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CHE COSA SAREBBE LA MIA VITA SENZA DI TE
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«Non dobbiamo mai cessare di metterci reciprocamente in guardia dalla tentazione dell'autosufficienza e dell'autocompiacimento, quasi fossimo Popolo di Dio per nostra iniziativa o per merito nostro. Questo ripiegamento su noi stessi è molto brutto e ci farà male sempre: sia l'autosufficienza nel fare o il peccato dello specchio, l'autocompiacimento». Lo ha detto Papa Francesco a parroci e sacerdoti, ma vale per tutto il popolo della Chiesa.
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«Dio si comporta come un amante rifiutato - ha osservato il Papa - : se proprio non mi vuoi, allora me ne vado! E ci lascia da soli. È vero, noi possiamo cavarcela soli, per un po' di tempo, sei mesi, un anno, due anni, tre anni, anche di più. A un certo punto questo scoppia. Se noi andiamo avanti da soli, scoppia questa autosufficienza, questo autocompiacimento della solitudine. E scoppia male, scoppia male». «Cosa proveremmo noi se il Signore Risorto ci dicesse: continuate pure le vostre attività ecclesiali e le vostre liturgie, ma non sarò più io ad essere presente e ad agire nei vostri sacramenti? Dal momento che, quando prendete le vostre decisioni, vi basate su criteri mondani e non evangelici allora mi faccio totalmente da parte… Tutto sarebbe vuoto, privo di senso, non sarebbe altro che ‘polvere'. La minaccia di Dio- ha ribadito Francesco - apre il varco all'intuizione di cosa sarebbe la nostra vita senza di Lui, se davvero Egli sottraesse per sempre il suo Volto. È la morte, la disperazione, l'inferno: senza di me non potete far nulla». Il Papa ha invitato ad «avere un po' di paura di noi stessi, della nostra onnipotenza, delle nostre furbizie, dei nostri nascondimenti, del nostro doppio gioco». «Noi nascondiamo il peccato non solo a Dio, non solo al prossimo, non solo al sacerdote, ma a noi stessi. La ‘cosmetica' è andata tanto avanti, in questo: siamo specialisti nel truccare le situazioni. ‘Sì, ma non è per tanto, si capisce…'. E un po' d'acqua per lavarsi dalla cosmetica fa bene a tutti, per vedere che non siamo tanto belli: siamo brutti, brutti anche nelle nostre cose. Ma senza disperarci, perché c'è Dio, clemente e misericordioso, che è sempre dietro di noi. C'è la sua misericordia che ci accompagna», ha sottolineato Francesco (cfr. Discorso di inizio Quaresima, 27 febbraio 2019).
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AMICO, NON RIFIUTARE IL MIO INVITO A NOZZE
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Le letture odierne fotografano il rifiuto che l'uomo oppone all'invito alle nozze di Cristo con noi. Mentre lavoriamo per la costruzione del Regno di Dio, come narrano le parabole delle domeniche precedenti, Lui prepara un banchetto di nozze raffinato, abbondante, segno del Suo desiderio di godere con noi i doni della Sua creazione. La radice del nostro rifiuto di fermarci per stare con Lui è, come fu per Adamo ed Eva, la nostra autosufficienza: accettare l'invito ad un banchetto significa lasciarsi rivestire del Suo amore, sedersi a tavola con altri, mostrare il nostro volto, gioire con altri e per gli altri... Troppo presi dai nostri "negozi", le attività e gli affari che ci procurano una sicurezza materiale o le gabbie dell'osservanza religiosa esteriore, non riusciamo più ad abbandonarci all'otium, alla gioia - simboleggiata dal vino - di stare in intimità con Lui e con gli uomini.
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11 ottobre 2020 - XXVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO/A
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IL CUORE SERENO DELL'ORIZZONTE
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Dio, come posso concepire l'ora, la tua
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quando per darle perfezione e forma nello spazio
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innanzi a te ponesti la parola?
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Per te il niente era una ferita
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e la curasti creando il mondo.
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Ora si rimargina piano fra noi.
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E giacché gli anni hanno risucchiato
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le molte febbri dell'infermo
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già sentiamo, ed è un mite battito,
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il cuore sereno dell'orizzonte.
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Siamo adagiati sul nulla, siamo il suo balsamo
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ma tu diventi sempre più vago
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