Pace e bene

Le Sorelle povere di Santa Chiara si ispirano al progetto evangelico di S. Francesco e S. Chiara, vivendo oggi la loro attuale eredità spirituale.

Scrive Chiara ad Agnese di Praga, figlia del re di Boemia e fondatrice del Monastero delle Clarisse di Praga: “Ti ammiro stringere a te, mediante l’umiltà, con la forza della fede e le braccia della povertà, il Tesoro incomparabile, nascosto nel campo del mondo e dei cuori umani…ti stimo collaboratrice di Dio stesso e sostegno delle membra deboli e vacillanti del suo Corpo” (3LAg 7-8), che è la Chiesa. Chiara ci dona così questa ricca definizione della vita contemplativa nell’ambito della Chiesa.

Le Sorelle povere, a partire dal ‘chiostro’ della loro interiorità e seguendo Gesù povero e crocifisso, diventano fedeli attualizzatrici della Parola evangelica e accoglienza, dimora e icona del Dio dell’amore; e questa testimonianza si riflette e si proietta nel mondo intero. La clausura si apre all’universo e diventa luogo e spazio di relazione per partecipare più profondamente alla vita degli uomini nelle loro aspirazioni più segrete e sconosciute, per impegnarsi a costruire quella storia umana secondo il progetto di Dio che solo i santi e i profeti sanno intuire. La clausura di Chiara è vissuta e trasformata da una dinamica spirituale che non ha confini. Vivrà un’incredibile molteplicità di relazioni di amicizia: riceve visite dal Papa, dai Frati, dalle persone umili e da quelle importanti. E’ il fuoco dell’amore che brucia nel suo ‘chiostro’ che infiamma ogni tipo di relazione. Chiara è una vera mistica: brucia di una passione unica che la configura a Cristo. Tutto il resto diventa relativo e convergente su questo centro che è Gesù.

La Parola di Dio, ascoltata ogni giorno, provoca sempre una ristrutturazione spirituale personale: ci obbliga a rivedere le nostre abitudini, i nostri schemi; crea una dinamica di ricerca e di adesione che cambia il nostro stile di vita nello Spirito, come avvenne in Francesco e Chiara.

L’esperienza spirituale liberante di Francesco e Chiara ci invita a creare spazi di silenzio interiore lungo la giornata per lasciarci trasformare da ciò che contempliamo, per lasciare a Dio la possibilità di ricrearci nuovi ogni giorno. Allora l’Eucaristia, la Liturgia delle Ore, la preghiera personale non sono più obblighi ma momenti desiderati di un incontro, di una relazione d’amore.

Così il tempo nel quale dimoriamo diventa elemento indispensabile per costruire una vita armoniosa: grazie all’incarnazione viviamo già nel tempo di Dio e scriviamo la nostra piccola storia in questo tempo ‘abitato’, cogliendovi una Presenza e restituendolo a chi ce l’ha donato. Significa vivere nel respiro profondo di Dio, senza fretta, senza fughe nell’azione, senza consumarlo avidamente o lasciarsene stressare. Vivere nel tempo di Dio, cogliendo una sua Epifania in ogni piccolo avvenimento, in ogni gesto quotidiano, può diventare un vero esercizio di contemplazione, un’autentica proclamazione di liberazione di fronte ad un mondo vittima di una visione egocentrica del tempo, che spinge l’uomo all’angoscia o alla fuga nel vuoto. Una contemplativa dimostra che il tempo è relazione perché è primato di Dio.

Si può uscire verso l’altro, verso il mondo soltanto con tutto se stesso, quel se stesso riconciliato e accompagnato da Dio. E’ necessario mettere in evidenza la capacità di relazione della persona: relazione con se stessa, con la propria storia, con la propria affettività, con le proprie sconfitte, con i propri doni da restituire al Signore. E’ questo il fondamento delle relazioni con gli altri e con Dio.

Nella fraternità, in comunità, si impara a conoscersi, a dialogare con se stessi, con Dio, con gli altri. Non diventiamo santi ognuno per conto suo, lo diventiamo se ci aiutiamo tutti insieme.

(Padre Giacomo Bini, Chiara di Assisi)