ‘Colui che doveva morire’ (antifona al Benedictus del 7 Gennaio), con la sua trasfigurazione, si rivela loro nella sua ‘Gloria’; come conciliare tanta gloria, con la sofferenza, il disprezzo e la morte di Gesù? Gesù ci ha aperto la strada per trasfigurare la nostra vita e la storia se la guardiamo con gli occhi di Dio, per renderla così luogo dove Dio abita facendosi vicino a ogni uomo ‘crocifisso’ da ogni forma di povertà, fino alla forma più cruda che è quella della morte. Sì, perchè in Gesù Dio ci salva nella morte. Gesù chiama così ciascuno di noi a essere suo collaboratore nel portare la salvezza operata dalla sua morte e resurrezione a tutta l’umanità, ‘trasfigurando’ ogni morte che abita nel cuore umano in pezzo di vita che possiede il senso e la forza dell’amore infinito.

Commento francescano

L’evento luminoso della Trasfigurazione è il ‘filo rosso’ che ha condotto santa Chiara nelle sue lettere ad Agnese di Praga ad esortare la santa boema a conformare a Cristo la sua vita imitandolo nel suo abbassamento fino alla morte di croce che è la vera Gloria.

“Poni la tua mente nello specchio dell’eternità, poni la tua anima nello splendore della gloria, poni il tuo cuore nella figura della divina sostanza e trasformati tutta, attraverso la contemplazione, nell’immagine della sua divinità” (FF 2888).

“Se con Lui patirai, con Lui regnerai, soffrendo con Lui, con Lui godrai, morendo con Lui sulla croce della tribolazione, possederai con Lui le celesti dimore negli splendori dei santi e il tuo nome sarà scritto nel libro della vita e diverrà glorioso tra gli uomini ( FF 2880).

Orazione conclusiva

O Dio, Padre buono, che non hai risparmiato il tuo Unigenito Figlio, ma lo hai dato per noi peccatori, rafforzaci nell’obbedienza della fede perché seguiamo in tutto le sue orme e siamo con lui trasfigurati nella luce della tua gloria. Per il nostro Signore. Amen.

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