Ogni cammino di riconciliazione è lungo e paziente. Non basta il compromesso esterno, la pacificazione esterna, nemmeno la semplice spartizione delle colpe e delle responsabilità reciproche. Non è questione di equilibri.
È questione di cuore riconciliato, che sappia prendere «coscienza delle proprie colpe». Il perdono è un cammino soprattutto teologico. Cioè è un confronto con Dio, con il suo amore di Padre.
Poi assume anche tutta una serie di attenzioni psicologiche, che sappiano «scovare» i meccanismi sottili, nascosti, perversi che ci incatenano al nostro passato, ci aiutino a discernere le nostre paure, a cogliere i progressivi messaggi che Dio ci manda, a fasciare le nostre ferite, proprio perché riconosciute.
Liberti dal proprio passato, perché capaci di incontrare la grandezza di misericordia del Padre, è possibile ricostruire gli affetti distrutti e sanare i cuori spezzati dall’odio. Si ricrea un clima di fiducia tra i fratelli, con tantissimi gesti di chiarezza, limpidi, coraggiosi, pazienti.
(GianCarlo M. Bregantini)