LECTIO DIVINA – IV DOMENICA DI AVVENTO / B – 24 Dicembre 2017

   

2 Sam 7,1-5.8b-12.14a.16;Sal 88/89,2-5.27.29;Rm 16,25-27;Lc 1,26-38

 

Siamo ormai giunti alla Vigilia di Natale. La liturgia domenicale ci presenta l’Annunciazione (Lc 1,26-38), il ‘si’ di Maria che realizza, con la nascita di Gesù, la grande promessa di Dio all’uomo. Se la liturgia è l’oggi di Dio che si fa presenza vivente, allora possiamo affermare che il Verbo si fa carne, la parola si fa carne in noi, senza lasciarci più.

 

Commento alle letture

 

Nella Prima lettura, tratta dal secondo libro di Samuele (7,1-5.8b-12.14a.16),  troviamo il re Davide che vorrebbe costruire una casa per il Signore ma Dio, attraverso il suo profeta Natan, gli preannuncia che sarà Lui stesso a dargli una casa. La profezia di Natan  confermerà solennemente la dinastia davidica e  porterà lo stesso Davide a pronunciare queste parole quando starà per morire: “è stabile la mia casa davanti a Dio, perché ha stabilito con me un’alleanza eterna” (2Sam 23,5). Il patto di Dio, con Davide e la sua dinastia, sarà per il popolo d’Israele, la garanzia e la speranza nei momenti difficili. Infatti finché resta accesa “la lampada di Davide” nulla e niente è definitivamente perduto (cfr 1Re 15,4 e 2 Re 8,19).

 

Nella Seconda lettura, tratta dalla lettera di san Paolo ai Romani (16, 25-27), l’apostolo annuncia che con la nascita di Gesù finalmente si rivela il progetto di Dio: Paolo ci conduce così a riconoscere la gratuità del dono che Dio fa di sè. Il Vangelo non si può annunziare se non tenendo conto di questa misteriosa gratuità di Dio che, senza che ne conosciamo la ragione, ha scelto Paolo e sceglie anche noi per una missione difficile e faticosa ma magnifica allo stesso tempo.

 

Commento al vangelo

 

Per la sua bellezza letteraria e per la profondità della sua teologia, il Vangelo di Luca sull’Annunciazione (Lc 1,26-38) costituisce uno dei passi centrali del Nuovo Testamento.

Maria ci indica la via della salvezza: dire SI’ alla proposta d’amore di Dio, generare nel mondo il Figlio. La verginità di Maria indica che ciò che nasce da lei è puro dono di Dio. La verginità è l’adesione piena alla volontà di Dio, è  l’accoglienza da parte dell’uomo del desiderio che ha Dio di essere con noi. Dio è riconosciuto. Nel paradosso più grande, la verginità indica l’attitudine più alta dell’uomo: la passività e la povertà totale di chi rinuncia all’agire proprio per lasciare il posto all’agire di Dio. Questa è la fede! Questo vuoto assoluto è l’unica capacità in grado di contenere l’Assoluto. Solo il nulla può concepire totalmente Colui che è Tutto. Maria realizza il mistero della fede: accoglire Dio com’è. La fede riempie i limiti di ogni incapacità umana, per renderci capaci di Dio.  

“Lo Spirito Santo scenderà su di te” (35). Il nuovo principio di vita e di azione in Maria non è più quello dell’uomo vecchio ma quello di Dio, infatti Maria ha rinunciato ad agire. A Maria, viene dato un segno per capire l’azione di Dio: guardare la storia d’Israele, compendiata nella vicenda di Elisabetta. Solo lì, dalla sua promessa e non da una promessa umana, si coglie l’azione di Dio. Nel ricordo di questa esperienza storica, dell’azione di Dio, nei patriarchi e nei profeti, Maria è preparata a credere alla parola. Così può dire “Ecco la serva…”( 38). Maria si chiama serva perché totalmente disposta ad obbedire, a lasciar spazio alla Parola, a lasciarla vivere e crescere in sé, fino a riempirle tutta la vita.

Dio esulta di gioia incontenibile, amore da sempre respinto, ora si sente amato. Dio è AVVENTO, necessariamente viene all’uomo perché amore amante. Quando l’uomo lo attende e dice “eccomi!” Dio non può non venire: è l’oggi della salvezza.

 

Commento Francescano

 

Sia San Francesco che Santa Chiara insistevano nei loro scritti sull’ umanità di Gesù e la sua incarnazione,  elemento essenziale del carisma francescano. San Francesco commentava nella sua prima Ammonizione (FF 144) : “Ecco ogni giorno Egli si umilia, come quando dalla sede regale discese nel grembo della Vergine; ogni giorno egli stesso viene a noi in apparenza umile; ogni giorno discende dal seno del padre sull’altare nelle mani del sacerdote”. Cristo nasce sull’altare ogni volta che il sacerdote celebra l’Eucaristia.

Francesco mette in parallelo il Natale e l’Eucaristia, tanto che a Greccio, dove egli ricrea la grotta di Betlemme, primo presepe al mondo, egli non volle statue ma la celebrazione dell’Eucaristia, perché lì il Signore “viene a noi in umile apparenze”.

 

Preghiera finale

 

Il Natale, la povertà di Gesù, ci ricordi che chi vede l’uomo vede Dio e ci renda capaci di accogliere tutti i nostri fratelli e di riconoscerlo in coloro che condividono con noi attese e speranze e nei poveri e nei deboli. Amen

Articoli consigliati