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LA PORNOGRAFIA DELL’ANIMA – 18 Luglio 2017

Non stiamo forse oggi assistendo a una sorta di eliminazione dell’interiorità? La scomparsa dell’interiorità mette a rischio la libertà: che libertà è quella che si limita a re-agire alle proposte che le vengono fatte dall’esterno, a selezionare le offerte del mercato, a rispondere agli input televisivi, ad attuare un comando, e non arriva mai a produrre idee, iniziative e progetti partoriti in proprio e pensati con la propria testa?
La diffusione capillare della televisione e l’invadente presenza dei mezzi di comunicazione ci mostra la quotidiana operazione di espropriazione del privato, dell’intimo, che viene esibito, riversato all’esterno, messo davanti agli occhi di tutti. Potremmo parlare a questo proposito di ‘pornografia dell’anima’. Liti famigliari in diretta televisiva, emozioni espresse davanti a milioni di telespettatori, confessioni intime date in pasto a milioni di ascoltatori… a quanto pare i sentimenti fanno audience.
La pubblicizzazione del privato è l’arma più efficace impiegata nelle società conformiste per togliere agli individui il loro tratto ‘discreto’, ‘singolare’, ‘privato’, ‘intimo’. Una volta pubblicizzata l’intimità, essa non esiste più come intimità. E’ diventata altro. E’ ovvio che questa omologazione facilita la gestione degli individui da parte del potere e comunque manifesta il crollo della barriera che distingue e separa l’esteriorità dall’interiorità (Luciano Manicardi, La vita interiore oggi).

LA VITA INTERIORE – 17 Luglio 2017

La vita interiore è essenziale all’uomo per umanizzarsi, per realizzare la propria vocazione profonda. E’ quella vita che inizia con il movimento elementare di presa di distanza da sé che consiste nell’interrogarsi, nel porsi la domanda: ‘Chi sono?’. Scrive Platone: ‘Il più gran bene dell’uomo è interrogarsi su se stesso e indegna di essere vissuta è una vita senza tale attività’. Insomma, non conduce vita veramente umana chi non si interroga su di sé.
La vita interiore cristiana ha come fine la comunione personale con il Signore, in un movimento di apertura alla grazia che comporta il discernimento dagli idoli e la lotta spirituale, sotto la guida dello Spirito santo (Luciano Manicardi, La vita interiore oggi).

IO TI ASSOLVO – 16 Luglio 2017

Il perdono profuma di resurrezione. L’ultima parola è la sua, definitiva. Io ti assolvo. Sei libero.                “Sono libero. Torno a parlare con Te, come nel giardino, prima della diffidenza e della paura. Ora non ho più paura. I tuoi passi, anzi, li cerco, perché vengo verso di Te e Tu mi corri incontro. Le lacrime di Pietro traditore sono asciugate dal tuo perdono, come quelle delle donne al sepolcro. Tu mi fai risorgere dalla tomba del mio cuore perché viva del tuo amore. Tu mi sciogli dai legami del male perché io vinca il male e sia tuo figlio, pieno del tuo stesso amore che non ha limiti, anche per i miei nemici. Tu mi doni un cuore di carne perché ti riconosca nei fratelli e nei poveri. Grazie Signore” (Matteo Zuppi, ‘La confessione’).

E’ LA FESTA DEL PADRE – 15 luglio 2017

Solo l’umile riceve il perdono, la pace. E’ come la bonaccia dopo la tempesta. E’ l’amore che ci protegge e ci comprende pienamente. Siamo finalmente noi stessi, autentici, non più una maschera o un sentiero tortuoso. Siamo amati dal profondo di noi stessi, proprio quello che ci nascondevamo e ci faceva paura! Il bene che ritroviamo nascosto dentro di noi, c’era ma era paralizzato o nascosto. Il perdono ci restituisce all’ingenuità dell’amore con cui siamo stati perdonati, alla purezza di cuore, alla mitezza, a quelle beatitudini che ci rendono felici. E’ la festa del Padre che perdona sempre, ma ci aiuta ad essere diversi e ci chiede di cambiare. E’ come il passaggio della Pasqua, quando viene diventiamo in Cristo uomini nuovi, e risorgiamo anche noi con lui. Il male vuole uccidere quel pezzo di cielo che è nascosto in ognuno di noi. Vuole conquistare il cuore perché ha paura. Un uomo libero e forte nell’amore può compiere le cose grandi che Gesù richiede ai discepoli. Un uomo perdonato ha il potere che Gesù gli affida di fare le cose straordinarie di un amore senza limiti (Matteo Zuppi, ‘La confessione’).

IL DONO DECONFESSIONE: L’UMILTA’ – 14 Luglio 2017

Un dono della confessione: l’umiltà – 14 luglio 2017

Uno dei doni della confessione è l’umiltà. Il male ci gonfia, ci rende pieni di noi stessi, deforma la nostra vita. L’umiltà ci rende veri, e proprio per questo più capaci di amare per davvero. Canta Isacco il Siro: “Beato l’uomo che conosce la sua debolezza. Dal confronto con la propria debolezza conosce anche quanto è grande l’aiuto che è dato da Dio. Fino a quando il cuore non è umiliato non cessa di vagare. L’umiltà raccoglie il cuore. E appena l’uomo è umiliato, subito lo circonda e lo avvolge la misericordia. Chi una volta abbia conosciuto quest’ora, da ora in poi terrà la preghiera come un tesoro.  Tutte queste belle cose nascono nell’uomo dalla percezione della sua propria infermità. Di qui infatti, per desiderio di aiuto, si stringe a Dio. E tanto più lui si avvicina a Dio col suo pensiero, tanto più Dio si avvicina a lui con i suoi doni e, per la sua grande umiltà, non gli toglie più la sua inabitazione in lui”.

IL PERDONO PER CAMBIARE – 13 luglio 2017

Il sacramento della confessione aiuta ad affrontare l’abisso del cuore e dona la beatitudine dello Spirito che fa nascere di nuovo ciò che è vecchio, ridona l’innocenza al peccatore, ci riconcilia con noi stessi e ci rende nuovamente fratelli.
Metterci di fronte a Dio, al suo giudizio e quindi a noi stessi, ci spaventa! Invece proprio questa è la dolce proposta della confessione. Quelli che in definitiva si giudicano giusti lo ritengono uno sforzo inutile o troppo esigente. E’ facile sentirsi ‘a posto’: basta assecondare la suadente voce del nostro orgoglio. Chi si crede giusto si affida all’esaltazione dell’io, agli sforzi individuali dei suoi sacrifici, alla legge per cui conta essere se stessi, che tutto giustifica. In realtà soffre, perché si giudica sempre da solo. Il peccatore no! Può solo abbandonarsi alla misericordia, e proprio per questo trovare un amore sorprendente e stupefacente. E’ beato, perché gli è rimessa la colpa! (Matteo Zuppi, ‘La confessione’)

LA CONFESSIONE – 12. O7.2017

Il termine ‘confessione’, un po’ fuori moda dopo il Concilio, è forse ancora il modo migliore di chiamare questo sacramento, perché confessare implica l’affermazione della verità, dire la verità, in questo caso la verità del male che è in noi, dei nostri peccati, delle nostre menzogne. Confessare i nostri peccati è un atto che afferma la verità su noi stessi, così come confessare la nostra fede è un atto che afferma la verità di Dio, un atto che può arrivare fino al martirio. Ciò che unisce queste due confessioni è la verità. La verità è verità, che la si esprima sulla nostra miseria o su Dio. Questo è ciò che costituisce l’intensità delle Confessioni di sant’Agostino. Ma già del Salmo 50, il Miserere di Davide. Dato che la verità più profonda di Dio è l’amore misericordioso, il peccatore che confessa il proprio peccato per aprirlo al perdono compie forse l’atto più sublime di confessione della verità di Dio che un essere umano possa esprimere (P. Mauro Giuseppe Lepori, Abate Generale OCist).

DIVERSO – 8 luglio 2017

Anthony è un ragazzo con alcuni problemi fisici causati dalla nascita. Molti collegavano la nascita di mio fratello ad una croce. Per me la croce è si sofferenza, ma è anche simbolo di amore.

Tutte le situazioni possiamo leggerle solo sotto l’aspetto della fatica oppure, come invece ho fatto, le ho ‘usate’ come crescita personale e di ricerca profonda. Anthony, e tutte le persone come lui, sono portatori sani di vita, portatori sani di un messaggio. Si ha paura del diverso, perché? Lui mi mette in gioco, stimola spazi dentro di me che altrimenti dormirebbero. Alcune persone, come lui, non ti permettono di tenere sul viso alcuna maschera perché sono vere e devi essere di conseguenza vero anche te.

Quando incontro una persona disabile, o un clochard, o un carcerato, o un malato, o un anziano..tutta la mia sete di successo, di potere, di riconoscimento viene d’improvviso appagata! Sembra follia, ma è la magia dell’incontro vero tra due esseri umani.

Lì, in quel momento, occhi negli occhi, due esseri viventi voluti da Dio, noi facciamo parlare cuore a cuore l’eco interiore d’amore che abbiamo per natura divina. E’ un alfabeto antico, scritto dentro di noi,

E’ l’amore che libera l’essere umano (“La cella e il silenzio” Chiara M. – Juri Nervo).

FIDATEVI – 6 luglio 2017

Guardate tutto con gli occhi dell’amore. Il tempo dato è troppo prezioso per caricarlo di tristezza e angoscia. Fatevi prendere per mano da Dio, dal suo amore e fidatevi, fidatevi…come un bambino; non pensate ad altro che a stringere quella mano e a fidarvi di Lui ( “La cella e il silenzio” Chiara M. – Juri Nervo).

MALATTIA – 7 luglio 2017

La malattia lunga, cronica, logorante, dolorosa – come nel mio caso – mi ha per forza di cose cambiato la vita; e i binari sui quali sarei voluta transitare sono stati sostituiti da altri. C’è voluto tempo per capirlo, accettarlo (non è facile e scontato tuttora). La voglia di libertà, sempre più imperiosa, è inversamente proporzionale al grado di limiti che giorno dopo giorno accumulo.

Sai, ho la sensazione che, per certi versi, ci sia una certa similitudine in termini di sensazioni, tra chi ha le sbarre di ferro intorno a sé e chi ha le sbarre nel suo stesso corpo. Di contro, potrei dirti che alle volte penso che possa sentirsi più libero, chi riesce ad andare ‘oltre’, chi scopre la vera libertà, quella interiore

LETTERA DI MACARIO AI SUOI FIGLI – 5 luglio 2017

Macario, padre del deserto, in uno scritto descrive la battaglia disperata dell’asceta in lotta con le proprie tentazioni e con il diavolo. Situazione che lo porta, in ogni istante, a essere quasi sul punto di mollare la presa e di cadere. D’altronde ha l’impressione di essere già caduto, confessa il testo; e poi ecco che, d’un tratto, lo sorprende la grazia, si potrebbe dire che ‘gli cade addosso’ al di là di ogni speranza. Si sente liberato, ma solo per un breve istante. Perché ecco che tutto questo ricomincia, e così più volte. Allora nasce nel cuore dell’asceta un interrogativo: a che serve un itinerario così tormentato? E Macario risponde: affinché il monaco impari che è la grazia del Signore che è all’opera in lui, e che è così che potrà divenire umile, con il cuore frantumato e la mitezza.
Questo significa che ci vuole tempo, anzitutto per scoprire e accogliere la nostra cecità, e poi per lasciarsi illuminare dalla luce del Padre (da ‘Cantare la vita’ Andrè Louf, monaco).