LECTIO DIVINA – 2 Febbraio 2018 – Presentazione del Signore

               

 

        Ml 3,1-4; Sal 23 (24); Eb 2,14-18; Lc 2,22-40

 

A quaranta giorni dalla solennità del Natale, con la  festa della Presentazione ricordiamo il gesto di ‘sottomissione’ alla Legge ebraica compiuto da Gesù, Maria e Giuseppe col presentarsi al Tempio per la purificazione della madre e il riscatto del primogenito, perché sacro a Dio.

Gesù viene presentato al Tempio come un qualsiasi bambino primogenito per lodare e benedire il Padre per il dono della fecondità e della vita. La festa della Presentazione (in cui si celebra la giornata per la vita consacrata) viene a ricordarci allora che Dio pensa alla ‘grandezza’ in maniera completamente diversa da come la pensiamo noi. Ciò che ci rende grandi è l’adesione al progetto di Dio, un cuore orientato come quello di Simeone all’attesa di Dio, nella fiducia del compimento delle promesse.

 

Commento alle letture

 

La liturgia ci fa leggere, a scelta, una delle due letture proposte.

Nella prima lettura,  ‘l’angelo dell’alleanza’ annunciato da Malachia,  è la presenza di Dio stesso che  si è rivelato con la nascita di Gesù.  Gesù è venuto sulla terra per purificare i cuori e per compiere, con la sua obbedienza al Padre, un’offerta che  ristabilisce l’alleanza con tutta l’umanità, vero tempio di Dio.

Nella seconda lettura, l’autore della lettera agli Ebrei afferma che Gesù con la sua Incarnazione è venuto ad assumere su di sé ciò che ci appartiene, ossia ‘il sangue e la carne’, condividendo così la nostra debolezza e creaturalità. Egli facendosi uomo ‘si prende cura della stirpe di Abramo’  e per aver sofferto personalmente può anche venire in aiuto ad ogni uomo che è messo alla prova e che soffre.

 

Commento al Vangelo

 

Nel brano evangelico di questa festa della Presentazione la profezia di Malachia si compie:  Gesù viene portato al Tempio, finalmente viene ‘l’angelo dell’alleanza’. Ma nel Tempio, mentre Maria e Giuseppe  portano il Bambino, pochi si accorgono di ciò che sta accadendo e cioè che  Dio è già lì.  La promessa è mantenuta ma molti non lo vedono. Solo Simeone e Anna riconoscono il Messia in quel bambino.

Dio ha un volto preciso. Spesso, invece, siamo portati non a cercare il suo Volto  ma a seguire soltanto i miraggi del nostro orgoglio. Vogliamo dettare legge a Dio imponendo i nostri progetti ma la fede nasce in un cuore umile, capace di accogliere la bellezza del progetto di Dio su di noi. Per questo il Vangelo ci presenta il ‘vecchio Simeone’ definito da Luca “uomo giusto e pio che aspettava la consolazione di Israele”. Simeone ha già il cuore orientato nell’attesa di Dio, è pronto a consegnare se stesso e godere della pace di Dio. Ha percorso il suo cammino di purificazione ed è divenuto così libero da se stesso e da ogni forma di appropriazione.

Ciò che Simeone  dice è meraviglioso: “Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza” (Lc 2,29). L’incontro con Dio riempie l’anima di grande gioia. E’ sempre così! Potremmo cercare mille distrazioni: senza Dio non saremo mai felici. Il cuore umano è creato per l’infinito.

 

Commento francescano

 

Iacopone da Todi , in una sua Lauda(FF 2039) dedicata a Francesco, fa l’elogio di Chiara in questi termini: “ Ne la valle spoletana una vergen c’è soprana: Clara, de donna Ortulana, tempio de Deo consecrato”.  Chiara, nel suo desiderio di abbracciare il Cristo povero, come Simeone  prepara il suo cuore e il suo corpo ad essere Tempio cioè dimora di Colui che per amore dell’uomo si è fatto ‘Piccolo’ e di cui lei anelava essere sposa: “desiderando di fare del suo corpo un tempio per Dio solo e attenta a meritare con la pratica della virtù le nozze col gran Re”  ( Legenda di santa Chiara, FF 3165).

 

Preghiera conclusiva

 

Donaci Signore Gesù, come il vecchio Simeone, di avere un cuore umile disposto ad accoglierti nella lode al Padre, per contemplare con i nostri occhi la tua salvezza operante nella nostra vita. Amen.

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