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NEWSLETTER n° 29 - 30 gennaio 2018

  • LA NOSTRA PORTA E' LA FEDE - (dai Padri della Chiesa)
  • LECTIO DIVINA - 2 Febbraio 2018 - Presentazione del Signore al Tempio
  • LECTIO DIVINA - 4 Febbraio 2018 - V Domenica T.O. / B

LA NOSTRA PORTA E' LA FEDE

dai Padri della Chiesa
Padri della Chiesa
Beato l’uomo alla cui porta bussa Cristo.
La nostra porta è la fede che, quand’è robusta,
è una protezione per tutta la casa.
Per questa porta entra Cristo (Ambrogio).

Entrare per andare in profondità, per scoprire le ragioni di una fede adulta e matura e uscire per confrontarsi con la realtà del nostro tempo e agire professando il Credo cristiano.

LA PORTA DELLA VITA DI FEDE
Egli dice: “Io sono la porta; chi entrerà per me sarà salvo, ed entrerà e uscirà e troverà pascolo” (Gv 10,9). C’è un modo positivo di entrare, e un modo altrettanto positivo di uscire attraverso la porta legittima che è Cristo. Si può dire che noi entriamo quando ci raccogliamo nella nostra interiorità per pensare, e che usciamo quando ci esteriorizziamo mediante l’azione; e poiché per mezzo della fede Cristo abita nei nostri cuori (cfr. Ef 3,17), entrare per Cristo significa pensare alla luce della fede, mentre uscire per Cristo significa tradurre la fede in azione davanti agli uomini. Perciò si legge nel Salmo: “Esce l’uomo al suo lavoro” (Sal 103,25), e il Signore stesso dice: “Risplendano le vostre opere davanti agli uomini” (Mt 5,16) (Agostino).



LA FEDE È UNA SALITA TORTUOSA
Forse credevi che il cammino che mostra Dio fosse piano, dolce e non presentasse addirittura nessuna difficoltà o travaglio: no, è una salita e una salita tortuosa. Infatti il cammino per il quale si tende alle virtù non è in discesa, ma in salita, e per una salita angusta è difficile.
Ascolta anche nel Vangelo il Signore che dice: «Quanto stretta e angusta è la via che conduce alla vita» (Mt 7,14). Vedi dunque quale consonanza fra il Vangelo e la legge. Nella legge la via della virtù è presentata come una salita tortuosa; negli Evangeli è detto: «Stretta e angusta è la via che conduce alla vita».
Quelli che vogliono agire secondo Dio incorrono in molte tentazioni e ostacoli.
Inoltre poi troverai nella fede molte tortuosità, parecchie questioni, molte obiezioni degli eretici, molte contraddizioni degli infedeli. Questo dunque è il cammino che devono percorrere quelli che seguono Dio (Origene).

IL MARTIRIO OCCULTO DELLA TESTIMONIANZA QUOTIDIANA
Non sono persecutori solo quelli che si vedono, ma anche quelli che non si vedono. Anzi, sono molto più numerosi questi ultimi. Ci perseguita l’avidità, ci perseguita il desiderio di successo, ci perseguita la lussuria, ci perseguita la superbia, ci perseguita l’impudicizia. Questi sono i persecutori più duri: quelli che, senza ricorrere alla minaccia della spada, stritolano spesso lo spirito dell’uomo, quelli che espugnano l’animo dei credenti più con le lusinghe che con le minacce.
Ogni giorno sei chiamato a essere testimone di Cristo. Sei stato tentato dallo spirito dell’impudicizia, ma il timore del futuro giudizio di Cristo ti ha vietato di violare la castità dello spirito e del corpo? Sei un martire di Cristo. Sei stato dallo spirito di avidità tentato di occupare le proprietà di un orfano minorenne, di violare i diritti di una vedova indifesa, eppure la considerazione delle prescrizioni celesti ti ha convinto a portare aiuto piuttosto che a recare danno? Sei un testimone di Cristo. Sei stato tentato dallo spirito di superbia, ma lo spettacolo del povero e del bisognoso ti ha messo a misericordiosa compassione e hai amato più l’umiltà che la prepotenza? Sei un testimone di Cristo. Ancora di più: non hai dato testimonianza solo a parole, ma anche con l’opera. Chi è testimone più attendibile di colui che professa la sua fede nell’Incarnazione del Signore Gesù, osservando fedelmente le prescrizioni del Vangelo? Infatti, chi ascolta e non fa, rinnega Cristo; anche se lo confessa a parole, lo rinnega nei fatti. Vero testimone è l’uomo che testimonia confermando con i fatti l’adesione ai precetti del Signore Gesù. Quanti dunque sono, ogni giorno, i martiri occulti di Cristo e confessori del Signore Gesù! Quanti, invece, hanno professato la loro fede all’esterno e l’hanno rinnegata all’interno!
C’è chi viene in chiesa perché aspira a una carica, visto che gli imperatori sono cristiani: con un atteggiamento di falso timore di Dio finge di elevare una preghiera, si inginocchia e si prostra fino a toccare terra, mentre non piega il ginocchio del suo spirito. La gente lo vede, lo giudica un cristiano. La gente lo vede pregare umilmente e gli presta fede, ma Dio sente che quello lo rinnega. Esce di chiesa elogiato dall’uomo, ma condannato dal giudice. Oh, quanto meglio sarebbe stato se quello fosse stato un ateo per la gente e un credente agli occhi di Dio! Anche se pure questa discrepanza sarebbe criticabile, perché una perfetta professione di fede esige la devozione dell’anima e la proclamazione della voce: «Con il cuore si crede per la giustizia, mentre dalla bocca esce la professione di fede per la salvezza» (Rm 10, 10) (Ambrogio).

LECTIO DIVINA

2 Febbraio 2018 - Presentazione del Signore

2 Febbraio

Ml 3,1-4; Sal 23 (24); Eb 2,14-18; Lc 2,22-40

A quaranta giorni dalla solennità del Natale, con la festa della Presentazione ricordiamo il gesto di ‘sottomissione’ alla Legge ebraica compiuto da Gesù, Maria e Giuseppe col presentarsi al Tempio per la purificazione della madre e il riscatto del primogenito, perché sacro a Dio.
Gesù viene presentato al Tempio come un qualsiasi bambino primogenito per lodare e benedire il Padre per il dono della fecondità e della vita. La festa della Presentazione (in cui si celebra la giornata per la vita consacrata) viene a ricordarci allora che Dio pensa alla ‘grandezza’ in maniera completamente diversa da come la pensiamo noi. Ciò che ci rende grandi è l’adesione al progetto di Dio, un cuore orientato come quello di Simeone all’attesa di Dio, nella fiducia del compimento delle promesse.

Commento alle letture

La liturgia ci fa leggere, a scelta, una delle due letture proposte.
Nella prima lettura, ‘l’angelo dell’alleanza’ annunciato da Malachia, è la presenza di Dio stesso che si è rivelato con la nascita di Gesù. Gesù è venuto sulla terra per purificare i cuori e per compiere, con la sua obbedienza al Padre, un’offerta che ristabilisce l’alleanza con tutta l’umanità, vero tempio di Dio.
Nella seconda lettura, l’autore della lettera agli Ebrei afferma che Gesù con la sua Incarnazione è venuto ad assumere su di sé ciò che ci appartiene, ossia ‘il sangue e la carne’, condividendo così la nostra debolezza e creaturalità. Egli facendosi uomo ‘si prende cura della stirpe di Abramo’ e per aver sofferto personalmente può anche venire in aiuto ad ogni uomo che è messo alla prova e che soffre.

Commento al Vangelo

Nel brano evangelico di questa festa della Presentazione la profezia di Malachia si compie: Gesù viene portato al Tempio, finalmente viene ‘l’angelo dell’alleanza’. Ma nel Tempio, mentre Maria e Giuseppe portano il Bambino, pochi si accorgono di ciò che sta accadendo e cioè che Dio è già lì. La promessa è mantenuta ma molti non lo vedono. Solo Simeone e Anna riconoscono il Messia in quel bambino.
Dio ha un volto preciso. Spesso, invece, siamo portati non a cercare il suo Volto ma a seguire soltanto i miraggi del nostro orgoglio. Vogliamo dettare legge a Dio imponendo i nostri progetti ma la fede nasce in un cuore umile, capace di accogliere la bellezza del progetto di Dio su di noi. Per questo il Vangelo ci presenta il ‘vecchio Simeone’ definito da Luca “uomo giusto e pio che aspettava la consolazione di Israele”. Simeone ha già il cuore orientato nell’attesa di Dio, è pronto a consegnare se stesso e godere della pace di Dio. Ha percorso il suo cammino di purificazione ed è divenuto così libero da se stesso e da ogni forma di appropriazione.
Ciò che Simeone dice è meraviglioso: “Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza” (Lc 2,29). L’incontro con Dio riempie l’anima di grande gioia. E’ sempre così! Potremmo cercare mille distrazioni: senza Dio non saremo mai felici. Il cuore umano è creato per l’infinito.

Commento francescano

Iacopone da Todi , in una sua Lauda(FF 2039) dedicata a Francesco, fa l’elogio di Chiara in questi termini: “ Ne la valle spoletana una vergen c’è soprana: Clara, de donna Ortulana, tempio de Deo consecrato”. Chiara, nel suo desiderio di abbracciare il Cristo povero, come Simeone prepara il suo cuore e il suo corpo ad essere Tempio cioè dimora di Colui che per amore dell’uomo si è fatto ‘Piccolo’ e di cui lei anelava essere sposa: “desiderando di fare del suo corpo un tempio per Dio solo e attenta a meritare con la pratica della virtù le nozze col gran Re” (Legenda di santa Chiara, FF 3165).

Preghiera conclusiva

Donaci Signore Gesù, come il vecchio Simeone, di avere un cuore umile disposto ad accoglierti nella lode al Padre, per contemplare con i nostri occhi la tua salvezza operante nella nostra vita. Amen.


LECTIO DIVINA

4 Febbraio 2018 - V Domenica T.O. / B
Suocera_di_Pietro

Gb 7,1-4.6-7; 1Cor 9,16-19.22-23; Mc 1, 29-39



La liturgia di questa settimana ci ricorda che la malattia e la sofferenza fanno parte della vita di ogni uomo, sono proprio il segno della nostra fragilità e debolezza umana. Ma la guarigione che Cristo compie è il segno della sua azione salvifica, della sua vittoria sul male. Il suo chinarsi sulle nostre malattie e debolezze ci restituiscono un Dio vicino che soffre accanto a ogni sua creatura.

Commento alle letture

Nella prima lettura (Gb 7,1-4.6-7) Giobbe rappresenta ogni uomo che vive nella sofferenza. Il desiderio di Giobbe è conoscere Dio e farne esperienza, trovare un senso alle sue sofferenze. Giobbe esprime afflizione “un soffio è la mia vita”, sperimenta sulla sua pelle che la nostra vita è fragile e che Dio non ci toglie dalle nostre sofferenze.
Dio è però il compagno fedele che cammina con noi in mezzo alle prove, Gesù per primo ha sperimentato il dolore fisico e morale. Gesù ci indica la via dell’amore che si realizza nella gratuità di una vita spesa nell’attesa di un bene superiore, nel bene per l’altro al di sopra del mio stesso bene dando così un senso ad ogni dolore e fragilità. A noi resta essere saldi e ancorati nella fede.

Nella seconda lettura (1Cor 9,16-19.22-23) l’Apostolo Paolo scrive alla comunità dei Corinzi ricordando loro che lui predica il vangelo senza interesse, si fa servo e si impegna a portare a tutti la salvezza: “Mi sono fatto debole per i deboli, mi sono fatto tutto per tutti, per salvare ad ogni costo qualcuno”. Dedicarsi agli altri, muovere tutte le nostre
forze per aiutare i fratelli e guadagnarli al Signore, questo è l’insegnamento che ci viene da Paolo.

Commento al Vangelo

Nel Vangelo di questa domenica (Mc 1, 29-39), Marco ci presenta Gesù che entra nella vita di ogni uomo, nella casa di Pietro, nelle relazioni semplici e quotidiane. Gesù si fa prossimo della suocera di Pietro che “era al letto con la febbre...Egli si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano; la febbre la lasciò ed ella li serviva”. La suocera di Pietro fa così esperienza di guarigione, di liberazione. Infatti una volta guarita incomincia a servire, vive la sua diaconia. In lei ci troviamo tutti noi perché, malati e paralizzati dalle nostre malattie, non sappiamo più vivere nella gioia, nel servizio, nella donazione verso gli altri. Questa donna ci mostra che il servizio è il migliore modo per vivere la sequela di Gesù. La cura verso l’altro e il servizio ci aiutano a renderci fratelli dei più deboli e bisognosi vivendo con coerenza e fedeltà il vangelo.
Nel Vangelo di oggi Gesù è anche l’annunziatore della Buona Notizia che va di villaggio in villaggio guarendo tutti i malati e “scacciando molti demoni”. Anche noi possiamo essere annunziatori e portatori della salvezza di Dio con la preghiera e con la parola, con la nostra testimonianza di vita in modo di scacciare il male affinché il bene non venga mai nascosto, ma possa fiorire e penetrare ogni persona e ogni situazione della vita.
Gesù è un uomo di preghiera: “Al mattino presto si alzò quando era ancora buio e, uscito di casa, si ritirò in un luogo deserto, e là pregava”. L’identità di Gesù è donata e confermata esclusivamente dal rapporto intimo che Gesù ha con il Padre. Nella preghiera troviamo veramente la nostra identità, la preghiera è il grembo che ci fa diventare cristiani, figli di Dio, fratelli, questa orienta le nostre scelte, il nostro modo di vivere, il nostro pensiero, le nostre attese. Nella preghiera viviamo la comunione con tutti i fratelli, ci rendiamo solidali con tutte le sofferenze umane.

Commento francescano

San Francesco, ad imitazione del Cristo povero e crocifisso, ci insegna la cura verso l’altro rivelandoci un Dio vicino alle sofferenze dell’uomo e agli ultimi. Nella Leggenda perugina è descritta la penitenza e la motivazione che Francesco diede a un fratello che aveva disprezzato un povero:
“Va, spogliati della tonaca e presentati nudo dinanzi a quel mendico, gettati ai suoi piedi e digli che hai peccato contro di lui, disprezzandolo. Gli dirai che preghi per te affinché il Signore ti perdoni. Il compagno andò e fece tutto quello che il beato Francesco gli aveva indicato. Fatto ciò, si levò in piedi, indossò la tonaca e tornò dal beato Francesco. E il beato Francesco gli disse: “Vuoi che ti dica in che modo hai peccato contro costui, anzi contro Cristo?”. E proseguì: “Ecco, quando vedi un povero, devi pensare a Colui nel nome del quale egli viene, Cristo, che è venuto a prendere sopra di sé la nostra povertà e infermità. La povertà e infermità di costui, infatti, è per noi come un specchio nel quale dobbiamo rispecchiare e considerare con sentimento di pietà la povertà e l’infermità che il Signore nostro Gesù Cristo portò nel suo corpo per la salvezza del genere umano” (FF 1668).

Orazione finale

Signore Gesù ti presentiamo tutte le sofferenze umane, guarisci le nostre malattie, rendici capaci di servire i fratelli perché Tu ci hai mostrato che solo chi perde, chi dona, chi serve si realizza come uomo e vive nella pienezza dell’amore. Amen.

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