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clarisse Farnese
Newsletter n° 29
agosto 2020
SPUNTI DI RIFLESSIONE

NELLA FERITA APERTA

SI RIVELA UNA PRESENZA

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Cristo, pensoso palpito,
astro incarnato nell’umane tenebre,
fratello che t’immoli
perennemente per riedificare
umanamente l’uomo,
Santo, Santo che soffri,
Maestro e fratello e Dio che ci sai deboli,
Santo, Santo che soffri
per liberare dalla morte i morti
e sorreggere noi infelici vivi,
d’un pianto solo mio non piango più,
ecco, Ti chiamo, Santo,
Santo, Santo che soffri.

“Il testo che abbiamo citato è l’ultima strofa della poesia Mio fiume anche tu di Giuseppe Ungaretti, tratta dalla raccolta di poesie Il dolore, pubblicata nel 1947. Si tratta di una specie di inno, che mostra che proprio nel luogo del dolore, proprio nella ferita aperta può essere sperimentata la presenza della santità. In definitiva, la poesia è la rivelazione di una bellezza meravigliosa proprio là dove questa non poteva essere attesa. Ungaretti ha scritto un inno sull’attesa nel luogo del dolore, perché proprio lì si può rivelare la presenza della salvezza e può risplendere una bellezza inaspettata”.
Aspettare può essere lancinante, può torturare e persino uccidere; ma può anche avere una magia meravigliosa. Per essere bella, l’attesa deve essere strutturata e non essere soltanto un «non so cos’altro fare». L’attesa deve essere sopportata: anche nella noia, io devo rimanere presente in modo raccolto. L’attesa mi prepara a una venuta. Allora acuisco i miei sensi, mi mantengo sveglio, divento sensibile a segni piccoli e poco appariscenti. Di volta in volta, l’attesa viene premiata da un risultato sorprendente: qualcosa si apre a me, ma si sottrae anche nuovamente; eppure io so che è tutto lì.”
(Gustav Schörghofer S.I., La Civiltà Cattolica n. 15-16, 2020)
LECTIO DIVINA

GESU', CHI SEI PER ME?

Oggi nel vangelo Gesù rivolge una domanda importante, fondamentale ai suoi discepoli: “Ma voi chi dite che io sia?”. Dopo che Pietro ha riconosciuto la vera identità del Maestro, Gesù stesso gli dice: “Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa” (v. 18). Il Pietro di cui si parla nel Vangelo di oggi, colui che guiderà la Chiesa di Cristo, è infatti lo stesso che poi tradirà Gesù e il Figlio di Dio lo sa bene! Se siamo così fragili e scostanti, chi è per noi il Cristo e che cosa chiede a noi discepoli? Il Signore vuole investirci del potere di essere uomini di Dio: non uomini che non sbagliano mai o che hanno sempre la risposta giusta al momento giusto, ma figli che, fidandosi pienamente di Lui, agiscono con la consapevolezza di essere deboli, senza nascondere i limiti che emergono nelle azioni quotidiane e, soprattutto, quando la vita impone delle scelte.
23 agosto 2020 - XXI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO/A


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PREGA CON NOI

TOCCARE CRISTO CON LA FEDE

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A Maria, Madre della Chiesa e madre della nostra fede, ci rivolgiamo in preghiera.
Aiuta, o Madre, la nostra fede!
Aiutaci a lasciarci toccare dal suo amore, perché possiamo toccarlo con la fede.
Aiutaci ad affidarci pienamente a lui, a credere nel suo amore, soprattutto nei momenti di tribolazione e di croce, quando la nostra fede è chiamata a maturare.
Semina nella nostra fede la gioia del Risorto.
Ricordaci che chi crede non è mai solo.
Insegnaci a guardare con gli occhi di Gesù, affinchè egli sia luce sul nostro cammino. E che questa luce della fede cresca sempre in noi, finchè arrivi quel giorno senza tramonto, che è lo stesso Cristo, il figlio tuo, nostro Signore!
Amen

(cfr. Papa Francesco, Lumen fidei, n. 58)
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