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NEWSLETTER n° 25 - 3 gennaio 2018

Pensiero del giorno

dal 25 al 31 dicembre 2017

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LA VIA DI FRANCESCO

(tratto dal libro di Cesare Vaiani)


Francesco attribuisce allo Spirito del Signore il compito di riconoscere chi sia davvero Gesù; l’Ammonizione 1 (FF 142), che è dedicata a come “conoscere” il Signore, affida allo Spirito il compito di farci passare dal semplice “vedere” il Signore Gesù al “vedere e credere” in lui.
Il culmine di tale riconoscimento del Signore avviene nell’eucaristia, dove è ancora lo Spirito del Signore che ci fa riconoscere e ricevere come tale il corpo eucaristico di Cristo.
È al medesimo Spirito che Francesco riconosce la capacità di fare di noi la “abitazione e dimora” di Dio, rendendoci “figli del Padre celeste” (come Gesù!) e “sposi, fratelli e madri del Signore nostro Gesù Cristo”, instaurando con lui una relazione davvero intima e straordinaria”:
“Siamo sposi, quando nello Spirito santo l’anima fedele si unisce al Signore nostro Gesù Cristo.
Siamo suoi fratelli, quando facciamo la volontà del Padre che è nei cieli.
Siamo madri, quando lo portiamo nel nostro cuore e nel nostro corpo per mezzo del divino amore e della pura e sincera coscienza, e lo generiamo attraverso il santo operare, che deve risplendere in esempio per gli altri” (FF 178/2).

L’avere lo Spirito del Signore conduce Francesco a riscoprire Dio come Padre, proprio perché lo Spirito del Signore che lo anima è lo Spirito del Figlio Gesù. Ci troviamo così al cuore del mistero della preghiera cristiana, che è precisamente preghiera fatta “per Cristo, con Cristo e in Cristo”, e che sa di trarre la propria efficacia proprio da tale identificazione con Gesù, mediatore perfetto e unico sommo sacerdote. Francesco, che pure non fa grandi discorsi sulla preghiera, mostra all’opera tale precisa coscienza cristiana: egli prega “in Cristo”. Egli è, in un certo senso, il Cristo stesso che prega.

Francesco è molto attento all’importanza del “santo operare”, che costituisce un criterio per distinguere il vero servo del Signore da colui che è vano:
“Guai a quel religioso che non custodisce nel suo cuore i beni che il Signore gli mostra e non li manifesta agli altri attraverso le opere” (FF 171);
“Lo spirito della carne, infatti, vuole e si preoccupa molto di possedere parole, ma poco di attuarle” (FF 48).
L’avere lo Spirito del Signore si manifesta in quel “santo operare” che Francesco chiama il “fare penitenza”.
Con questa espressione Francesco indica quell’atteggiamento di conversione continua che deve contraddistinguere la vita del cristiano, quel “capovolgimento che porta l’uomo da una vita istintiva incentrata sul proprio io a una vita interamente soggetta e abbandonata alla volontà, alla signoria di Dio” (Esser, 1975).

La radice del peccato sta nel “credere di possedere”, senza riconoscere che in realtà “non abbiamo niente in questo mondo e neppure nell’altro”. L’avere lo spirito del Signore, dunque, si manifesta nel vivere “sine proprio”. Soltanto di fronte al dono di colui che “totalmente a voi si offre” nasce la risposta piena di chi non trattiene nulla per sé il ricevere tutto genera il tutto donare, senza nulla tenere per sé, perché in tale prospettiva non c’è più posto per qualcosa di “proprio”: tutto è di Dio.

È a partire dal discorso del “sine proprio” che si può intendere quell’esortazione sconcertante: “non pretendere che diventino cristiani migliori”. Ciò che Francesco condanna come appropriazione è il pretendere, l’esigere dall’altro, come se io ne fossi il padrone; certo non si può intendere la sua esortazione come un invito a disinteressarsi dell’altro, ma piuttosto a interessarsene nel modo giusto.
“Ama veramente il suo nemico colui che non si duole dell’ingiuria che [l’altro] gli fa, ma, spinto dall’amore di Dio, brucia a motivo del peccato dell’anima di lui e gli mostra con le opere il suo amore” (FF 158).
C’è uno stretto legame tra l’atteggiarsi “sine proprio” con i fratelli, la rinuncia al possesso e il rifiuto della violenza e della sopraffazione. “…se avessimo dei beni, dovremmo disporre anche di armi per difenderci. È dalla ricchezza che provengono questioni e liti, e così viene impedito in molte maniere tanto l’amore di Dio quanto l’amore del prossimo” (FF 1438).

L’essere “sine proprioverso Dio e verso i fratelli non è fine a se stesso e non può rimanere una sterile rinuncia, ma fiorisce e si mostra fecondo nella restituzione. Soltanto chi ha “conosciuto” e si è accorto di tutto ciò che gli proviene da Dio sente nascere in sé l’esigenza “riconoscente” di rispondere a quel dono.

Maria è il modello di chi davvero ha lo “Spirito del Signore” e vive fino in fondo gli effetti di quella speciale relazione con Dio. In lei l’essere “figlia, sposa, sorella e madredi Dio raggiunge un livello assolutamente unico e singolare.
[Nella Forma di vita data a Santa Chiara] ritorna l’immagine di “figlia e ancella del Padre”, quella (molto singolare) di “sposa dello Spirito Santo”, mentre il riferimento al Figlio è espresso dalla scelta di “vivere secondo la perfezione del santo Vangelo”, visto che per Francesco il Vangelo, in certo senso, “è” Gesù (FF 139).
Nel Saluto alla Vergine (FF 259) ben cinque dei sei titoli biblici con cui Maria è acclamata fanno riferimento a lei come “contenitore” del Figlio:

Ave, suo palazzo,
ave, suo tabernacolo,
ave, sua casa.
Ave, suo vestimento,
ave, sua ancella,
ave, sua madre.

LECTIO DIVINA

6 gennaio 2018 - Solennità dell'Epifania / B

epifania



Is 60,1-6; Ef 3,2-3a.5-6; Mt 2,1-12



L’Epifania è la manifestazione del Signore, la sua rivelazione a tutte le genti. E’ la festa della luce, perché è Gesù la luce dell’umanità.
Il desiderio dell’uomo che cerca Dio nell’Epifania si realizza. I Magi sono partiti, hanno scrutato nella notte l’orizzonte lontano, si sono resi disponibili all’incontro e hanno così contemplato la Luce. Accettiamo di entrare anche noi con i Magi nella grotta di Betlemme, sforzandoci di vedere largo, oltre, frequentando chi è diverso.

Commento alle letture

Nella prima lettura, tratta da Isaia (60, 1-6), il profeta vuole trasmettere un messaggio di speranza ai deportati d’Israele: “Alzati, rivestiti di Luce, perché viene la tua luce”. Vieni messo in rilievo il progetto salvifico di Dio, che consiste nell’unità di tutti gli esseri umani, al di là delle differenze di razza, di etnia e di cultura. Se eliminiamo le divisioni tra di noi è possibile accogliere le diversità, essere creatori di unità e camminare insieme agli altri nella ricerca della vera Luce.

Nella seconda lettura, l’Apostolo Paolo (Ef 3,2-3a.5-6) ci annuncia che in Gesù ogni barriera è abbattuta e i pagani sono partecipi come i Giudei della salvezza. Paolo è lo strumento che manifesta quanto Dio desidera la salvezza di ogni uomo e la sua testimonianza è vera perché si unisce a quella degli altri apostoli e dei profeti. Così nella Chiesa siamo chiamati unitamente ai nostri fratelli a costruire il Regno di Dio, a collaborare insieme per vivere il vangelo nella nostra quotidianità.

Commento al Vangelo

Il Vangelo di oggi (Mt 2,1-12) si apre con l’adorazione dei Magi a Betlemme, luogo di nascita di Davide e luogo di origine del Re messia. La stella nell’antico Oriente era il segno di un dio. L’arrivo dei Magi è il segno che in Gesù si compiono le promesse antiche, i lontani accolgono il Messia mentre i vicini rifiutano la salvezza. I pagani che vengono ad adorarlo portano a termine la profezia di Isaia, secondo la quale Gerusalemme sarà casa di preghiera, di salvezza per tutti i popoli. Con la nascita di Gesù ogni uomo può avere accesso alla salvezza di Dio.
I magi rappresentano ciascuno di noi che dobbiamo camminare nell’amore alla ricerca di Dio aiutati dalla fede, a volte con alcune paure e difficoltà ma anche attese e speranze e guidati dalla stella: cioè guidati dalla sapienza del vangelo, dal vero bene che muove i nostri desideri più profondi.
Ma dove possiamo trovare a questo Re bambino? La gioia del cuore ci dà una indicazione precisa dove poter trovare Dio, cioè nel nostro cuore. Lo vediamo anche presente nei nostri fratelli nella misura in cui amiamo come Lui e desideriamo accogliere la Sua presenza attraverso il volto di chi ci è accanto e in ogni uomo.

Commento francescano

Santa Chiara, nel suo Testamento, ci ricorda che per lei era molto importante riconoscere la misericordia e la tenerezza di Dio e queste si manifestano concretamente nelle relazioni con le sorelle, perciò invitava ciascuna sorella a vivere nella carità, dimostrando con la vita l’amore che Cristo ha donato nel nostro cuore. Non solo un amore verso i più vicini ma verso tutti, soprattutto i più lontani, perché per Dio non esistono più barriere, né frontiere, siamo in Lui un solo corpo.
Per la sola misericordia e grazia del Donatore, lo stesso Padre delle misericordie, le sorelle effondano sempre il profumo della loro buona fama su quelle che sono lontane, come su quelle che sono vicine. E amandovi a vicenda nell'amore di Cristo, quell'amore che avete nel cuore, dimostratelo al di fuori con le opere, affinché le sorelle, provocate da questo esempio, crescano sempre nell'amore di Dio e nella mutua carità” ( FF 2846- 2847).

Orazione finale

Grazie Padre per averci rivelato il tuo progetto di salvezza per noi in Gesù Cristo, donaci la capacità di essere uniti nel tuo nome, aiutaci a manifestare con piccoli gesti quotidiani ai nostri fratelli l’amore che tu hai per ciascuno di noi. Amen.

LECTIO DIVINA

7 gennaio 2018 - Battesimo del Signore / B
Battesimo di Gesù

Is 55,1-11; Sal Is 12,2-6; 1Gv 5,1-9; Mc 1,7-11



La liturgia di questa domenica del Battesimo del Signore ci invita a fare memoria del nostro battesimo, ciò non significa solo ricordare una data per fare memoria di una festa, ma significa anche sentirci inseriti in una comunità di credenti. Il significato principale del Battesimo è prendere coscienza di sentirci “ figli Amati”.

Commento alle letture

Nella prima lettura, il profeta Isaia (55,1-11) si rivolge agli Israeliti che si preparano a tornare dall’esilio a Gerusalemme: “Cercate il Signore, mentre si fa trovare, invocatelo mentre è vicino” . Dio propone al suo popolo di seguire il suo insegnamento perché procura la vera felicità e la vita piena. Infatti promette di dare ai suoi fedeli lo splendore del Regno di Davide spingendo gli ostinati alla conversione, al perdono, alla fiducia perché le vedute del Signore superano quelle degli uomini e la sua Parola non delude mai: “i miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie”.

Nella seconda lettura, san Giovanni (1Gv 5,1-9) ci fa riflettere sull’Amore, su quanto amiamo e chi amiamo. Il profeta afferma che l’amore verso Dio e verso il prossimo si completano a vicenda e in questo Amore c’è tutto il fondamento della nostra fede. La vita di comunione con Dio e con i fratelli, portata da Gesù, ci è offerta nel “Battesimo” (l’acqua) e sulla “Croce” (il sangue), in questi due avvenimenti si è manifestata la potenza dello Spirito Santo. Ci dice infatti Giovanni che “ è lo Spirito che dà testimonianza, perché lo Spirito è la verità. Poiché tre sono quelli che danno testimonianza: lo Spirito, l’acqua e il sangue, questi tre sono concordi”.

Commento al Vangelo

Il brano dell’evangelista Marco (1,7-11) ci introduce all’inizio della vita pubblica di Gesù, il Messia comincia la sua vita tra gli uomini con un gesto penitenziale, si mette in fila con i peccatori per essere battezzato da Giovanni. Gesù inizia così la sua vita per ricevere un battesimo di conversione e di purificazione. Il Battesimo di Gesù è per noi un invito a convertirci, lasciando crescere dentro di noi la Sua presenza.
Il Padre lo dichiara “ Il Figlio Amato” e fa scendere su di Lui lo Spirito Santo rivestendolo della sua potenza affinchè possa cominciare la missione che Dio gli ha affidato. Dio cerca un’unione con l’uomo e ciò lo dimostra anche l’immagine dei cieli che si aprono: “ vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba”, questo indica che tra cielo e terra non c’è più alcuno ostacolo, infatti Dio volgendosi verso la terra opera la salvezza tramite la sua Parola fatta carne, il Cristo. Il Padre non si dimentica di noi perché ci ha donato Gesù, in Lui ha posto il suo compiacimento.
Oggi noi siamo salvati e redenti grazie al Battesimo di Gesù che ci ha rigenerati ad una vita nuova perciò anche noi possiamo credere che il nostro Padre celeste ripeta su ognuno di noi “Tu sei mio Figlio”. Questa è per noi la grande Epifania, la grande rivelazione, il grande dono.

Commento Francescano

San Francesco esortava i frati ad annunziare ai non credenti la Parola di Dio “perché credano in Dio Onnipotente Padre Figlio e Spirito Santo, creatore di tutte le cose, e nel Figlio Redentore e Salvatore, e siano battezzati, e si facciano cristiani, poiché se uno non sarà rinato per acqua e Spirito Santo non può entrare nel Regno di Dio” ( Regola non bollata, FF 43)

Orazione finale

Signore, grazie al tuo Battesimo, ci concedi di rivestirci della stessa vita di Cristo; fa che attraversando le prove della vita non perdiamo mai il senso del nostro battesimo e immersi nel tuo Mistero possiamo far parte sempre di più del Regno dei cieli. Per Cristo nostro Signore. Amen
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