OCCHI COLMI DI BELLEZZA – 20 Settembre 2017

Spesse volte noi abbiamo fretta nella vita.

È come se il tempo fosse contro di noi. Invece è paradossale vedere come il tempo ci è dato per lasciare emergere qualcosa di bello anche da una realtà così dura e faticosa. In fondo in fondo era questo il desiderio che avevo: che da una realtà che mi sembrava così difficile, così complessa, quasi impossibile, potesse venire fuori una bellezza. L’ho desiderato soprattutto in quei quattro anni in cui la vita è stata veramente dura, veramente faticosa, quasi al limite dell’impossibile. Quattro anni in cui, più procedeva il tempo e più mi mancava l’aria, più respiravo con affanno, con fatica; quattro anni in cui sembrava che tardasse ad arrivare la risposta al desiderio di bellezza che qualcuno mi aveva messo nel cuore.

Che cosa deve capitare perché́ una realtà così dura possa incominciare a parlare, a far venire fuori qualcosa che ti aspetti, ma che non sai? Occorre che accada una cosa semplicissima, quella che è capitata a me una sera, dopo quei primi anni così duri: eravamo a tavola, io davo da mangiare a Daniele, mentre Angela, seduta davanti a me, dava da mangiare a Paolo; quella sera – di sere come quella ce n’erano state tante in quattro anni, ma quella sera fu diversa −, alzando gli occhi ho incrociato quelli di mia moglie e li ho visti lieti, ho visto due occhi che guardavano la realtà di quei due figli come io non ero capace di guardare. Anch’io guardavo quei due figli, ma la realtà non mi parlava, mi era come nemica. Lei, invece, guardava quei due figli ed era lieta. Immediatamente – come diceva ieri don Eugenio, dopo mezz’ora dall’incontro con Gesù a casa sua, Zaccheo ha deciso di restituire quattro volte tanto quello che aveva rubato −, in quell’istante, dentro quell’istante, è successa una cosa semplicissima: mi è venuta su un’invidia per quei due occhi di mia moglie e un desiderio di averli anch’io. E subito dopo mi è venuta su una domanda grande come una casa, la grande domanda: «Ma cosa vede lei che io non vedo? Eppure guardo anch’io, ma lei cosa vede che io non vedo?».

Quello è stato l’istante più decisivo della mia vita, perché da quel momento ciò che prima era un peso, una fatica, è diventato un’avventura. Ma non un’avventura per cambiare la realtà, non uno sforzo per modificarla, non uno sforzo per eliminare il limite dei miei figli; no, no. È diventata un’avventura per cercare di capire chi era in grado di dare uno sguardo così a mia moglie (Incontro Nazionale delle famiglie per l’accoglienza – Padova, 2017).

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