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NEWSLETTER n° 33 - 28 febbraio 2018

  • LE NUDE DOMANDE DEL VANGELO (cfr. Ermes Ronchi)
  • LECTIO DIVINA - 4 Marzo 2018 - III Domenica di Quaresima / B

LE NUDE DOMANDE DEL VANGELO

(cfr. Ermes Ronchi)
Senza titolo
Lo Spirito Santo ci conduce nel ‘deserto’ per plasmarci, per appianare le colline delle nostre resistenze, smussare gli angoli delle nostre ostinazioni, abbattere i muri delle nostre diffidenze. Così rinnovati, dopo aver sperimentato ancora una volta l’infinita misericordia del Padre, possiamo ripartire per servire i fratelli nella carità. In particolare, le parole di Gesù, meditate e interiorizzate, ci indicano la strada che porta ad una adesione a Dio per aiutarlo ad incarnarsi in questo mondo, nelle nostre strade e piazze, specialmente tra i fratelli più provati dalla vita e i più segnati dall’egoismo mondano (Papa Francesco).

«CHE COSA CERCATE?»
«Che cosa cercate?» (Gv 1,38). Quando parla il Signore non interroga la mia cultura, le mie competenze, la mia teologia, ma la mia umanità.
Tutti sono in grado di rispondere, i deboli come i forti, i colti e gli ignoranti, i laici e i religiosi. Tutti uguali davanti a queste parole con le quali Gesù mi concede perfino il diritto di essere insicuro, di non avere tutto chiaro. Io ho il diritto di essere debole, altrimenti non avrei neppure il diritto di pregare, di chiedere aiuto al Forte.

RIENTRARE NEL CUORE
Gesù non chiede innanzitutto rinunce o sacrifici, non chiede di immolarsi sull’altare del dovere o dello sforzo, chiede prima di tutto di rientrare nel cuore, di comprenderlo, di conoscere che cosa desideri di più, cosa ti fa felice, che cosa accade nel tuo intimo.
Quella che gli esegeti chiamano la ‘regola d’oro’ (fa’ agli altri ciò che desideri che gli altri facciano a te: Lc 6,31) nasce così: tu capirai ciò che devi dare agli altri solamente quando avrai capito ciò che desideri per te. Ciò che fa bene a te, questo impara a dare all’altro. La parola che fa bene davvero, il sorriso non finto, la stretta di mano da uomo e non da funzionario distratto.

«PERCHÉ AVETE PAURA?»
È come se tutto il mondo fosse nella tempesta. E Dio sembra dormire!
Mentre noi vorremmo che intervenisse subito, ai primi segni della fatica, al primo morso della paura, appena il dolore ci artiglia.
Ma lui interviene, lui è lì, sorgente della forza dei rematori che non si arrendono, lui è nella presa robusta del timoniere, lui è nel coraggio condiviso, è negli occhi di tutti fissi a oriente a scrutare quanto manca della notte.
E la barca, simbolo di me e della mia vita fragile, della grande comunità e dei suoi problemi, intanto resiste e avanza.
E non per il morire del vento, non perché finiscono i problemi, ma per il miracolo umile dei rematori che non abbandonano i remi, che sostengono ciascuno la speranza dell’altro.
Dio non agisce al posto nostro, non ci toglie dalle tempeste, ma ci sostiene dentro le tempeste. L’espressione è di Dietrich Bonhoeffer: «Dio non salva dalla croce, ma nella croce».

NON RELIGIONE, MA FEDE!
«Maestro, non t’importa che siamo perduti?» (Mc 4,38).
Io vorrei che il Signore gridasse subito all’uragano: «Taci!», che rimproverasse subito le onde: «Calmatevi!» e che alla mia angoscia ripetesse: «Pace!». Vorrei essere esentato dalla lotta, vorrei un cielo sempre sereno e luci chiare a indicare la rotta della mia barca. Ma io ho tanta luce quanta ne serve per il primo passo; ho tanta forza quanta ne basta per il primo colpo di remo.
Gesù ci insegna che c’è un solo modo per vincere la paura, ed è la fede! Non la religione, ma la fede!... «Quando è religione e quando è fede? La religione è quando fai Dio a tua misura; la fede è quando fai te stesso a misura di Dio» (David Maria Turoldo).

LA PERSEVERANZA
«Dov’è la vostra fede?» (Lc 8,25).
La perseveranza non è clamorosa, non strappa applausi, ma è la virtù solida che fa avanzare la barca della comunità. Quando non ti arrendi, ma continui a remare e a lottare, le mani sul timone, gli occhi a scrutare la riva, e fai tutto ciò che devi fare, allora lo incontri nel cuore della tempesta. E si fa argine alla tua paura.

«CON COSA LO SI RENDERÀ SALATO?»
«Se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato?» (Mc 5,13).
Osserva il sale. Fino a che rimane nella sua scatola, chiuso in un cassetto della cucina, non serve a niente. Il suo scopo è uscire e perdersi per rendere più buone le cose. Si dona e scompare. Chiesa che si scioglie, che accende, che si dona e di questo gioisce.
Se mi chiudo nel mio io, pur adorno di tutte le virtù, e non partecipo all’esistenza degli altri, se non sono sensibile e non mi dischiudo agli altri, posso essere privo di peccati, eppure vivo in una situazione di peccato (Giovanni Vannucci).
Sale e luce non hanno lo scopo di perpetuare se stessi, ma di effondersi.

LECTIO DIVINA

4 Marzo 2018 - III Domenica di Quaresima / B
III Dom. Quaresima B
Es 20, 1-17; Sal 18/19,8-11; 1Cor 1,22-25; Gv 2, 13-25

“Non fate della casa del Padre mio un mercato” (Gv 2,16). Così si rivolge Gesù ai venditori del tempio. Gesù con passione difende il Padre, ne da testimonianza invitando ad una preghiera essenziale e vita sobria in un tempio che non è mercato. La liturgia di questa terza settimana di quaresima ci introduce così alla necessità di vita interiore; essendo Gesù stesso il vero tempio ci chiama a vivere la sua resurrezione e ad accogliere il cammino della croce come lui. Compiere la volontà del Padre è il punto centrale della nostra esistenza, questa obbedienza impegna tutta la nostra vita fino a donare noi stessi ai fratelli.

Commento alle letture

Nella prima lettura (Es 20, 1-17) Dio ci propone i suoi comandamenti per vivere la sua alleanza con noi, questo “codice dell’alleanza” ci mostra come vivere per rispondere al suo amore e ci guida nei sentieri della vera libertà. Ci viene indicata l’unica direzione per arrivare alla unica meta: l’amore verso il prossimo e verso Dio. Riconoscere il primato di Dio significa “ non ucciderai non ruberainon pronuncerai falsa testimonianza contro il tuo prossimo” ma vivere nell’amore, donando felicità agli altri. E’ l’amore di Dio che si rispecchia nella nostra vita e nelle nostre relazioni fraterne.

Nella seconda lettura (1Cor 1, 22-25) San Paolo ci comunica che la salvezza operata da Gesù passa attraverso la croce: “Noi annunciamo Cristo crocifisso: scandalo per i Giudei e stoltezza per i pagani; ma per coloro che sono chiamati … è potenza e sapienza di Dio”. Nelle diverse sofferenze che incontriamo siamo chiamati, come Cristo, a passare attraverso la croce, accogliendo le nostre e altrui debolezze e nel dono di noi stessi che ci fa permette di vivere in comunione con Dio e con i fratelli. Questa è la vera sapienza.

Commento al Vangelo

Il Vangelo di questa domenica (Gv 2, 13-25) ci riporta un Gesù che ammonisce i venditori del Tempio. Il tempio, luogo della presenza di Dio, era diventato un luogo di mercato, di interesse e non più luogo di adorazione. Di fronte alla reazione di Gesù, i discepoli «si ricordarono che sta scritto: “lo zelo per la tua casa mi divorerà”». Questo zelo è la grande passione che muove Gesù nel compiere la volontà del Padre. Potremmo allora domandarci: quali passioni ci muovono? Quali sono i nostri desideri? E’ il nostro interesse che conta prima di Dio e degli altri?
Come Chiesa dovremmo aiutarci a ricordare la presenza di Dio tra noi e in noi. Fare memoria di Cristo non solo con la Eucaristia, presenza vera e reale di Dio, ma riportare Cristo nella società, lavoro, famiglia perché solo attraverso la nostra unione intima con Lui possiamo vivere l’amore. Dobbiamo diventare tempio di Dio anche noi, presenza di Dio dove si contempla e si da testimonianza del suo amore.

Commento francescano

San Francesco viveva nello spirito di santa adorazione, rivolgeva costantemente il suo cuore e la sua mente a Dio e conservava la memoria di Dio dentro di sé. Questo atteggiamento lo portava ad avere uno sguardo bello e libero verso Dio, gli altri. Era per lui un nuovo modo di sentirsi nel mondo, di essere tempio di Dio. La sua vita era segnata dalla consapevolezza che solo Dio poteva riempire i desideri profondi e le domande del suo cuore.
“Cercava sempre un luogo appartato, dove potersi unire non solo con lo spirito, ma con le singole membra, al suo Dio. E se all'improvviso si sentiva visitato dal Signore, per non rimanere senza cella, se ne faceva una piccola col mantello. E se a volte era privo di questo, ricopriva il volto con la manica, per non svelare la manna nascosta. Sempre frapponeva fra sé e gli astanti qualcosa, perché non si accorgessero del contatto dello sposo: così poteva pregare non visto anche se stipato tra mille, come nel cantuccio di una nave. Infine, se non gli era possibile niente di tutto questo, faceva un tempio del suo petto” ( Vita seconda del Celano FF 681)

Orazione finale

Signore Gesù, oggi ci chiami a nutrirci di preghiera per vivere in profondità e verso l’unica meta: l’amore verso Dio e i nostri fratelli. Fa che ti conosciamo veramente, percorrendo i sentieri della autentica libertà. Amen.

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