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NEWSLETTER n° 31 - 14 febbraio 2018

  • AMO L'OGGI PERCHE' AMO IL FUTURO - Ernesto Olivero
  • LECTIO DIVINA - 18 Febbraio 2018 - I Domenica di Quaresima / B

AMO L'OGGI PERCHE' AMO IL FUTURO

Ernesto Olivero
chi semina raccolgie

La speranza non muore mai. Quando è sotto pressione, quando fa fatica, è solo per rinascere. Il 2017 ci ha lasciato un mondo sempre più complicato, un mondo che toglie quasi il respiro. Niente di nuovo. Ripenso all’incontro con Giorgio La Pira, l’ex sindaco di Firenze, che negli anni ’60, mi fece scoprire la profezia di Isaia, la certezza di un tempo in cui le armi non saranno più costruite e diventeranno strumenti di lavoro. Eppure, la guerra c’è ancora, insieme alla fame, alle disuguaglianze, a ingiustizie infinite. Ma sia chiaro, la speranza è più forte e mi fa dire, quasi gridare che quello che non è stato, finalmente può essere, può diventare realtà. Sta a noi scegliere. Il male oggi sembra vincere perché molte persone continuano a guardarsi l’ombelico, a girare intorno alla propria vita. Piccola, ristretta, limitata. Al contrario, a tutti i livelli, dovremmo avere uno scatto, andare oltre gli interessi particolari, avere il coraggio di spendere la vita per grandi ideali.
Se le nuove generazioni cambieranno in meglio, cambieranno in un baleno anche la politica, l’economia, le religioni. Non è retorica! La chiave per ripartire è l’innocenza che diventa capacità di sognare, costruire, immaginare. Se ci impegneremo tutti in questo terreno, vedremo il mondo con occhi diversi. Questo metodo me lo ricordano i bambini, la speranza nell’umanità che comunicano. Quando li vedo, non posso non immaginare un futuro di pace, non posso rinunciare al bene che mi interpella senza sosta, alla scelta di dare tutto per la felicità degli altri. Non posso non amare il presente, perché è il tempo che mi è stato dato e non ne esiste un altro.
È il mio tempo, è la vita che ho tra le mani! Solo chi ama l’oggi, può amare il futuro. Di un amore mai immobile, mai fermo allo status quo, ma proiettato oltre. Un amore che vede ovunque, anche nel buio della vita, un’occasione di cambiamento, di conversione, una piccola luce che può annullare anche le tenebre più oscure. Allora, all’inizio di questo nuovo anno, riempiamo di bellezza il nostro tempo, non sprechiamolo, illuminiamolo con i sì e i no che contano, teniamolo lontano dalla rassegnazione! Lì dove siamo, in famiglia, a scuola, sul lavoro, nell’impegno di ogni giorno. Come diceva frère Roger, fondatore della Comunità di Taizè, basta veramente un pugno di giovani per cambiare il corso della storia di una città, di un Paese, in definitiva del mondo intero. Giovani appassionati, puliti, pronti a fare della propria debolezza una chiave di incontro, la loro forza. Come? Credendoci, camminando con gli altri, tenendo viva la fiducia. Il 2018 li sta già aspettando.
(Ernesto Olivero)

UNA BENEDIZIONE PER TUTTI
Vi mando un affettuoso saluto
Con grande affetto
Ve lo auguro per tutto ciò che fate
Che abbiate un felice lavoro
Di andare avanti
Di superare avversità
Di vedere la vita con occhi belli
Perché la vita è molto bella
Però bisogna saperla vedere in modo bello
Prego per voi
Vi chiedo di pregare per me
E vi do la mia benedizione
Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
Ciao!
(Papa Francesco)

LECTIO DIVINA

18 Febbraio 2018 - I Domenica di Quaresima / B
Deserto

Gen 9,8-15; Sal 24 (25); 1Pt 3,18-22; Mc 1,12-15

Il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo”(Mc 1,15), queste sono le parole che Gesù proclama dopo essere stato nel deserto per quaranta giorni e tentato da Satana. Ma Satana nulla può contro di Lui, il male è vinto. Siamo appena ai primi passi del cammino quaresimale e già iniziamo a gustare la gioia della risurrezione. Davvero unico è il mistero della incarnazione, passione, morte e risurrezione di Gesù Cristo che la liturgia goccia a goccia ci fa assaporare! Vediamo infatti Gesù tentato nel deserto (Vangelo), eppure è già alla destra di Dio (seconda Lettura): in Cristo tutto è giunto al suo vero compimento e l’alleanza che Dio desidera stabilire con ogni uomo (prima Lettura) in Gesù trova piena risposta.

Commento alle Letture

La prima Lettura (Gen 9,8-15) racconta di un dono d’amore fatto da Dio all’umanità attraverso Noè. Secondo il paganesimo antico gli dèi avevano un arco con cui punivano gli uomini, mentre l’apparire dell’arcobaleno assicurava la loro pacificazione. L’autore sacro della Genesi assume il simbolo bellissimo dell’arcobaleno per indicare l’unità indissolubile tra Cielo e terra. «Pongo il mio arco sulle nubi, perché sia il segno dell’alleanza che è tra me e la terra» (v.13): è la prima alleanza esplicitamente ricordata nella Bibbia, che non richiede nulla da parte dell’uomo e si estende all’intera creazione.
Questa Quaresima, inaugurata con tutti i colori dell’arcobaleno, ci ricorda che Dio è disposto da sempre a darci un’altra possibilità, a stabilire un nuovo patto, a impegnarsi a salvare sempre l’umanità.

Con la seconda Lettura (1Pt 3,18-22) ci troviamo di fronte a uno dei brani biblici di difficile interpretazione. È certo però che l’apostolo Pietro voglia rivolgere ai cristiani perseguitati un’esortazione che sia loro di consolazione, giacché in virtù del loro battesimo parteciperanno al trionfo del Cristo risorto, che per primo ha sofferto per ricondurci a Dio (cfr. v.18). Il nuovo popolo di Dio, nato dal sacrificio di Cristo, vede nell’arca di Noè (cfr. prima Lettura) la prefigurazione della salvezza offerta attraverso le acque del battesimo.
Cristo non ci ha lasciato solo un esempio da imitare, ci ha redenti, ha aperto per noi una via nuova e sicura che ci conduce a Dio: questa è la consolazione per i cristiani di ogni tempo.

Commento al Vangelo

Il Vangelo (Mc 1,12-15) ci svela pienamente la lieta notizia che «il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino» (cfr. v. 15a). Il tempo di cui si parla è quel ‘momento opportuno’, quel ‘tempo favorevole’ che, annunciato dai profeti, è atteso da sempre.
La tentazione di Satana, che Gesù subisce, ci dice che la via scelta da Gesù è la via dell’umiltà, la stessa strada destinata ad ogni uomo che vive in questo mondo. La fatica del quotidiano, le tentazioni di successo, le possibili incomprensioni da parte degli altri: questo ed altro ancora sembra riassunto in quel versetto in cui Marco compendia i quaranta giorni di Gesù nel deserto. È significativo che nel racconto dell’evangelista Marco la tentazione permanga durante l’intera permanenza di Gesù nel deserto e non si ponga semplicemente alla fine. Ciò ricorda come sicuramente Gesù ha sperimentato la prova lungo tutto il corso della sua vita terrena, che il numero ‘quaranta’ semplicemente simboleggia.
Le tentazioni e le prove della vita non sono un vero ostacolo alla nostra partecipazione al regno dei cieli. Attraversarle come Gesù e con Gesù, fa diventare piuttosto la nostra stessa esistenza un annuncio del Regno, una testimonianza credibile del suo amore.

Commento francescano

Francesco di Assisi, come tutti i santi (e come ogni uomo, che ne sia più o meno cosciente), ha sofferto ripetutamente la prova di diverse tentazioni, di cui il Signore si è servito per fargli comprendere ciò che nella vita conta e ciò che vale meno, e per fargli capire se stesso e gli altri. I suoi primi biografi ci trasmettono tra l’altro una delle cose che il Poverello ha imparato: usava ammonire i suoi frati che mostrassero sempre esteriormente quella gioia spirituale che è medicina efficace da porgere al fratello tentato perché trovi il coraggio di venirne fuori.
Diceva: «Se talvolta mi sento tentato o accidioso, mi basta guardare la letizia di un mio compagno per riavermi dalla tentazione e dalla svogliatezza e riconquistare la letizia interiore» (CAss 120: FF 1676).
Un insegnamento utile per tutti, perché nei momenti in cui ci sentiamo più in forza possiamo sostenere chi è nella debolezza, e la gioia divenga contagiosa.

Orazione finale

O Spirito Santo, Spirito del Padre e del Figlio, fa’ che ci lasciamo condurre da te per il deserto di questo mondo, per le vie impervie della vita, con la forza della fede e la mentalità nuova del Regno. Conferma giorno per giorno nel nostro cuore l’alleanza che Dio ha stabilito con ciascuno, perché non rimanga delusa la speranza che Lui ha riposto in noi. Amen.

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